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Il buon Cittadino

La democrazia è un concetto che si presta a varie interpretazioni, soprattutto in termini pratici. L'elemento di base attraverso il quale è possibile valutare l'effettivo livello di sviluppo democratico di un sistema politico è dato dal delicato rapporto tra eletti ed elettori. La recente pronuncia di incostituzionalità del cosiddetto Italicum, quindi, deve indurre a riflettere sulla sensibilità che l'attuale classe politica italiana ha dimostrato nel disciplinare in senso pratico quel rapporto che, di fatto, consente ai cittadini di esercitare la sovranità, riconosciuta loro dall'art. 1 della nostra Carta fondamentale. Al di là delle valutazioni sulla qualità dell'azione legislativa, la vicenda dell'Italicum dimostra come il principio di rappresentanza sia troppo importante perché possa subire cambiamenti, a volte anche radicali, sulla base dei programmi di una o più forze politiche. Non è un caso, infatti, che in Italia si siano succedute quattro leggi elettorali in poco più di vent'anni, in merito alle quali i cittadini non hanno avuto modo di esprimersi. Siccome la sovranità appartiene al popolo, è inopportuno che i partiti possano modificare agevolmente le regole attraverso le quali indirizzare il corso politico-istituzionale del Paese. Chiaramente, anche la normativa elettorale può risentire del trascorrere del tempo e, sopratutto, può rivelarsi inadeguata a rappresentare l'effettivo quadro politico del Paese. Pur dovendo escluderne un carattere immutabile, sarebbe opportuno che la normativa elettorale godesse di una particolare considerazione da parte dell'ordinamento giuridico, magari riconoscendole un rango costituzionale, evitando che possa risultare condizionata in base al corso politico del momento. Ciò ne renderebbe più difficile un'eventuale modificazione, che richiederebbe un vasto consenso tra le forze politiche, al di là delle maggioranze di governo. Il cosiddetto Mattarellum, ad esempio, era stato elaborato per disciplinare un sistema sostanzialmente bipartitico o bipolare, così come sembrava che si fosse delineato nei fatti il nostro quadro politico alla fine di quella che gli operatori mediatici chiamato Prima Repubblica. Nel lasso temporale in cui è stata in vigore tale normativa, tuttavia, il Paese si è rivelato tutt'altro che stabile e le maggioranze politiche sono sempre cambiate in Parlamento, quale conseguenza del mutamento degli equilibri nei rapporti tra i partiti. Oggi l'Italia non è certamente un Paese bipolare. I sostenitori di una svolta anglosassone del sistema politico sono ormai una minoranza che si esprime sulla base di sogni più che di dati concreti. L'Italia, in realtà, era ed è un Paese politicamente frammentato, in cui vari partiti hanno goduto di ampia fiducia nel corso della storia repubblicana. I rapporti di forza sono cambianti del corso del tempo e, ad oggi, nessun partito può ritenere di poter fare riferimento sempre e comunque su basi di consenso certe. La frammentazione politica necessita di un sistema elettorale proporzionale, in cui anche i partiti minori debbano avere la possibilità di ottenere una rappresentanza parlamentare, sulla base del sostegno elettorale ricevuto. Accanto ai sostenitori del modello bipolare, è opportuno che diventi una minoranza anche il cartello dei profeti del cosiddetto voto utile, ossia coloro che preferiscono appoggiare un partito, pur non condividendo buona parte del relativo programma, pur di dare stabilità al Paese. Più che del voto utile, l'Italia ha bisogno del buon Cittadino. Con tale concetto, deve intendersi un individuo attento e vigile di fronte al corso politico, che sappia fare scelte elettorali coraggiose, senza ripieghi. Il buon Cittadino è colui che esamina i programmi politici e valuta la credibilità dei candidati, scegliendo di scommettere sulla novità e sulla fattibilità delle proposte. Il buon Cittadino non si affeziona a partiti che lo hanno deluso sul piano operativo ed è pronto a veder agevolmente mutare gli equilibri nelle assemblee elettive, pur di consentire l'attuazione di certi programmi di governo. Il buon Cittadino, inoltre, è nemico del cosiddetto Partito dell'Astensione, perché è consapevole che non votare non incide realmente, in senso positivo, sull'operato della classe politica. Il buon Cittadino, infine, è in grado di fare scelte anche di carattere ideologico, senza lasciarsi convincere da chi, in nome del consenso, vorrebbe creare dei contenitori politici in cui, a livello teorico, vi sarebbe spazio per tutti. Un partito, infatti, può avere un programma chiaro soltanto se, a monte, è caratterizzato da un'ideologia definita. Senza idee e senza valori, infatti, non può esservi un programma preciso. Il buon Cittadino, quindi, deve divenire un interprete dei tempi, accantonando ciò che non è in grado di dare risposte per oggi e per domani e, nel contempo, dando fiducia alle nuove proposte, senza temere i cambiamenti. Per una migliore gestione della cosa pubblica, pertanto, è necessario che ognuno acquisisca la consapevolezza di essere parte di una comunità politica e di poterne realmente indirizzare l'andamento. In tal modo, la classe politica si dimostrerebbe più attenta a non deludere le aspettative dei cittadini, rammentando che le consultazioni elettorali rappresenterebbero un momento di valutazione dell'operato degli eletti. Il rinnovamento del modo di fare politica, quindi, non può che passare attraverso un ripensamento del ruolo pubblico dei cittadini, i quali non devono ritenersi dei comprimari, bensì dei protagonisti in grado di cambiare ed indirizzare il funzionamento della cosa pubblica, quali titolari della sovranità.   


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