Alla fine è andata esattamente come molti avevano previsto che andasse: il grosso Delle Promesse sbandierate in campagna elettorale è rimasto tale. Nella bozza quasi definitiva della manovra finanziaria, infatti, mancano le misure simbolo dei due principali azionisti di governo: reddito di cittadinanza e quota cento. Di entrambi si riparlerà l'anno venturo, addirittura dopo le Europee, preconizzano i bene informati.
E pure il famoso/famigerato 2,4%, la famosa linea del Piave sotto cui mai si sarebbe scesi, si è praticamente frantumato sbattendo contro il muro dell'UE e alla luce di una tardiva presa di coscienza del reale rischio di sfasciare completamene i conti pubblici. Tutto Questo dopo mesi di sfrontati e bellicosi ritornelli, come: "Non arretreremo di un millimetro", "Stiamo facendo la rivoluzione", "Delle sanzioni dell'Europa ce ne freghiamo" e via di questo passo, senza dimenticare la patetica sceneggiata di settembre, sul balcone di palazzo Chigi, dove Di Maio e soci brindavano festanti sventolando un foglio di carta senza alcun valore su cui c'era scritto 2,4%.
Tutto finito. Dietrofront. La flat tax non è per ora niente di più che un misero sconto fiscale per un milione di partite IVA e probabilmente non si andrà oltre a questo, mentre nell'ultima settimana sia Salvini che Di Maio hanno lasciato intendere che il famoso deficit al 2,4%, l'intoccabile linea del Piave, si può tranquillamente abbassare, rimangiandosi quanto promesso come un qualsiasi governo della prima o seconda repubblica e con la faccia più tosta di questo mondo.
Livelli di cialtronaggine simili è dai tempi dei governi di Berlusconi che non si vedevano.