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Marocco: Unione Africana e futuro del Sahara occidentale

La fiducia riaccordata a Rabat durante il ventottesimo summit dell’Unione africana (Ua), svoltosi ad Addis Abeba dal 22 al 31 gennaio scorso, apre nuovi orizzonti rispetto al futuro dell’organizzazione – con il ritorno del Marocco fra i suoi ranghi – e, in particolare, all’annosa questione del Sahara Occidentale.

Colonia spagnola fino al 1975, il Sahara occidentale ha assistito da allora alla divisione e alla spartizione dei propri territori, che il Marocco ha unilateralmente annesso. Un’indipendenza negata, che tuttavia il Fronte Polisario ha rivendicato il 27 febbraio 1976, proclamando la nascita della Repubblica democratica araba dei saharawi (Rasd) e il suo diritto ad autodeterminarsi.

La nuova entità, riconosciuta principalmente da Stati africani e sudamericani, si impegnò da subito in un’intensa guerriglia contro il regno di Rabat, culminata, da un lato, con la costruzione del cosiddetto “muro della vergogna”, eretto dal Marocco a scopo di difesa; e dall’altro, con il cessate il fuoco del 1991, monitorato dalla missione Onu Minurso con l’obiettivo di indire un referendum sullo statuto definitivo della Rasd nei primi mesi dell’anno successivo.

Il ricorso alle armi è stato dunque evitato sulla base della promessa di autodeterminazione fatta al popolo saharawi, ad oggi totalmente disattesa.

Una separazione durata 32 anni
L’orientamento dell’Unione africana che, a differenza del Marocco, riconosce la Rasd come Stato de facto, assieme ad altri 87 Paesi membri dell’Onu, aveva spinto Rabat ad abbandonare unilateralmente l’organizzazione nel 1984.

A porre fine a questo allontanamento durato 32 anni è stato il voto positivo di 39 su 54 membri dell’Ua, che ha scavalcato l’opposizione di Stati come l’Algeria, storico alleato della Rasd.

Già a partire dal luglio scorso, re Mohammed VI aveva ufficialmente annunciato la propria intenzione di riprendere il suo “posto naturale” in seno all’organizzazione, per “superare ogni tipo di divisione interna”. Posto al vaglio della Commissione dell’Ua, i membri dell’Unione si sono infine espressi a favore del reintegro di Rabat, che il 20 gennaio scorso ha ratificato l’Atto costitutivo dell’organizzazione, accettandone incondizionatamente principi ed obiettivi.

Le implicazioni profonde di questa riammissione dovranno dunque essere valutate alla luce del tentativo di conciliare lo spirito anticoloniale di cui l’Ua si fa promotrice con la duratura occupazione marocchina dei territori del Sahara occidentale, ancora contesi con il Fronte Polisario.
Sorgente: AffarInternazionali



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