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Il buio intorno a Brendon: l'oscura cinefiaba di Claudio Chiaverotti

(di GIUSEPPE MARESCA) C'è un'antica fortezza spagnola a picco sul mare. Il cielo promette tempesta, i cavalloni marini sono sempre più imponenti e trascinano con loro corpi carbonizzati o putrescenti; ebbene sì, da sei ore è avvenuta la fine del mondo, ma se pensate che il peggio è passato...beh, sbagliate di grosso. Sì, perché non si sa né come né perché, dallo spazio (o dai recessi di una mente malata, o dagli abissi del mare, o da un'altra dimensione, tocca a voi scoprirlo) appare una sorta di prisma che riporta in vita i morti... Poi ne appare un altro, stessa forma ma di colore nero, e dovunque appaia, che sia Berlino, Amsterdam o il deserto della Namibia, l'inferno, stricto senso, si scatena (leggere per credere...). Ma un momento, cos'è, un film di Romero, un omaggio horror a Kubrick, o un moderno sci-fi a fumetti? Nossignori, è l'inizio di una nuova avventura per il personaggio più umano, più affascinante e più implacabile del fumetto italiano (sì...sì...lo so, sono di parte, e allora?: Brendon D'arkness, che ritorna con la sua struggente malinconia, con la sua ostinata cocciutaggine nel cacciarsi per poche regine in situazioni pazzesche (e credetemi, questa lo è...), con le sue solitudini e con la sua capacità di amare, per risolvere un enigma che va al di là del tempo e dello spazio. O forse no, per scrutare il buio oltre le stelle, bisogna avere il coraggio di guardare dentro le anime degli sconfitti, dei peccatori, degli assassini e perché no, anche delle vittime; e non chiedete aiuto alla scienza e alla psicologia, il Medioevo di sogni e di incubi di Brendon per fortuna non è il mondo reale, dove gli scienziati, i criminologi, i giudici e i poliziotti vogliono e devono spiegare sempre tutto. No, questa è l'ultima fatica di Claudio Chiaverotti, il "maestro delle fate d'Inverno", come mi piace soprannominarlo. Permettetemi un piccolo paragone personale: c'era un regista italiano che in patria veniva sottovalutato, sminuito e, nonostante avesse sempre delle trovate registiche geniali, considerato di serie B e usato dai critici come paradigma delle cine-delusioni. Eppure Lucio Fulci (questo il nome del nobile artigiano del cinema fantastico, poeta del macabro come l'avevano ribattezzato in Francia) riceve la stima di autori del calibro di Barker, Tarantino e John Landis. Forse perchè l'Italia è sempre stata restia al fantastico e affascinata solo dallo sterile realismo consolatorio di storielle piatte e rassicuranti, e anche se gli italiani non si impressionano di fronte alla violenza, a mio parere davvero disturbante, di certi polizieschi o docuschck, gridano però alla gogna se la violenza grafica è usata nei film o nei fumetti fantastici, punendo così chi ha sempre "osato osare". Cosa c'entra allora l'amico Claudio con Fulci? A prima vista nulla, anche perchè Claudio è timidissimo, Fulci era (apparentemente) un istrione. Ma in questo numero di Brendon ci sono tanti punti di contatto tra Chiaverotti e Fulci, dalla citazione a Zombi 2 (una delle scene più incredibili della storia del cinema, se non l'avete vista non voglio spoilerare) qui ripresentata in maniera surreale, alla sfiducia di Brendon nella psicanalisi (cosa che anche Fulci non perdeva occasione di ribadire). Ma anche nella regia del fumetto, affidata ai bellissimi disegni fiabeschi ed evocativi dell'ottimo Max Bertolini, c'è una visionarietà e un gusto per il fantastico tutto particolare, che difficilmente si riscontra in altre pubblicazioni Bonelli (non parliamo del resto poi...). Ma su tutto c'è il genio e l'umanità di Claudio Chiaverotti, che sente Brendon come un personaggio davvero suo (senza nulla togliere all'ottimo thriller d'azione Morgan Lost che sta raggingendo vette di spettacolarità difficilmente eguagliabili), perché, come scrive il buon Claudio nell'editoriale: "anche lui è incapace di vivere", come lo siamo tutti noi probabilmente (Svevo docet...) o meglio, forse Brendon vive davvero nelle scenografie da favola della Nuova Inghilterra. Ma non fidatevi del mondo favolistico di Brendon: nei panorami fiabeschi della Nuova Inghilterra post apocalisse, si muovono sadici pagliacci (mi ricordano un po' quelli del capolavoro di Rob Zombie 31), streghe appartenenti all'universo chiaverottiano come Slina Petrula (ricordate Il buio, primo albo scritto da Claudio per Dylan Dog?) che col suo modo di chiamare il nostro eroe "occhigrigi" fa correre un brivido lungo la schiena, belle assassine dallo sguardo tenero. Insomma, stavolta il nostro cavaliere di ventura se la deve vedere con tutti questi incubi e meraviglie, in un doppio numero che allieterà finalmente la mia estate (e spero quella di motli che lo aspettavano con ansia) e per un po' mi farà credere che avevo un appuntamento in edicola con un caro amico che mi ha accompagnato insegnandomi a sognare "scogliere battute da un vento infinito" (è di Claudio questa...) per diciassette, bellissimi anni. Ah, dimenticavo: il formato più grande finalente rende giustizia alle bellissime copertine della sempre più meravigliosamente brava Lola Airaghi, e ai disegni "ariosi" del bravissimo Max. Che volete di più? Buona vita cavalieri, ci risentiamo "nel tempo e nello spazio"...


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