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Chissà a chi si riferiva

Più esplicito di così Bergoglio non poteva essere. Mancava solo che lo menzionasse direttamente, a Salvini. Mi chiedo se le stesse cose rimproverate pubblicamente alla politica le abbia rimproverate privatamente anche a chi questo governo lo presiede, almeno formalmemente, e cioè Giuseppe Conte, incontrato riservatamente un paio di giorni fa. Chissà.

Comunque sia, questa ennesima uscita di papa Ciccio scatenerà, ancora una volta, i commenti tra il sarcastico e l'incazzato, conditi dagli immancabili insulti, di legaioli e destrorsi in genere: papa comunista, se gli piacciono tanto se li porti in Vaticano, ridateci Ratzinger e via di questo passo.

A proposito di papi, mi è venuto in mente che Salvini, nella manifestazione di piazza del Popolo di qualche giorno fa, ha citato tra gli altri Giovanni Paolo II e mi chiedevo quale Frase o discorso avesse permesso a Wojtyla di conquistare i favori del ruspista. Googlando un po' ho trovato questa immagine:



Presumo che la frase riportata sia uno dei motivi che fanno sì che Wojtyla sia nelle grazie del ministro con la felpa. Peccato però che la suddetta frase sia stata estrapolata ad arte (i leghisti sono maestri in questo) da un discorso ben più articolato, inserito nel documento Ecclesia in Europa del 2003. Scrive a tal proposito Avvenire (il neretto è mio):

Il secondo e forse più importante aspetto riguarda l'estrapolazione della frase dal suo contesto documentale. Il brano citato è tratto dal paragrafo 101 dell'Esortazione apostolica ed è immediatamente preceduto da un'altra frase. Eccola: «Ciascuno si deve adoperare per la crescita di una matura cultura dell'accoglienza, che tenendo conto della pari dignità di ogni persona e della doverosa solidarietà verso i più deboli, richiede che ad ogni migrante siano riconosciuti i diritti fondamentali». Se inoltre prendiamo l'incipit del paragrafo 101, troviamo scritto: «Di fronte al fenomeno migratorio, è in gioco la capacità, per l'Europa, di dare spazio a forme di intelligente accoglienza e ospitalità. È la visione "universalistica" del bene comune ad esigerlo: occorre dilatare lo sguardo sino ad abbracciare le esigenze dell'intera famiglia umana. Lo stesso fenomeno della globalizzazione reclama apertura e condivisione, se non vuole essere radice di esclusione e di emarginazione, ma piuttosto di partecipazione solidale di tutti alla produzione e allo scambio dei beni».

Letto nella sua completezza l'intero discorso assume tutto un altro significato, naturalmente, che avvicina molto Wojtyla alle posizioni (comuniste, naturalmente) dell'attuale papa sullo spinoso tema dell'immigrazione. Mentre trafficavo con Google, poi, mi sono imbattuto in quest'altra frase, anch'essa evidentemente esternata da un pericolosissimo comunista:

La famiglia di Nazaret in esilio, Gesù, Maria e Giuseppe emigranti in Egitto e ivi rifugiati per sottrarsi alle ire di un empio re, sono il modello, l'esempio e il sostegno di tutti gli emigranti e pellegrini di ogni età e di ogni Paese, di tutti i profughi di qualsiasi condizione che, incalzati dalla persecuzione o dal bisogno, si vedono costretti ad abbandonare la patria, i cari parenti, i vicini, i dolci amici, e a recarsi in terra straniera.

Chi sarà mai il pericolosissimo comunista umanitario artefice di siffatta dichiarazione? Pio XII, nel documento Exsul familia del 1952. Salvini se ne faccia una ragione: la Chiesa sta dall'altra parte.


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