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Pendenza tetto: come si calcola ed in che modo stabilire l’inclinazione minima consigliata

I tetti non sono tutti uguali! Basta guardarsi attorno per rendersene conto.

Una prima grossa distinzione si può fare tra i tetti cosiddetti piani e quelli inclinati, che a loro volta possono essere ad un’unica falda, a due falde, a tre falde, a quattro falde (ed in quest’ultimo caso vengono detti anche a padiglione), oppure possono essere caratterizzati da geometrie più complesse. Oggi, poi, sempre più frequentemente per la realizzazione di nuovi tetti si fa ricorso al legno lamellare che consente di realizzare anche splendide coperture curve.

Mentre i tetti piani, sovente, servono ad ospitare impianti, pannelli solari o fotovoltaici, o vengono sfruttati come tetti verdi (calpestabili oppure no), per quelli in Pendenza l’inclinazione è variabile e dipende da molti fattori.

Tutti avrete notato che in montagna i tetti sono molto più inclinati e spioventi, mentre in pianura l’inclinazione è minore ed in alcuni casi, questo anche nelle zone di mare, ci si imbatte addirittura in coperture piane. Ovviamente c’è una ragione pratica per tutto ciò; non è solo una questione di stile o di abitudini consolidate e legate al territorio.

Ecco allora che, specie per i non addetti ai lavori, è lecito chiedersi perché; da cosa dipende l’inclinazione di un tetto?

Esiste un valore minimo da rispettare, così come uno massimo da non superare?

Esistono dei valori di rifermento che dipendono da svariati fattori. Certamente qualunque intervento si voglia realizzare, che coinvolga in una certa misura la copertura, è fondamentale conoscerne la pendenza che la caratterizza. Come fare a calcolarla in questi casi?

Vediamo di rispondere a tutti i possibili quesiti inerenti l’inclinazione tetto, fugando, una volta per tutte, i vostri dubbi a riguardo.

Calcolo pendenza tetto

Sono molti i frangenti in cui diventa importante conoscere quale sia esattamente la pendenza del tetto che si ha sopra la testa. Ad esempio, se si vogliono inserire delle finestre in copertura per illuminare maggiormente gli ambienti sottostanti, oppure qualora desideriate capire se è possibile recuperare un sottotetto a fini abitativi e, ancora, se intendete sostituire il manto oramai usurato, o eseguire altri lavori di manutenzione ordinaria o straordinaria.

La pendenza di una falda di copertura altro non è che il rapporto tra il dislivello compreso tra la linea di gronda ed il colmo e la loro distanza in proiezione ortogonale. In genere la sua misura viene espressa in gradi o in alternativa in percentuale.

Come eseguire il calcolo?

Con i gradi è piuttosto semplice. Immaginate di tracciare un triangolo rettangolo che abbia come vertice la linea di gronda. Il tratto di falda è l’ipotenusa del triangolo. Se il cateto maggiore è lungo un metro, misurate l’altro cateto (ovvero l’altezza dal pavimento alla falda inclinata). Il suo valore sarà pari alla pendenza espressa in percentuale. In pratica se per ogni metro misurato in orizzontale la copertura in questione di alza di 30 cm, significa che questa è caratterizzata da una pendenza pari al 30%.

Più complessa la misurazione dell’angolo, a meno di non ridisegnare il tetto in sezione, prendendo l’altezza al colmo, quelle all’imposta di gronda e le varie misure in pianta e poi procedere con l’ausilio di un goniometro.

Detto ciò fate attenzione perché una pendenza tetto di 45° non equivale in alcun modo ad una pendenza del 45%, bensì del 100%, perché per ogni metro in pianta la copertura in questione si eleverà esattamente di un metro.

Pendenza minima tetto

La copertura di un edificio altro non è che la sua più estrema. Questa ha lo scopo precipuo di: proteggere la costruzione e tutti gli ambienti ad essa interni dagli agenti atmosferici (come pioggia, neve, grandine…); opporsi in maniera adeguata alle sollecitazioni generate da neve e vento e ridurre quanto più possibile le dispersioni termiche dell’edificio.

Nella maggior parte dei casi le coperture presentano una pendenza media variabile tra il 30 e il 40%, ma è possibile imbattersi in pendenze tetto maggiori, così come inferiori. Tale valore, infatti, tende ad aumentare nelle aree più fredde e maggiormente soggette a precipitazioni nevose (come in montagna) e tende a ridursi in zone a clima mite, come lungo i litorali costieri o in pianura.

Un tetto a falde può presentare una conformazione geometrica ben diversa da un altro che anch’esso può essere definito nel medesimo modo. Innanzitutto, bisogna distinguere sulla base del numero di facce inclinate da cui ogni copertura è formata. Le situazioni più semplici si verificano quando si ha a che fare con tetti ad una falda, a due falde o a padiglione, ma sovente, specie per complessi edilizi di una certa dimensione, dove anche in pianta si presentano situazioni più particolari, il “gioco” di incontri tra diverse falde, tutte caratterizzate da una differente pendenza, può essere anche molto complesso.

Una domanda che spesso si sente fare a tal proposito è: esiste una pendenza minima con cui una copertura deve venir realizzata? In generale no, o meglio sì, ma la pendenza minima di un tetto può e deve dipendere da molti fattori, pertanto per rispondere a questo quesito è indispensabile fare dei distinguo.

Non esiste un valore minimo valido in assoluto!

È importante, innanzitutto, capire di che tipo di falde e di quante falde si sta parlando. In un secondo momento bisogna considerare dove si opera, quali sono le condizioni climatiche al contorno; quale la situazione paesaggistica del sito, nonché per quale tipologia di manto di copertura si pensa di utilizzare. Inoltre, è bene stabilire a priori se si intendono installare pannelli solari, fotovoltaici o addirittura se si pensa di utilizzare delle tegole fotovoltaiche.

Insomma, stabilire quale sia il tipo di copertura più idoneo per una determinata abitazione è una scelta progettuale che coinvolge molteplici ambiti di valutazione. A partire da quelli più architettonici ed estetici, che riguardano la bellezza dell’edificio, ma che anche la resistenza al vento ed agli agenti atmosferici, passando per considerazioni di tipo più impiantistico e termico che tengano conto delle dispersioni attraverso questa componente fondamentale dell’involucro edilizio, che vanno quantificate all’interno della Legge 10.

Altro fattore fondamentale da considerare nel momento in cui si devono individuare corretti valori di pendenza minimi è l’acqua ed il suo corretto smaltimento. In special modo qualora si abbia a che fare con elementi del manto a sovrapposizione variabile, vi sono delle indicazioni che riguardano proprio le modalità di posa dei componenti e la lunghezza della falda.

In generale, riducendo la pendenza è necessario andare ad aumentare la sovrapposizione tra un elemento e quello successivo. Allo stesso modo, all’aumentare della lunghezza di una singola falda è necessario andare ad aumentare anche la pendenza, perché nelle falde lunghe si hanno maggiori quantità d’acqua.

La pendenza di ogni copertura varia poi anche in base alla tipologia costruttiva utilizzata, sia per ciò che concerne la struttura (legno, acciaio, latero-cemento, ecc..), ma amaggior ragione per quanto riguarda il tipo di manto di copertura prescelto. In tal senso, esiste un grafico esplicativo da cui si deduce quale sia la pendenza minima per ciascuna tipologia di rivestimento.

In particolar modo:

  • Per coperture in coppi del tipo “agganciati” la pendenza minima è di circa 20° (ovvero il 36%);
  • Per coperture in “lose” di pietra o “scandole in legno la pendenza minima è di circa 17° (31%);
  • Per tetti in coppi o tegole tipo marsigliese o portoghese la pendenza minima si riduce a 13° (23%) ed è la medesima inclinazione minima raccomandata anche per coperture in lastre di fibrocemento;
  • Infine, la pendenza minima tetto in lamiera o simili è circa di (11%).

Tetti piani

Nonostante si definiscano tali anche i tetti piani completamente piani non sono davvero mai. Essi, infatti, devono avere una pendenza minima necessaria a garantire il normale deflusso dell’acqua piovana, evitando così problematiche dovute al ristagno dei liquidi ed alla formazione di macchie di umidità o infiltrazioni verso gli ambienti sottostanti. Di fatto è ciò che avviene anche con le solette di terrazzi e balconi.

La pendenza minima tetto piano, che bisogna sempre premurarsi di garantire, normalmente è attorno al 2%
.

Rispetto alle coperture piane ci sarebbe molto altro da dire. Esse, infatti, possono essere praticabili oppure no ed in base all’utilizzo che se ne fa è necessario valutare bene una stratigrafia adeguata. Belli, molto moderni ed assolutamente performanti anche sotto il profilo energetico, sono ad esempio i cosiddetti tetti verdi, che da noi sono poco usati ma esistono anche nella variante ad hoc per i tetti a falde.

In generale, comunque, per le coperture piane, ciò che riveste maggior importanza, oltre alla formazione delle pendenze, realizzate mediante il getto di un apposito massetto è l’impermeabilizzazione. I problemi maggiori e più frequenti, in questi casi, riguardano sempre proprio le infiltrazioni ed il ristagno dell’acqua piovana.

In conclusione

Tutto quanto abbiamo detto per le coperture vale indipendentemente dalla loro estensione, anche qualora abbiate a che fare con una pendenza tettoia. Certo è che qualora vi troviate a dover inserire una tettoia in un edificio già esistente, sia per ciò che concerne la pendenza che per quanto riguarda la tipologia costruttiva, sarà necessario adeguarsi al contesto ed in molti casi vi sarà richiesta una relazione di impatto paesistico.

Ovviamente, mi auguro che con questo articolo ogni dubbio in merito alla pendenza falda possa dirsi fugato. Nonostante ciò ricordatevi che per intervenire sulle coperture quasi sempre è necessario interpellare un tecnico, presentare idonea pratica comunale, corredata da un piano di sicurezza che tuteli i lavoratori.

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