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Il bianco della città di Ostuni, perla ai confini del Salento

Ostuni è idealmente indicata come l’ultimo baluardo dell’Alto Salento e punto più basso delle Murge, terra di confine tra due realtà vicine ma diverse. Il borgo nel brindisino rappresenta una meta turistica tra le più ambite del contesto pugliese, capace di offrire attrattive a pubblici molteplici: hotel e funzionano per tutto l’anno, in un contesto che ha saputo svincolarsi fin da subito dalle logiche del turismo balneare. Arte, storia, paesaggi, costa, tradizioni gastronomiche sono alcuni degli elementi che concorrono a rendere la città una delle più seducenti del Sud Italia. Il tratto più distintivo, però, è un altro: il bianco.

Ostuni, la Città Bianca

Ostuni è conosciuta anche come la ‘Città Bianca’. Accezione che non è certo difficile da motivare: il centro storico della città, infatti, è quasi interamente colorato di Bianco, da sempre; il colpo d’occhio è eccezionale sia per quanti si trovano immersi all’interno del borgo ostunese e sia per chi lo ammira dalla distanza, risplendere di riflesso al sole a oltre 200 metri sopra il livello del mare.

La calce

Intorno a Ostuni è presente, da sempre, un’ampia abbondanza di giacimenti di calce. Gli abitanti del posto, fin dall’antichità, utilizzarono in maniera massiccia la risorsa perché utilissima per impieghi edilizi e semplice da trasportare. In particolare, la Calce venne (e viene) usata per imbiancare i prospetti esterni degli edifici. Una delle ragione è che il bianco riflette la luce dei raggi solari, illuminando le anguste e buie stradine che contraddistinguono il centro storico locale. Nei secoli, il bianco della calce è diventato un marcatore identitario, un marchio di riconoscimento, parte della storia e della cultura locale.

La peste del XVII secolo e la calce che salvò Ostuni

Nel 1639, Filippo IV d’Aburgo vendette la città di Ostuni alla ricca famiglia mercantile dei Zevallos, per ripianare i fondi imperiali dissanguati dalla Guerra dei Trent’Anni. Da lì a poco, la città fu colpita da una terribile epidemia di peste, che ridusse gli abitanti fino a 10 mila unità. Fu solo per una fortunata coincidenza se la città non venne completamente spazzata via dal contagio: la diffusione del virus, infatti, venne limitata proprio dalla consistente presenza di calce, disinfettante naturale che limitò la pandemia. Così il bianco della calce ostunese assume significati più profondi e che mescolano il simbolismo da sempre legato al colore – icona di purezza – con la fattualità della circostanza, in cui la calce divenne scudo protettivo contro un male altrimenti imbattibile.

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