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Bukowski, racconta! – Iannozzi Giuseppe risponde – intervista di Francesca Romana Ancona

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Bukowski, racconta!

Iannozzi Giuseppe risponde

intervista di Francesca Romana Ancona

Bukowski, racconta! – a cura di Giuseppe Iannozzi – Il Foglio letterario

Francesca Romana Ancona: Perché si parla sempre di Bukowski, quando ci sono anche tanti fan di Alda Merini? Non mi sembra che Bukowski sia stato un genio o un modello di vita! Più che altro, per me, Bukowski è stato un esempio di sregolatezza. Ma si avverte oggi la necessità di rompere gli schemi del conformismo, come se non li avessimo già rotti abbastanza! Comunque, la domanda è: con tanti altri personaggi dannati e irriverenti del ‘900, perché si parla sempre di Bukowski?

Giuseppe Iannozzi: Perché sempre Bukowski? Nel corso degli anni, diversi autori italiani hanno parlato di Hank, portando però al pubblico italiano delle biografie, talvolta sommarie. Le migliori sono quelle di Roberto Alfatti Appetiti, “Tutti dicono che sono un bastardo. Vita di Charles Bukowski” e quella di Paolo Roversi, “Charles Bukowski. Scrivo racconti e poi ci metto il sesso per vendere. La vita, la poesia e i segreti di uno scrittore maledetto”. A tutt’oggi manca però un lavoro che sia di pura critica sulle opere di Bukowski. E mancava un omaggio che fosse un omaggio a Bukowski, alla sua scrittura e al suo modo di guardare alla vita. Questa lacuna credo di averla colmata con il mio lavoro Bukowski, racconta! (Il Foglio letterario).
Alda Merini, e non dico che non mi piaccia, ha già ricevuto molta attenzione e da parte della critica e da parte dei suoi lettori, vale a dire che non mancano opere critiche sulla sua poesia né mancano omaggi più o meno riusciti. Persino Roberto Vecchioni ha omaggiato la Merini con una bellissima canzone. Non c’era dunque, da parte mia, l’esigenza così impellente di scrivere qualcosa per la poetessa: altri, firme ben prestigiose, hanno già detto e molto bene.

Discutibile, a mio avviso, dire che Bukowski non sia stato un modello di vita. Luogo comune è credere che Bukowski sia stato un dannato e peggio ancora uno sporcaccione, uno che solo scriveva di sesso. Così non è. Hank non ha avuto una vita per niente facile. Ha sempre remato contro, ha fatto la fame, ha rischiato più volte l’osso del collo e non per finta o per apparire: la morte l’ha vista coi suoi propri occhi e l’ha affrontata a muso duro. La maggior parte della sua vita l’ha vissuta come un pezzente, senza mai legarsi a nessuna corrente letteraria in voga; e sì che avrebbe potuto, avrebbe potuto difatti accodarsi al gruppo della Beat Generation, ma non l’ha fatto. Ancor oggi, purtroppo, sono tanti i critici che con estrema leggerezza accostano Hank alla Beat Generation cadendo in un errore più che mai grossolano e non scusabile. In molti parlano di Bukowski pur sapendo dello scrittore, delle sue opere, della sua vita, poco o niente.

Oggi, il conformismo è una piaga fin troppo attuale: non c’è giorno che passi che non si torni indietro, così tanto indietro da far venire la pelle d’oca. Oggi viviamo (in) un medioevo tecnologico, dove le idee tornate in voga sono quelle di quattrocento/cinquecento anni fa. A breve vedremo gente manifestare in piazza perché si innalzino roghi per libri, film, pensatori. E a dirla tutta, qualcuno ha già bruciato i libri in piazza: come giustificare chi, in pubblico, ha bruciato alcune copie di Dan Brown?

Il conformismo è una linea di non pensiero che ci porterà sul baratro della fine. Il conformismo di oggi sta facendo impazzire una buona fetta di persone che più non pensano con la loro propria testa. In Italia siamo messi male, molto male. Ma non voglio polemizzare con la politica italiana e con i tanti sedicenti poli culturali che fanno di tutto per affossarla la cultura. Che dire degli USA? Anche in quella terra, che dovrebbe essere terra di libertà, impazzano i pazzi, come Donald Trump. Oggi più che mai il conformismo è una piaga; e purtroppo una gran fetta di italiani e di storici non si rende conto – o forse non vuole rendersi conto – che siamo seduti su una bomba pronta a esplodere.

Per rispondere alla tua domanda, parlo e omaggio oggi Charles Bukowski perché insieme a pochi altri scrittori ha realmente cambiato il modo di fare letteratura. Quando si parla di Chinaski si parla di realismo sporco. Ma soltanto un pugno di mosche sa cosa in realtà sia il realismo sporco. Due sono stati gli scrittori che, più di altri, hanno raccontato l’altra faccia dell’uomo: John Fante e Charles Bukowski. Ma anche Raymond Carver, peccato però che abbia concesso troppo di sé al suo editor, Gordon Lish. Questi ha difatti snaturato tutta l’opera di Carver per renderla commerciale, a mio avviso insulsa. E non a caso oggi vengono finalmente stampate le opere di Raymond Carver senza gli interventi invasivi e distruttivi di Gordon Lish.

Non si parla così tanto di Bukowski, tutt’altro. E’ più giusto dire che in tanti ne parlano definendolo un maniaco, un pazzo e un dannato, La maggior parte di chi ne parla non sa andare oltre questi luoghi comuni. Ho dunque scelto Bukowski perché lui non ha mai concesso niente a nessuno, né agli editori, né alle mode, né a chi lo avrebbe voluto allineato e dimezzato. Ho scelto Bukowski perché ha raccontato, con realismo sporco, l’altra faccia dell’America, di tutta quella società che vive ogni giorno cercando di sbarcare il lunario. Ecco perché.

Francesca Romana Ancona: Bella risposta, però mi sembra sia difficile dire che, oggi come oggi, Bukowski non sia di moda. Il perché di questo cercavo di capire, a livello sociale, oltre all’anticonformismo della Merini. Nonostante tutto la nostra generazione resta conformista, forse desiderosa di andare oltre, questo non saprei dirlo.

Giuseppe Iannozzi: Bukowski non è mai stato di moda. Anche quando negli anni Ottanta, grazie a Fernanda Pivano che ne ha riconosciuto la grandezza umana e culturale portandolo in Italia e facendolo conoscere al grande pubblico, Bukowski non ha mai amato partecipare a certi reading né gli garbava di mettersi in mostra. Non era quel tipo di uomo cui piaceva esibirsi in una gabbia, dorata quanto si vuole ma pur sempre una gabbia, per cui mal sopportava di darsi in pasto al pubblico. Non evitava la gente per darsi delle arie o per dar corso a una ventata di anticonformismo. Non gliene fregava niente della politica né dell’anticonformismo, e questo perché quanti ieri e oggi dicono di sé di essere degli anticonformisti, poi subito o quasi si rivelano per quel che sono: dei conformisti ributtanti. Esemplari due romanzi di Moravia, “Gli indifferenti” e “Il conformista”; in particolare, ne “Il conformista”, Alberto Moravia mette in evidenza il carattere tipico di chi rinuncia a sé per abbracciare sporche convenienze che lo denudano e della dignità e dell’orgoglio. Charles Bukowski non si è mai detto conformista e mai si è legato a una corrente anticonformista.

La critica, gli accademici non hanno ancora sbolognato Charles Bukowski: lo guardano con sospetto, e nella maggior parte dei casi non gli dedicano una sola pagina che sia di vera critica alle sue opere. La Merini invece è stata da tempo accolta dagli accademici, forse perché meno scomoda rispetto a Chinaski che non lo puoi ingabbiare, nemmeno a livello critico. E’ dunque più giusto dire che Hank lo conoscono in tanti e in tanti lo conoscono davvero male, solo per sentito dire. La critica odierna, sempre più acritica, si dà un gran da fare per esaltare il nulla, la vuotezza di libri basati su quattro, dico quattro, abusati e riconoscibili cliché. La critica oggi è morta, è morta prima della Letteratura italiana e in maniera ben più tragica. La maggior parte non sono dei critici letterari, sono altro: dei pubblicitari, ed è ben diverso. Ne consegue che molti critici – non dico tutti – sono dei conformisti, dei pubblicitari che senza vergogna alcuna vendono prodotti di bassa lega a un pubblico sempre più lobotomizzato.

Il nostro tempo storico è purtroppo di “conformisti” che sono stati educati a rimanere bene “immobili” ma sempre pronti a “credere, obbedire e combattere” a comando.

Francesca Romana Ancona: Sinceramente non parlavo di lui, del suo volere, bensì del tessuto sociale che lo ha reso una sorta di icona pop, come AndyWarhol, post mortem. Capisco che la gente non sappia granché di lui, eccetto forse per la sua fama di dannato – che oggi fa tanto -, sono però tanti gli articoli su di lui in rete, nei social network… io ne vedo tanti. Per la gente comune (e non parlo di critici e letterati) anticonformismo fa rima con Bukowski, e tutti ti sbattono in faccia le sue foto, i suoi aforismi (siano essi veri o falsi, non lo so), e via di questo passo.

Giuseppe Iannozzi: Warhol godeva di grandissima fama e rispetto da vivo; ed è sempre stato una icona, perché lui stesso in vita si è adoperato per essere un simbolo della società oltre che delle arti.

In tanti citano Bukowski a sproposito facendone una icona, pur non avendo mai letto un solo libro dell’autore. Non è il solo a essere citato a spron battuto, così come accade per la Merini. Il perché ciò accada è forse da ricercare nello stato di ignoranza dilagante in cui siamo oggi immersi: è difatti facile citare, creare icone e morta lì. Chi cita un autore piuttosto che un altro dovrebbe conoscerlo almeno un po’, così purtroppo non è. E’ il nostro un tempo storico che vive di immagini e icone di tutti i tipi. Una civiltà che si illude che icone e citazionismo siano la cultura è destinata a perdersi nella confusione. E non a caso l’Italia è un paese che più non sa quale sia la differenza fra un paio di slip e uno di mutande.

Francesca Romana Ancona: Grande!

Giuseppe Iannozzi:  Problema del conformista è poi uno solo: è capace di infilarsi in un paio di improbabili tanga purché la marmaglia gli getti poi noccioline americane in gran quantità. La ridicolaggine di cui si veste il conformista solo gli permette di entrar a far parte di una società vuota ma piena di icone, di sepolcri imbiancati, di vili ossari.

Bukowski, racconta!
Curatore: Iannozzi Giuseppe
Editore: Ass. Culturale Il Foglio
Collana: Narrativa
Formato: Brossura
Pubblicato: 08/04/2016
Pagine: 190
Lingua: Italiano
Isbn o codice id 9788876066177
Prezzo: 14 Euro

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