Abbiamo passato così tanto tempo nel credere che “grasso” fosse un insulto che alla fine abbiamo dato alle altre Persone il potere di quella Parola. Ma non è così: grasso è solo un descrittore, come biondo o alto o molte altre. Per questo bisognerebbe riappropriarsene. Come? Cominciando a usarlo cambiandone l’intenzione di uso!

Perché c’è ancora moltissima gente che utilizza questa parola per far sentire male o far vergognare le persone, come è successo (e succede talvolta) per la parola gay o nero o molte altre, nonostante anche queste aiutino a descriversi, ad autodeterminarsi. Ma se usassimo la parola “grasso” in maniera diversa, in frasi diverse, per dire cose positive e gentili, il suo senso cambierebbe pian piano per tutta la società. Non possono essere gli altri ad avere il potere su una parola che descrive in parte come siamo noi e non loro: certe persone semplicemente sono grasse e devono poterlo dire.

“Sono grasso”: perché dirlo

Il nostro corpo infatti è qualcosa di visibile ed esplicitare il fatto di essere grassi è utile nel combattere le discriminazioni che si hanno verso le dimensioni (tutte) del corpo a partire dai termini usati per parlarne.

Dire “sono grasso” significa parlare dell’importanza dell’autenticità, del valore della diversità, della critica nei confronti della pressione per conformarsi. Dichiarare la propria presenza fisica apertamente e senza scuse è un atteggiamento potenzialmente sovversivo perché essere persone grasse non è accettabile. Nel presentarsi come grassi quindi si vuole rifiutare tutti quegli atteggiamenti culturali secondo cui la grassezza è malsana, immorale, brutta o indesiderabile.

Rivendicare il diritto di definire il significato del proprio corpo e di mettere in evidenza nuovi significati culturali e pratiche intorno alla dimensione di tutti i corpi può sovvertire qualsiasi stereotipo e privarli del loro potere, tanto sulle singole persone quanto nella cultura tutta.