American Fiction recensione film di Cord Jefferson con Jeffrey Wright, Sterling K. Brown, Erika Alexander, Issa Rae, John Ortiz, Tracee Ellis Ross e Adam Brody [Amazon Prime Video]

Nonostante le cinque nomination agli Oscar, American Fiction di Cord Jefferson arriva direttamente su Amazon Prime Video quasi senza preavviso.

Una narrazione ricca di umorismo brillante che dipinge l’affascinante scontro tra l’intelligenza e la banalità, sottolineando con amarezza come sia proprio quest’ultima a prevalere.

American Fiction è una storia supportata da dialoghi pungenti e intelligenti che dipingono il personaggio principale tanto acuto quanto brusco e introverso.

È Jeffrey Wright a dare vita a questo complicato e speciale protagonista: lo scrittore Thelonious ‘Monk’ Ellison si dedica da sempre alla “letteratura alta”. Ha però un problema: è afroamericano. In altre parole, nel 2023, un nero che scrive di Eschilo non vende.

Decide così di scrivere un romanzo sotto uno pseudonimo con l’intento di smascherare l’ipocrisia dell’industria editoriale utilizzando ogni possibile stereotipo riguardo gli afroamericani per dimostrare quanto ciò sia banale e mediocre. Il suo intento è quello di prendere in giro il mondo letterario e gli interessi del pubblico, soprattutto bianco, senza immaginare però che il libro riscuoterà un enorme successo. Si trova così condannato a vivere quella menzogna con un misto di fastidio e senso di colpa per aver contribuito a un sistema che in realtà disprezza.

Il film ci immerge nella mente e negli umori di Monk permettendoci di avvicinarci al suo modo insolito e intelligente di essere uno scrittore. Un ruolo complesso e intrigante che cambia nel corso del film, aggiungendo ulteriore profondità. C’è amore anche nella caratterizzazione di tutti i personaggi che regalano allo spettatore una storia ricca di contenuti e di strati plasmando il tutto nel suo personaggio principale, con il quale è facile connettersi. Jeffrey Wright ci regala indiscutibilmente una delle migliori interpretazioni della sua carriera.

Il lungometraggio, tratto dal romanzo di Percival Everett, riesce a imporsi come un’affascinante proposta di critica sociale e satira del mondo della letteratura. Una commedia brillante e arguta che va oltre il semplice intrattenimento comico. I dialoghi perfetti e acuti non solo divertono ma rispecchiano alcuni degli aspetti più assurdi della nostra società. Una società che consuma la letteratura in modo simile a come consuma gli hotdog, un business spinto dall’influenza dei nuovi mass media a commercializzare i cliché riferiti all’esperienza afro americana.

American Fiction è molto più che una satira o una denuncia di ciò che consumiamo perché semplicemente in voga. Il film rivela come l’industria culturale, e in particolare quella editoriale, si appropria delle mode del momento al solo scopo di vendere copie.

In tempi di esaltazione con film spettacolari come Oppenheimer o di marketing potenziato come Barbie, Cord Jefferson realizza un film minimalista che ci sfida come consumatori culturali e smaschera un’industria che trae vantaggio da quei luoghi comuni che poi diventano bestseller.

Un film che aiuta a riflettere sui nostri preconcetti culturali, sul nostro ego, sulla percezione dell’altro e, soprattutto, sul ruolo della letteratura: deve piegarsi al grande pubblico e ai suoi talvolta beceri desideri o mantenere un nobile distacco, cercando anzi di elevare una società ormai in preda alla superficialità e al pressappochismo?

American Fiction apre un dibattito molto stimolante e si afferma come una piacevole sorpresa per gli amanti del cinema. Nonostante il tono leggero, affronta di petto le carenze addensate nell’industria dell’intrattenimento.

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