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Vladimir Ilic Ulianov Lenin, Scritti economici

Vladimir Ilic Ulianov Lenin, Scritti Economici
È indubbio che, dal punto di vista del compito fondamentale d’ oggigiorno, noi avevamo ragione, poiché, senza la lotta di classe per il potere politico nello Stato, non si può realizzare il socialismo. Ma guardate come le cose sono mutate, o a che il potere dello Stato è nell e mani dell a classe operaia, che il potere politico degli sfruttatori è abbattuto e che tutti i mezzi di produzione (esclusi quelli che lo Stato operaio lascia volontariamente per un certo tempo e a certe condizioni di concessione agli sfruttatori ) si trovano nelle mani della classe operaia. Ora abbiamo il diritto di dire che il semplice sviluppo della cooperazione s’identifica per noi (salvo la «piccola» riserva sopra
indicata) con lo svil uppo del socialismo.
Contemporaneamente siamo obbligati a riconoscere che tutte le nostre opinioni sul socialismo hanno subíto un cambiamento radicale. Questo cambiamento radicale consiste nell’ aver dapprima posto il centro di gravità, e dovevamo porlo, sulla lotta politica, sulla rivoluzione, sulla conquista del potere, ecc. Ora invece il centro di gravità si sposta fino al punto di trasferirsi al pacifico lavoro organizzativo «culturale ». Sono pronto a dire che per noi il centro di gravità si trasporta sul lavoro Culturale, se non fossimo impediti dai rapporti internazionali , dall’obbligo di lottare per la nostra posizione su scala  nternazionale. Ma se lasciamo questo da parte e ci limitiamo ai rapporti economici interni, allora oggi il centro di gravità del nostro lavoro si porta veramente sul lavoro culturale. Davanti a noi si pongono due compiti fondamentali, che
costituiscono un’epoca. Si tratta del compito di trasformare il nostro apparato statale, che proprio non vale nulla e che abbiamo ereditato al completo dall ’epoca precedente; in cinque anni di lotta non abbiamo , modificato nulla seriamente in questo campo perché non ne abbiamo avuto il tempo, e non lo potevamo avere. Il nostro secondo compito consiste nel lavoro cul turale per i contadini.
E questo lavoro culturale fra i contadini ha come scopo economico appunto la cooperazione. Se potessmo riuscire a organizzare tutta la popolazione nelle cooperative, noi staremmo già a piè fermo sul terreno socialista. Ma questa condizione implica un tale grado di cultura dei contadini ( precisamente dei contadini come una massa enorme) che è impossibil e organizzare tutta la popolazione in cooperative senza una vera rivoluzione
culturale. I nostri avversari ci hanno detto più vol te che noi intraprendiamo un’opera insensata, nel voler impiantare il socialismo in un paese che non è abbastanza colto. Ma si sono ingannati; noi abbiamo cominciato non da dove si doveva cominciare secondo la teoria (di ogni genere di pedanti), e da noi il rivolg mento politico e sociale ha preceduto il rivolgimento culturale, la rivoluzione culturale di fronte alla quale pur tuttavia oggi ci troviamo. Ora a noi basta di compiere Questa Rivoluzione Culturale per diventare un paese completamente socialista; ma per noi questa rivoluzione culturale comporta delle difficoltà incredibili, sia di carattere puramente culturale (poiché siamo analfabeti), che
di carattere materiale (poiché per diventare colti è necessario un certo sviluppo dei mezzi materiali di produzione, è necessaria una certa base materiale).


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