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Niente da fare per le PMI italiane – La crescita stenta a concretizzarsi e gli incentivi non bastano

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Crescita e sviluppo ancora stentano a prendere corpo compiutamente nel panorama delle Pmi Italiane, che come quelle di altri 5 paesi dell’area euro, tra cui Spagna, Portogallo, Grecia, Croazia e Cipro, ancora stentano a riprendersi dalle conseguenze della crisi del 2008. Una veritá triste che purtroppo mette a nudo l’incapacitá di queste realtà imprenditoriali di riconquistare la posizione persa con la crisi e tornare a crescere ed essere competitive. In Italia, in particolare, gli incentivi alle start up e i tentativi di semplificazione burocratica non sono stati sufficienti a consentire alle PMI di svilupparsi adeguatamente ma al contrario, come messo in evidenza anche dalle analisi di ESG89 Group, hanno svelato la debolezza delle start up e le loro difficoltà di sopravvivenza sul mercato, con una pericolosa prevalenza di start up che non arrivano a 36 mesi di attività.

L’analisi della Commissione Europea ha preso in considerazione quali fattori indicativi del benessere e della crescita delle PMI il numero totale di queste realtà aziendali, il numero dei loro occupati e il valore aggiunto generato. A fronte di nove paesi dell’area Euro che hanno già recuperato su tutti e tre i fronti e 13 paesi con due indicatori positivi su tre, l’Italia viene bocciata in tutti e tre i campi, con indicatori ancora in negativo e prospettive di crescita positive ma sempre sotto i livelli pre-crisi.

La situazione Delle Pmi Italiane è, inoltre, ancora più preoccupante se si considera il valore di questa parte del tessuto imprenditoriale sull’economia complessiva del paese. Basti considerare che in Italia le PMI assorbono i tre quarti dell’occupazione totale. Alla luce di questi dati, è evidente l’importanza cruciale che le PMI hanno nell’economia italiana, e diventa chiaro inoltre il perchè la Commissione Europea auspichi l’ingresso delle PMI italiane tra le “gazzelle”, ovvero imprese fortemente innovative con un tasso di sviluppo intorno al 10% in un orizzonte triennale.

Allo stato dell’arte, la strada che le PMI italiane devono fare per entrare nel club delle “gazzelle” è ancora lunga.

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