Ch’io fossi allora -o sia: tu muovi sopra
di me, infinita tenebra di luce.
E il Sublime che nello spazio appresti, io irriconoscibile
sul mio volto Che Veglia lo accolgo.
Notte, sapessi come io ti guardo,
come il mio essere nella rincorsa arretra
per osare slanciarsi fino a te;
e come potrò credere che bastino due cigli a contenere
questi fiumi di sguardi che s’incalzano?
Rainer Maria Rilke – Poesie alla notte – 42
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