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La Leggenda di Aretusa

"Sicanio praetenta sinu iacet insula contra Plemyrium undosum; nomen dixere priores Ortygiam. Alpheum fama est huc Elidis amnem occultas egisse vias subter mare, qui nunc ore, Arethusa, tuo Siculis confunditur undis" (trad. "Di fronte al golfo Sicanio giace, stesa davanti, un’isola contro l’ondoso Plemurio; gli antichi diedero il nome di Ortigia. E’ fama che Alfeo, fiume dell’Elide, avesse qui rese occulte le vie sotto il mare, egli ora, Aretusa, sulla tua bocca si unisce alle onde sicule") - (Eneide,Libro 3, vv. 692-718, Virgilio). La sorgente Aretusa (foto) sgorga a qualche metro dal mare, nell’isola di Ortigia a Siracusa. Essa forma un piccolo laghetto semicircolare pieno di pesci, dove il verde trionfa e cresce rigogliosa la pianta del papiro. Una numerosa colonia di anatre ha ormai da tempo stabilito la sua dimora in queste limpide acque, tanto che per tradizione locale viene chiamata anche “a funtana re papiri" (la fontana delle papere). E’ famoso a Siracusa il passeggiare, specie al tramonto, lungo la Fonte Aretusa e vedere il sole scendere all’orizzonte dietro i Monti Iblei. Per i Siracusani storicamente è il luogo per eccellenza dove ritrovarsi e dove gli adolescenti vivono magicamente i primi amori. E' in questo scenario da sogno che il mito della ninfa Aretusa continua a perpetuarsi, palpitare e diventare immortale....
Leggenda: Aretusa, figlia di Nereo e di Doride, era una delle ninfe al seguito di Diana (dea della caccia), ed insieme ad esse trascorreva le sue giornate nei boschi che crescevano rigogliosi sotto il Monte Olimpo, in Grecia, inseguendo caprioli e daini. Aretusa era ritenuta una ninfa bella, sebbene non avesse mai aspirato ad avere tale fama, anzi arrossiva delle sue doti fisiche, e, se piaceva, se ne faceva quasi una colpa. Durante una battuta di caccia si allontanò troppo dal gruppo ed arrivò sola davanti alle sponde del fiume Alfeo, le cui acque erano pure, dolcissime e limpide tant’è che si poteva scorgere la ghiaia sul fondo. Era una giornata afosa e la ninfa aveva voglia di fare un bagno. Cosi' si tolse le candide vesti, le poggiò sopra un tronco d’albero di salice e s’immerse, iniziando ad entrare in acqua con portamento sinuoso ed aggraziato. Ebbe subito però la sensazione che l’acqua attorno a lei cominciasse a fremere e a formare dei vortici quasi danzanti... sembrava come se quell’acqua la volesse accarezzare ed avvolgere a se. La pudica vergine, turbata da queste sensazioni, cercò di uscire affrettatamente dalle acque, ma fu proprio in quel momento che il fiume Alfeo si tramutò in un bel giovane biondo e, sollevando la testa fuori dell’acqua, si mostrò alla ninfa Aretusa, con gli occhi di un innamorato. La ninfa però presa dalla paura riuscì a svincolarsi e a raggiungere con grande sforzo la riva, dove fuggì nuda e gocciolante. Alfeo con un balzo felino uscì anch’egli dal suo fiume e la inseguì. Dopo tanto correre, Aretusa cominciava a sentire che le forze le venivano meno e che Alfeo stava per raggiungerla. Cosi', per paura di essere presa e profanata, chiese protezione a Diana, invocando di essere trasformata in sorgente, in un luogo possibilmente molto lontano dalla Grecia. Diana, impietosita dalla sua accorata preghiera, prima la avvolse in una nebbia misteriosa e la celò alla vista di Alfeo, poi la tramutò in una sorgente e la portò in Sicilia, a Siracusa, presso l’isola di Ortigia (isola sacra a Diana). Alfeo in mezzo a quella foschia perse così di vista la sua bella ninfa, ma non desistette dal cercarla e restò sul posto. Quando la nebbia si diradò, non trovò più nulla; vide solo come in uno specchio una fonte d’acqua zampillante ed immersa in un giardino meraviglioso. Alfeo capì il prodigio e pregò disperatamente Zeus di cambiare il corso del fiume di cui era padrone. Zeus impietosito da Alfeo gli permise di deviare il suo corso passando sotto le acque del mar Ionio per sfociare appunto nei pressi di Siracusa, nell'isola di Ortigia, dove avrebbe incontrato di nuovo l'amata Aretusa. Ancora oggi sul lungomare Alfeo ad Ortigia, nei pressi della celebre fonte, sgorga una sorgente detta "l'Occhio della Zillica", che la fantasia popolare ha spesso identificato nell'innamorato Alfeo. Da allora, narrano i poeti greci, quando nella città greca di Olimpia si sacrificavano degli animali lungo il fiume Alfeo, la Fonte Aretusa si tingeva di rosso.


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