Quello dell’invisibilità online è un problema assai ostico.
Si può ricorrere alle navigazioni anonime, ai browser che integrano le vpn e le estensioni che impediscono a Facebook di capire che reazioni abbiamo ai post, ma Essere davvero invisibili è tutta un’altra storia.
La faccenda si complica quando l’argomento è la comunicazione tra due persone.
Anche quando cancelliamo una mail dopo averla letta una copia di quel messaggio sarà comunque archiviata da qualche parte.
Questo succede perché i servizi, per essere accessibili da ogni dispositivo, sono sul cloud.
Chi ospita le nostre caselle di posta, dunque, può controllare in qualsiasi momento il loro contenuto.
Si tratta di una prassi per la sicurezza ma è anche vero, dall’altra parte, che delle terze persone potrebbero ficcarci il naso per ragioni magari malevole.
L’unica parola che può andare a braccetto con la Privacy è perciò la crittografia.
La modalità più diffusa prende il nome di PGP (Pretty Good Privacy): non è gratuito, ma un prodotto di Symantec Corporation, anche se ne esiste una versione open source. Altra soluzione gratuita è GPG (GNU Privacy Guard), creata da Werner Koch.
Vivo a braccio, curvo a gomito.
Teo
Fonte: https://www.wired.it/internet/web/2017/03/03/privacy-online/