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Félix Luís Viera: la meglio poesia. La patria è un’arancia – Iannozzi Giuseppe

Félix Luís Viera: la meglio poesia

La patria è un’arancia

Iannozzi Giuseppe

La patria è un’arancia- Felix Luis Viera

Di rado i poeti contemporanei mi emozionano. Il perché è presto detto: nel corso dei secoli i poeti hanno detto tutto il possibile, e l’impossibile anche. I contemporanei, nel migliore dei casi, non fanno altro che scimmiottare i poeti passati alla Storia: si ripetono, dicono con altre parole ciò che è stato detto migliaia di volte in milioni di poesie da assai più valenti poeti. Certi poeti contemporanei, o poetastri che dir si voglia, non hanno né la tempra del poeta illuminato, né hanno alcuna capacità di innovazione linguistica. Va da sé che valgono poco, che valgono niente, nonostante i tanti immeritati allori che gli vengono tributati da alcuni critici prezzolati e senza scrupoli (da critici che solo pensano a immettere sul mercato un poetastro con un bel faccino candido, spacciandolo per Arthur Rimbaud o Jack Kerouac, con il fine di farne un personaggio, forse utile solo a reggere il microfono in certi talk-show notturni dappoco).

Félix Luís Viera

Dopo questa necessaria premessa, l’incontro con il Poeta cubano Félix Luís Viera è stata per me una folgorazione, che ha attraversato cuore mente spirito. Il perché è presto detto: Félix Luís Viera è un poeta che narra la vita, quella vera. Leggere Luís Viera è incontrare la vita, senza inutili abbellimenti e orpelli. “La patria è un’arancia” (traduzione di Gordiano Lupi, http://www.ilfoglioletterario.it/catalogo_cubana_la_patria.htm – Il Foglio letterario) è una silloge tra le più significative della poesia mondiale e non, semplicemente, di quella cubana. In Italia, grazie a Gordiano Lupi, le sue poesie sono per nostra somma fortuna disponibili; non sono invece disponibili i suoi romanzi eccetto uno, ed è un vero peccato, perché se la narrativa di Viera è della stessa pasta della sua poesia, allora ci stiamo perdendo una fetta inimmaginabile di Cultura.

Il rapporto del Poeta con la sua terra è, per certi versi, uguale e tanto forte come quello con la donna amata. Viera riconosce i soprusi e le ingiustizie, che circolano tra Cuba e il Messico. Ama la sua terra, quella che gli ha dato i natali, ma non la patria, la patria di Fidel Castro, che, purtroppo, è per nulla dissimile a un grande campo di stermino, dove ogni giorno vengono ordinati pogrom in perfetto stile stalinista. Ogni poesia di Viera pulsa di vitalità, di passione, di coraggio, di benevola forza atta a contrastare la tirannia dilagante. E così, se un giovane tredicenne punta il coltello alla tua gola di poeta chiedendoti di scegliere fra la borsa e la vita, ecco che “questa storia non la sa quasi nessuno” e che “è solo un esempio”. Non sopravvive il poeta, forse neanche le sue poesie sopravvivono, e non sopravvivrà a lungo il giovane uomo (di 13 anni) che nel quartiere di Tepito vive a metà, consapevole e inconsapevole che la sua vita sarà breve, perché nei testicoli, già da ben prima che nascesse, c’era già il veleno della droga, veleno trasmessogli da padre e madre. Questa è la poesia di Félix Luís Viera, quella di un vero Poeta che rifiuta gli allori di moda, che sa tradurre la vita, anche la più cruda, in poesia senza omettere realtà o abbellire la verità con verminosi giri di parole.

La patria è un’aranciaFélix Luís Viera – traduzione di Gordiano LupiIl Foglio letterario – ISBN 9788876063138 – pagine 200 – € 15,00

Candide puttane della mia patria
Candide puttane della mia patria
lontano, da questa gigantesca Città vi saluto
vi amo da lontano
ragazze che sognaste come me un futuro d’oro
equamente ripartito.
Puttane mie
puttane filologhe ingegnere medico economiste languide
laureate
che si sono vendute a un italiano grasso padrone di un’officina meccanica
a un cuoco svedese
a un camionista messicano
a un canadese che taglia il prato nei giardini altrui
a uno spagnolo specialista in salsicce
a un portoghese spregevole
vi voglio bene puttane mie
vi voglio bene, canto per voi e sono il vostro difensore
ragazze
adolescenti
a cui noi genitori dicemmo che la fame mai sarebbe entrata nel vostro regno
e che era
problema di altre latitudini
a cui, noi genitori assicurammo
che quelli che oggi vi possiedono per quattro dollari
erano miserabili senza valore per costruire un futuro senza il disonore
a cui, noi genitori assicurammo
che avremmo cantato alle cinque della sera
ogni giorno
nelle colline che innalzavamo dove avremmo coltivato flauti e chitarre.
Puttane della patria mia
ragazze adolescenti laureate in progetti perduti
vi voglio bene
e vi invito a continuare ad amare
quando arriverà il momento
Figlia mia
Figlia mia, un giorno canteremo, non importa
che io non sia con te; canteremo tu e io.
Non importa
che io ancora non ci sia:
canteremo entrambi.
Devi credere nella canzone
che hanno creato i fiori, gli alberi, il vento
e soprattutto in quella che hanno scritto i percorsi aridi
e in quella che tanti uomini hanno composto
a sorsi di bile nelle notti perdute.
Un giorno canteremo
in coro con gli angeli
(gli angeli sono gli uomini
che hanno sorbito fuochi e metalli
perché un giorno le figlie potessero cantare con i loro padri
la canzone degli angeli;
gli angeli che sono morti dovranno risorgere,
quelli che ancora vivono dovranno dare le loro mani calde
alle mani ancora fredde degli angeli redivivi):
canteremo tu, io e gli altri
mentre stiamo costruendo un viale dove andranno i bambini
a cercare ancora una volta l’arcobaleno.
Dopo
io sarò il tuo bambino
e tu mi cullerai.
(trad. Gordiano Lupi)

Félix Luís Viera nasce a Santa Clara, Cuba (18 agosto 1945). Pubblca le raccolte poetiche: Una melodía sin ton ni son bajo la lluvia (Premio David di Poesia della UNEAC, 1976 – Ediciones Unión, Cuba), Prefiero los que cantan (1988, Ediciones Unión, Cuba), Cada día muero 24 horas (Editorial Letras Cubanas, 1990), Y me han dolido los cuchillos(Editorial Capiro, Cuba, 1991) y Poemas de amor y de olvido (Editorial Capiro, Cuba, 1994). Pubblica le raccolte di racconti: Las llamas en el cielo (Ediciones Unión, Cuba, 1983), En el nombre del hijo (Premio della Crítica 1983 – Editorial Letras Cubanas – Nuova Edizione nel 1986) e Precio del amor (Editorial Letras Cubanas, 1990). Pubblica i romanzi: Con tu vestido blanco (Premio Nacional per il Romanzo della UNEAC 1987 e Premio della Crítica 1988. Ediciones Unión, Cuba), Serás comunista, pero te quiero (Ediciones Unión, Cuba, 1995), Un ciervo herido (Editorial Plaza Mayor, Puerto Rico, 2003) e il romanzo breve Inglaterra Hernández (Ediciones Universidad Veracruzana, 1997. Editorial Capiro, Cuba, 2002). Il suo libro di racconti Las llamas en el cielo è considerato un classico del genere nel suo paese. Molte sue creazioni sono state tradotte in diverse lingue e sono uscite in alcune antologie pubblicate a Cuba e all’estero. Nel suo paese natale ha ricevuto diversi premi per il suo lavoro in favore della cultura. Ha diretto la rivista Signos, di proiezione internazionale e dedicata alle tradizioni della cultura. In Italia lo conosciamo per il romanzo più recente, Un ciervo herido, uscito come Il lavoro vi farà uomini (L’Ancora del Mediterraneo), un lavoro interessante che affronta il tema delle UMAP (Unidades Militares de Ayuda a la Producción). Félix Luís Viera denuncia con lo strumento del romanzo la piaga dei campi di lavoro rieducativo, veri e propri campi di concentramento realizzati a Cuba nei primi anni Sessanta, dove venivano confinati omosessuali, sacerdoti, santeros, rockettari e antisociali di ogni tipo. Il romanzo è stato ben accolto da critica e pubblico, è stato per cinque mesi tra i libri più venduti di Miami, ha circolato in Spagna, Porto Rico, Messico, Italia e altri paesi. Nel 2011, Felix Luis Viera ha pubblicato in Messico El corazón del rey, che racconta i primi passi della instaurazione del socialismo a Cuba e la raccolta poetica La patria es una naranja, ispirata alla nostalgia per la terra natale e alla vita in Messico dal 1995.


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