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Recupero acqua piovana: quando conviene e perché è importante

Fin da piccoli ci insegnano che l’acqua è un bene prezioso e non andrebbe sprecata. Nonostante ciò, molto spesso se ne fa un uso eccessivo e sconsiderato, senza badare in alcun modo al risparmio.

Purtroppo, o per fortuna, siamo abituati ad aprire i rubinetti e a veder sgorgare acqua senza alcun problema, ogni qual volta lo desideriamo, ma non dappertutto nel mondo è così ed è bene ricordarsene!

Certo è che negli ultimi anni le campagne di sensibilizzazione nei confronti dell’ambiente ed il crescente interesse della popolazione verso temi legati all’ecologia ed alla salvaguardia del pianeta, hanno aumentato la consapevolezza che l’acqua non è una risorsa inesauribile.

Questo, da un lato ha portato molte più persone a far attenzione ed a limitare il proprio personale consumo idrico domestico, ma in alcuni casi ha condotto anche ad una miglior gestione dell’acqua come bene comune. Tra le tante proposte per contenere effettivamente ed in maniera cospicua gli sprechi d’acqua, favorendo così il risparmio idrico, è doveroso parlare del recupero acque piovane.

Come si evince dal nome, un impianto di raccolta acqua piovana permette di “riciclare” le acque meteoriche mettendole a disposizione degli utenti per usi che si rivelino consoni, evitando così di utilizzare altra acqua potabile prelevata della rete idrica, soprattutto quando questo non è per nulla necessario.

Vediamo, allora, quando può risultare vantaggioso il ricorso ad un impianto che consenta il recupero acque meteoriche, come è possibile realizzarne uno, quanto può costare e quanto può farci guadagnare, in termini economici ma soprattutto “ecologici”.

Recupero acqua piovana: perché farlo?

Da studi autorevoli, è stato appurato che all’incirca la metà del fabbisogno giornaliero d’acqua pro-capite (che corrisponde più o meno ad una richiesta giornaliera cha va dai 150 ai 200 litri) potrebbe tranquillamente essere fornito dal recupero delle acque piovane, poiché questa quantità d’acqua viene impiegata per scopi che non necessitano, per forza, che si tratti di acqua potabile.

Ad esempio, l’acqua che impieghiamo per irrigare il giardino o bagnare le piante sul terrazzo, ma anche quella che utilizziamo per le pulizie domestiche, per lavare l’auto, i piatti, o ancora per fare il bucato o per lo scarico del wc, può essere tutta acqua di recupero.

Se l’acqua non ci serve per bere o per cucinare allora può trattarsi di Acqua Piovana, addirittura per lavarci o per riempire la vasca è possibile utilizzare acqua piovana, meglio in questo caso se preventivamente accumulata in opportuni sistemi di raccolta.

L’acqua piovana, peraltro, ha caratteristiche simili all’acqua distillata e non contiene né calcare né cloro. Il suo impiego, pertanto, può ridurre sensibilmente le esigenze di manutenzione a carico di elettrodomestici, quali la lavatrice, ma anche la necessità di pulizie straordinarie e disincrostazioni a carico di water e sciacquoni. Insomma, recuperando l’acqua piovana non solo conterrete sprechi e consumi, ma potrete anche dire addio all’anticalcare!

Senza contare che, in caso nella zona in cui abitate ci si trovi a fronteggiare periodi soggetti a precipitazioni molto intense e/o frequenti, il riciclo acqua piovana aiuta a ridurre il sovraccarico d’acqua diretta alla rete fognaria, limitando così il possibile insorgere di allagamenti.

I vantaggi nel dotarsi Recupero Acqua Piovana sembrano, dunque, essere numerosi, nonché interessanti. Vediamo, allora, di capire in che modo, praticamente, è possibile realizzare un impianto raccolta acqua piovana per la propria casa, com’è fatto e di che spazi necessita, per capire se avete la possibilità e la convenienza di dotarvene.

Impianto di raccolta acqua piovana

Di certo, l’utilizzo più semplice e frequente che si fa dell’acqua piovana recuperata è quello ai fini dell’irrigazione dell’orto, del giardino o di fiori e piante, che si trovino nei vasi o in terra poco importa.

In questi casi, è sufficiente posizionare in un angolo del proprio spazio verde una o più cisterne di raccolta piuttosto capienti. Volendo, anche chi ha un terrazzo, nel suo piccolo, potrà fare altrettanto, semplicemente collocando alcuni secchi di raccolta nei punti più adatti e poi prelevando da essi l’acqua da usare con gli annaffiatoi.

Se poi si hanno delle esigenze particolari di irrigazione, rivolgendosi ad un installatore o, se si è abili con i lavori manuali, anche procurandosi il materiale necessario e procedendo in autonomia, è possibile far partire dal serbatoio di raccolta dell’acqua piovana un sistema di irrigazione goccia a goccia, che bagni in modo automatizzato le piante dell’orto o del giardino, consentendo un impiego quanto più razionale possibile delle risorse idriche.

Elementi di un impianto di raccolta acqua piovana

Un impianto che consente il recupero dell’acqua piovana in genere si compone di 6 elementi. Passiamoli brevemente in rassegna ad uno ad uno.

  • Una superficie impermeabile di captazione e raccolta dell’acqua. In poche parole si tratta di un posto in cui batte la pioggia, spesso si tratta del tetto, ma può trattarsi anche del pavimento un terrazzo, di un marciapiede, della copertura di una veranda o altro.
  • Un sistema di convoglio che raccolga l’acqua dalla superficie di raccolta indirizzandola verso un punto preciso e che poi la conduca fino alle condotte che portano al serbatoio di raccolta. Tipicamente parliamo di una grondaia con un sistema di tubature che vanno dai punti d’accumulo al serbatoio.
  • Un filtro o sistema di drenaggio che prima di riversare l’acqua piovana recuperata nell’accumulo la renda pulita, privandola di foglie, sabbia, detriti vari, pietrisco, ecc.. Ovviamente, un normale filtro non basta a rendere l’acqua potabile, ma questa potrà essere utilizzata senza problemi per lavare, innaffiare, o altri impieghi del genere.
  • Un contenitore di stoccaggio, ovvero il serbatoio d’accumulo vero e proprio, dove l’acqua resta a disposizione finché non se ne ha bisogno. La capienza del serbatoio è variabile e va calcolata caso per caso, sulla base alle condizioni climatiche ed alla frequenza delle precipitazioni tipiche della zona in cui ci si trova.
    Inoltre i serbatoi possono venire interrati o rimanere a vista; anche in questo caso la decisione dipende dalla capacità di accumulo, ma anche dallo spazio che si ha a disposizione, dalla conformazione dell’impianto e dalla zona geografica in cui ci si trova (ad esempio se fa freddo e c’è rischio di congelamento meglio interrare!).
    Nella maggior parte dei casi, in Europa, gli impianti esistenti sono realizzati con stoccaggi interrati o posizionati in scantinati e box.
    La capacità varia solitamente tra i 1.000 e i 100.000 litri; i materiali con cui sono realizzati i serbatoio sono diversi ed è sempre possibile ampliare l’impianto con l’installazione di più serbatoi in parallelo.
  • Un sistema di prelievo dell’acqua recuperata che ne consenta il riuso.
    L’acqua piovana recuperata, va reimmessa nella rete idrica, ma, come già detto, non può essere destinata a tutti gli utilizzi. Questa dovrà essere indirizzata esclusivamente ai wc, alla lavatrice ed alle tubazioni esterne all’edificio, ovvero a quelle utilizzate, ad esempio, per il lavaggio dei marciapiedi, dell’auto e all’irrigazione di orti e giardini.
    Il tutto, ovviamente, con una pressione idonea che ne garantisca il corretto funzionamento da parte degli utilizzatori. Il prelievo dell’acqua di recupero accumulata nel serbatoio può avvenire mediante pompa autoadescante, o tramite pompa sommersa elettrica, oppure con pompe autonome con pannello solare fotovoltaico dedicato.
    Per aspirare acqua di una certa qualità è poi indispensabile installare un filtro con galleggiante che mantenga il punto di aspirazione della pompa pochi centimetri al di sotto del pelo libero dell’acqua. Se la distanza tra la pompa di aspirazione ed il serbatoio è cospicua, si può anche aiutare la centralina di pompaggio con una pompa sommersa ausiliaria.
    Ovviamente, in tutti gli impianti di recupero acqua piovana va previsto un sistema di reintegro automatico, che in caso l’acqua meteorica si esaurisca attinga direttamente all’acqua di rete. Questo può essere integrato nella centralina di pompaggio oppure può venir realizzato per contro proprio.
  • Un sistema di smaltimento dell’acqua in eccesso serve, infine, per deviare automaticamente l’acqua verso lo scarico, in fognatura o direttamente nel terreno, qualora il serbatoio sia pieno e non possa momentaneamente accogliere ulteriore acqua.

È bene chiarire che, in via teorica è possibile anche trasformare l’acqua piovana in acqua potabile, ma generalmente è un operazione che non viene fatta, perché in questi casi sarebbe necessario sottoporre l’acqua ad un apposito trattamento, con diverse fasi di filtraggio e l’aggiunta di iodio e cloro.

Questi passaggi, chiaramente, rendono il sistema di recupero decisamente più complesso e costoso, senza contare che non avrete comunque mai la completa garanzia di salubrità delle acque, poiché non vi è un sistema di monitoraggio continuo come quello che invece è presente sull’acquedotto.

Recupero acqua piovana quando conviene davvero

Un autorevole studio, condotto nei Paesi Bassi dal CIR (Centro Internazionale di Ricerca, Olanda), ha stabilito che dotarsi di un sistema di recupero delle acque piovane risulta conveniente ed economico solo in zone in cui le precipitazioni medie sono comprese tra i 100 e i 500 mm annui.

Se la quantità di precipitazioni è inferiore o se supera i 500 mm, i costi per l’acquisto, l’installazione e la manutenzione dell’impianto di raccolta e recupero dell’acqua piovana saranno tali da superare i benefici ottenibili in termini economici, almeno considerando tempi di ritorno ragionevoli.

Detto ciò si tratta anche di una questione di coscienza ecologica personale, per cui non è detto che se non vi è un ritorno economico evidente non ne valga la pena! Peraltro i sistemi di recupero di questo tipo non sono particolarmente costosi.

Oggi in commercio è possibile trovarne, chiaramente semplici e di dimensioni ridotte dedicati all’irrigazione del verde, che comprendano un serbatoio, un sistema filtrante ed una centralina di controllo, con prezzi a partire da 800 euro circa.

Concludendo

Purtroppo, nonostante i numerosi vantaggi che il recupero acqua piovana è in grado di offrire, si tratta di una pratica ancora poco diffusa nel nostro paese.

Proprio per questa ragione alcuni comuni offrono degli incentivi a chi installa sistemi di tale sorta.

Se sentite che la vostra coscienza ecologica vi chiama e se pensate che un impianto di recupero dell’acqua piovana potrebbe davvero fare al caso vostro provate ad informarvi meglio sul territorio, magari potrete contare su delle agevolazioni ad hoc.

Nel qual caso potrete iniziare seriamente a pensare alla possibilità di installarne uno nel vostro giardino, magari molto semplice e casalingo!

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