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Volevo solo vedere la finale di Champions (parte 1)

A distanza di un anno dall’ultima uscita ritorna la rubrica OltreFiumara in occasione del decennale di Castelbuono.org, torna con un’edizione speciale, chiamata Molto Oltre Fiumara.

Il nome è dovuto al fatto che io, Aneurisma (alias Alessandro Piro), racconterò fatti e curiosità dal Sud America, dove viaggerò per un anno.

Ogni articolo sarà accostato ad un album musicale. Non ci sono relazioni tematiche con quanto raccontato, ma solo affinità emotive e magari sarà tutto molto soggettivo, ma cosa importa… vi assicuro che si tratta in ogni caso di buona musica.

Volevo solo vedere la finale di Champions e non ci sono riuscito. Era il sabato in cui si sarebbero affrontate Real Madrid e Juventus e nonostante non sia un grande appassionato mi andava di vedere il match, perché giocava una squadra italiana con buone possibilità di portare in Italia la coppa dopo sette anni. La partita non l’avrei mai vista e non sapevo ancora che sarebbe stato meglio così. Avrei dovuto capire l’andazzo già dal mattino, iniziato con le tempistiche sudamericane per cui dal momento in cui ci si sveglia sono già passate tre ore e si sta ancora caricando il mate per l’ennesimo giro. Già! Perché sono a Buenos Aires e il mate lo bevono tutti, tutte le mattine.

Sono in casa di Emiliano, amico porteño (così vengono chiamati gli abitanti di Buenos Aires), viaggiatore zaino in spalla come me, conosciuto in ostello a Santiago, in Cile. Quando finalmente usciamo di casa la giornata è inaspettatamente soleggiata e tiepida, nonostante qui siamo già ad inizio inverno.

Casa sua è nel quartiere della Boca, che è stato fondato da emigrati genovesi arrivati qui alla fine del diciannovesimo secolo. Boca dà sul fiume Riachuelo, che confluisce sul Rio de Plata, che sfocia sul mare poco dopo. Le loro conoscenze marittime hanno permesso ai genovesi di insediarsi perfettamente e fare proprio il quartiere, tanto da proclamarlo nel 1882 “Repubblica Indipendente della Boca” e aver issato la bandiera genovese. Ancora oggi gli abitanti del quartiere sono chiamati Xeneizes, traslitterazione di Zeneize, ossia “genovesi” in lingua ligure.

Ma La Boca è famosa soprattutto per il Boca Juniors, gloriosa squadra di calcio che qui ha sede, nel mitico stadio della Bombonera, che è una bolgia. E’ sempre pieno e durante la partita tutto il quartiere vibra e trema. Emiliano è appassionato di calcio e già immagino un pomeriggio trascorso in mezzo agli ultras giallo blu che tiferanno Juve, perché lì giocano Dybala e Higuain, pupilli argentini.

Da queste parti Gli Italiani sono visti di buon’occhio. Quando i genovesi si insediavano nel quartiere di Buenos Aires, in tutta l’Argentina arrivavano flotte di emigrati, soprattutto dall’Italia, per volontà di un presidente di allora, che in questo modo diede un impulso importante all’economia interna. Sterminati campi e pianure incolti vennero affidati ai migranti europei che contribuirono, con le loro conoscenze agricole, al boom delle esportazioni in tutto il mondo di prodotti della terra e di allevamento. Grazie a loro l’Argentina arrivò a diventare una delle sei economie più grandi al mondo e a quella stagione rigogliosa deve tutto il suo fascino. Oggi è rimasto un patrimonio architettonico stupendo e anche se sono spariti i fasti di un tempo, rimane uno dei paesi più sviluppati dell’America Latina e un punto di riferimento economico e culturale.

Buenos Aires è la città della malinconia per eccellenza. I locali, i saloni, le vie, l’architettura, la cultura locale contengono continui riferimenti ad un passato glorioso di cui rimane ancora la scia. Ad accrescere la coltre di malinconia contribuisce il tango, che qui ha avuto origine, ed è ancora oggi il grande protagonista dei saloni tradizionali, delle piazze del centro, e dei locali più caratteristici di tutta la metropoli.

Dicevo che gli italiani hanno un certo ascendente da queste parti. Rispetto agli altri paesi sudamericani qui sembra davvero di essere in Europa e Buenos Aires è una metropoli di 13 milioni di abitanti che sembra una enorme città del Mediterraneo. La gente assomiglia in tutto a noi. Fisionomia, modo di vestire, modo di guidare, di mangiare. Quando parlano ricordano esattamente il modo in cui gli altri sudamericani imitano gli italiani che parlano spagnolo. Ma qui non ci stanno scimmiottando, parlano proprio così e in più gesticolano in modo appariscente.

A questo si aggiunge che tra i veicoli che si vedono in giro ci sono molte Fiat. I piatti che i ristoranti tipici propongono sono cotoletta alla milanese, ravioli, gnocchi, salsa sorrentina, salsa bolognese. C’è un’enorme statua in Garibaldi in una delle piazze principali. In molti hanno il cognome italiano (Emiliano compreso). Qui mi sento molto più a casa. Jorge Luis Borges, argentino, scrittore e intellettuale di spicco del novecento, disse: “io non mi sento davvero argentino, perché non ho nessun origine italiana”. Come dargli torto.

(seguirà la seconda parte)

Consiglio musicale:



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