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Il cammino di Santiago con una bambina piccola: ti racconto la mia storia

È trascorso un anno da quel viaggio e oggi ho deciso di raccontarti una delle esperienze più belle della mia vita, Il cammino di Santiago. Lo scorso anno ho deciso di intraprendere questo viaggio, perché, mi sembrava fosse arrivato il momento giusto. Ho percorso gli ultimi cento chilometri del cammino francese, i quali in realtà sono diventati un po’ la moda del momento. Non è difficile, infatti, incontrare sulla strada che va da Sarria a Santiago de Compostela il genere più variegato di persone, ma partiamo dall’inizio.

 Perché ho scelto di percorrere il Cammino di Santiago

Ho sempre desiderato andare a Santiago, lo ritenevo  la meta ideale del viaggio di nozze religioso, qualora mi fossi sposata. Nel duemiladodici, quando ho conosciuto Mio Marito che è ateo, avevo ancora lo stesso pensiero, ma le cose non sono andate esattamente come desideravo. La mia salute, come ormai è risaputo, non è esattamente florida,  sono trombofiliaca e fibromialgica e queste patologie, negli ultimi anni, hanno indirizzato le mie scelte di vita. Il primo cambiamento ha riguardato il rito del matrimonio. Da credente volevo sposarmi con rito misto in Chiesa, purtroppo, sebbene sia previsto dal diritto canonico, non tutti i preti acconsentono alla celebrazione e quindi il diciassette ottobre del duemiladodici mi sono sposata al Maschio Angioino di Napoli. Ero incinta, perché, insieme a mio marito, avevamo deciso di essere in tre durante la celebrazione del rito, ma non ho potuto fare alcun viaggio di nozze. Il desiderio di Santiago cresceva dentro me, al contempo, la mia salute andava peggiorando. Ne ho parlato in un articolo qualche tempo fa, ti lascio il link così potrai conoscere al meglio la mia storia e di lì a poco ho deciso di sposarmi anche in Chiesa e che ad ottobre sarei partita.

Per leggere la mia storia segui il link La mia estate sottosopra: una estate in libertà, quando la vacanza è dentro casa.

 In viaggio con una bambina piccola 

Prima di raccontarti la mia organizzazione, voglio farti una premessa,  Maya è una bambina abituata a camminare e a stare all’aria aperta con qualsiasi condizione climatica. Il mio chiodo fisso, data la mia cagionevole salute, è sempre stato la sua indipendenza. Ho cercato di puntare alla sua autonomia fin da subito. Non le è mai mancato il mio supporto ed il mio sostegno, ma accanto a ciò ho accompagnato il suo fluire e la sua indipendenza.

Qui puoi leggere le strategie che puoi utilizzare anche tu per rendere tuo figlio autonomo  → Come crescere un bimbo autonomo: faccio da sola, piccoli consigli per bimbi sereni

Lei si è divertita tantissimo! Non nascondo che ero titubante, pensavo che stessi pretendendo troppo da lei, invece, come sempre e come solo i bambini sanno fare, ha saputo adattarsi alle passeggiate, ai lunghi percorsi e anche alla pioggia che ci ha accompagnato lungo gli ultimi tre giorni.

La nostra organizzazione

Per percorrere il Cammino di Santiago con la mia bimba ho preso un passeggino, perché, pur essendo Maya abituata a camminare e a stare all’aria aperta, è pur sempre una bambina. Il più delle volte però e di questo ne sono orgogliosa, il passeggino lo abbiamo utilizzato per portare i bagagli. Maya preferiva correre all’aria aperta, eheheheh. Ogni uno di noi aveva il suo zainetto, ma di questo vi parlerò in seguito. Ho suddiviso il cammino in dieci tappe, anche se poi una l’abbiamo bruciata e soprattutto, ho deciso che il nostro sarebbe stato un cammino a sua misura.  Non era una gara, potevamo perdere tutto il tempo che volevamo e così è stato. 

Tutte le mattine non ci siamo mai incamminati prima delle nove e dopo una lauta colazione.  C’è una bella differenza di luce fra la Galizia e la Campania, ricordo che Maya diceva spesso:- Mamma ma è ancora notte? Il più delle volte erano già le otto e mezzo, ma noi a Napoli siamo abituati ad altro clima e altra luce. Questo però non le ha creato grossi scompensi, forse la cosa più noiosa per lei era il fatto che volesse correre troppo ed io non riuscivo a starle dietro. Per ovviare a questo abbiamo deciso di suddividerci le corse con lei, un po’ io e un po’ il papà, il quale, in fatto di corse è un campione.

Il nostro  pranzo in genere era costituito da un panino. Ci fermavamo nelle aree attrezzate che si incontrano lungo il percorso e la sera cenavamo ai ristoranti per andare a dormire con qualcosa di caldo nello stomaco e soprattutto perché Maya è abituata a mangiare la pasta tutti i giorni.

Noi in casa cuciniamo spesso i legumi, Maya ne è ghiotta.  Fortuna ha voluto che fra i menù dei pellegrini ci fossero le zuppe proprio di legumi, quelle che lei ama tanto e quindi su questo versante non ho avuto problemi.

Ecco, l’aspetto alimentare non va sottovalutato, ma al pari delle passeggiate, dipende dallo stile di vita che ogni uno di noi ha. Se siamo abituati ad avere una alimentazione variegata i pasti diventano anch’essi un elemento facilmente gestibile.

Le difficoltà del cammino

Lungo il cammino, come è umano che sia, ci sono difficoltà di vario tipo. Il tempo che cambia, la stanchezza fisica ed emotiva, l’ansia di giungere alla meta. Se ti stai chiedendo le mie difficoltà più grandi, potresti sorprenderti della risposta. Ebbene sì, le nostre difficoltà non hanno riguardato le mie condizioni di salute e/o l’età di Maya. La difficoltà maggiore è stata placare il turbo incorporato che mio marito ha. Lui ha l’ansia del correre. Io invece sono una che ha la lentezza incorporata. In un certo senso, potrei dire di avere  la visione del mondo dei bambini e cerco di organizzare la mia vita senza stress. Avere questa visione del mondo è il frutto di una vita di corse e richiede organizzazione mentale. Io però sono forte di una esperienza che mi ha profondamente segnato, la mia laurea. Per laurearmi ho dovuto fare tutti i giorni Napoli – Roma. Questo influiva sul mio modus vivendi, dovevo correre dietro ad autobus e treni per coronare il mio sogno. Non è stato facile, ma mi sono fatta una promessa, far girare il mondo ai miei tempi, per cui ho adottato questa filosofia nella mia vita. Non mi piace fare le cose di fretta e quando sono costretta sbaglio sempre tutto. Preferisco alzarmi qualche minuto prima se ho un impegno, oppure, come in questo caso, avendo scadenze a lungo termine, prendermi il mio tempo. Il mio modo di vivere a volte cozza con quella di mio marito, che come dicevo ha la fretta perenne addosso, tuttavia, nel tempo ho imparato a gestire la sua ansia e a dargli un freno quando serve. E sì, anche durante il cammino ho dovuto adottare le mie strategie.

Ti invito a seguire il link, → ti racconto del mio stile di vita:perché è importante vivere lentamente

leggi anche →ed io continuo a vivere lentamente

Ogni genitore conosce il proprio bambino e nel suo cuore sa se è pronto a tale esperienza. Noi abbiamo adottato uno stile di vita, nei limiti del possibile, a misura di Maya. Lei vive seguendo i suoi ritmi, ama la natura e la montagna, non disegna il mare ed ha una gran forza. Dico questo perché spesso il limite reale siamo noi genitori che vorremmo dei figli adulti, salvo poi pentirci perché il tempo scorre e non torna più indietro. Se insegniamo ai nostri figli ad amare la natura, i boschi, le corse sotto la pioggia, stai sicura che per loro il cammino di Santiago sarà puro divertimento.

Come ho suddiviso le tappe del cammino

Il cammino ho deciso di organizzarlo in dieci tappe, ipotizzando di fare circa dieci chilometri al giorno. Ho prenotato gli alberghi di alcune città principali ed essendo ottobre un periodo tranquillo ho pensato che Maya fosse pronta anche per dormire in qualche ostello. In realtà avrei voluto regalarle anche una notte sotto le stelle, ma faceva freddo ed abbiamo evitato. La logica che ho seguito è stata di arrivare a Santiago e tornare in bus indietro, perché da Napoli era la soluzione ideale. La prima notte avremmo dormito a Sarria iniziando da lì il cammino e avere notti prenotate in alberghi per delle date importanti quali il compleanno di mio marito e il nostro anniversario. Complice il fatto che ad ottobre inizia la stagione delle piogge e che avrei trovato posto, ho deciso che per le altre tappe intermedie del Cammino potevo arrivare sul luogo e andare all’avventura. Ad onor del vero la prima tappa è stata la più dura per me.  Non ho fatto alcuna preparazione fisica ed il percorso è difficile se sei con un bambino,  il terreno impervio mi (e ci) ha messo a dura prova. Maya è stata presa in braccio da mio marito insieme ai bagagli che avevamo sulle spalle, ma gli ultimi otto chilometri abbiamo deciso di prendere il taxi per non metterci troppo sotto stress. Arrivati a destinazione ci siamo addormentati subito dopo la cena. I giorni a venire diventavano sempre  meno faticosi, tanto che abbiamo anche bruciato una tappa. Il nostro passato di sportivi, mio e di mio marito, evidentemente in questo ci ha aiutato, infatti, se il secondo giorno abbiamo percorso i nostri dieci/dodici chilometri arrivando alle 16 00 compreso le tappe, i giorni a seguire diventava giungere alla meta diventava sempre più facile. Credo che la cosa migliore sia partire senza pretese e con la mente libera.

Mi è servita tanto questa esperienza, mi ha lasciato la gioia di vivere e la voglia di girare il mondo a piedi. Oggi, più di prima ho la consapevolezza che la mia volontà è ancora grande. Lo devo ammettere, negli anni la fibromialgia aveva minato il  mio spirito avventuriero, pensavo che le mie capacità si fossero drasticamente ridotte, nonostante avessi recuperato parte del mio corpo che credevo persa. Questo viaggio mi ha ricordato che se voglio qualcosa la posso avere impegnandomi e lasciando la testa libera. La mente è il nostro ostacolo maggiore, il mio timore più grande era il non riuscire. La convivenza con il dolore continuo e persistente ti cambia. Inizi a pensare che forse non ce la farai. Di indole però sono una persona caparbia e lo scorrere dei giorni che mi procuravano stanchezza fisica, ma benessere emotivo  mi hanno aiutato ad andare avanti. Chi mi conosce sa che non ho intenzione di identificarmi con la patologia, non ho alcuna voglia di identificarmi con essa. Io voglio vivere serena, voglio vedere crescere mia figlia e voglio regalarle tante avventure. Alla prossima!

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