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L’inchiostro e l’infinito. O una puttana

L’inchiostro e l’infinito. O una puttana

ANTOLOGIA VOL. 92

Iannozzi Giuseppe

PER LA TUA BELLEZZA

Sì facile macerare nel piccolo dolore d’oggi
di credersi insignificanti, senza coraggio,
quando così non è; forse che il sole
abbia fra i suoi raggi uno, uno solo
che si possa dir anche soltanto sul momento
non docile, non bello a chi fra le sbarre
d’una prigione lo accarezza con lo sguardo?
Egli lo ama per la libertà sì presto perduta
per colpa, a volte perché proprio a meno
non poteva fare di rubare un pezzo di pane,
o al mercato una piccola mela, per saziare
degli occhi il desio ma mai per intero

Oh donzella, allor perché il dì ti dispera?
Non senti forse il calore sulla pelle,
il battito leggero dei teneri passeri
che all’autunno non si vogliono dare?
Ogni angolo pulsa di vita: nel giardino
scoiattoli e più piccoli esseri scoprono,
alba dopo alba, la bellezza immane
che il tramonto disegna sulle pagine
delle loro docili esistenze, e mai un lamento,
ma invece la preghiera che il domani sia
uguale, bello come il volto di Dio pria
che ebbe a lottar con Lucifero e gli angeli
infernali

Non tener il broncio, rattrista l’amante
che scuro si fa in volto, come preso
d’improvviso da oscura nuvolaglia!
Donagli domani un sorriso soddisfatto,
raggiante di quella femminilità
che al petto stringi, e asciuga il pianto:
il novo dì vuol nascere per la festa

DELLA VITA DI UNA MONACA

Ben dura la vita monacale,
certo che sì,
sempre a genuflettersi
E quando il vespro cala
subito a pregare,
per confessar a Dio i peccati
durante il dì immaginati
e or liberi di cangiarsi
nelle tentazioni del dèmonio

Mai che il sole invada la cella
sempre esposta all’ombra
della chiesa in viola
Ti ridono alle spalle i chierichetti,
e sfoglia la perpetua i capelli del prevosto
con quella sua lunga fatidica mano,
e dall’oratorio al tuo orecchio
le garrule risa dei pargoli
a giocare ora a palla ora sull’altalena
Piano ti passi una mano sulle tempie:
sconvolta scopri che son già bianche,
che la giovinezza se n’è andata al diavolo
mentre tu in ginocchio pregavi Gesù
Così t’interroghi, cerchi di capire perché,
perché tutto questo proprio a te

Ma non c’è tempo,
riposa accanto all’altare un altro feretro
Così tanto hai ancora da fare, così tanto
E un fulmine a ciel sereno ti porta la verità:
l’hai vissuto giorno dopo giorno l’inferno,
e dopo, dopo non ci sarà altro
che l’algida carezza
in egual misura riservata
a santi e delinquenti

DANNUNZIANO

Sorvoli
sui pensieri dannunziani?
E con quale mezzo,
ali di farfalla o di latta?
Per chi avrei mai scritto
se tu voli e poi sorvoli
le mie povere parole?
Non le bombardi
Non le tieni da conto

Un tempo non lontano
me l’avresti cantata
M’avresti proposto
davanti il fantasma
della Duse, e non l’idea
del volo!

Per chi ho dunque
vergato?
Per il vento,
per il vento…

IN MANETTE

Metterebbero
in difficoltà pure la Monroe…
delle manette indivisibili così
credi possano andar bene
per legarti al letto
e lasciar me libero
d’amarti,
di farti soffrire?

So che ami la libertà
Ma non puoi aver tutto,
un giovane Adone e la sua poesia,
la verga e i suoi baci di tango
So che ami esser amata
Allora lascia che ti leghi a me

MADRE MIA, VECCHIA AMANTE

Oh madre, amante mia,
perché ora tu rinnovelli
che della bella Isabella
troppo s’è già parlato?
Forse che al mattino
intimi al tuo canarino
di tacer il gaio canto?
Io non credo questo,
e allor perché tacere
d’una gran bella storia
che la passione accende
e pagina dopo pagina
Eros sorprende?

Ah, tristo cieco fato
che d’attorno vai aleggiando,
riposa adesso le tue negre ali,
e più non portar i tuoi mali
in questa magione di sospiri,
di balsami, di nude lenzuola:
noi a sazietà vogliam godere
sotto il pallido peso di Selene
che alta in cielo occhieggia
sulla nudità imperitura
dei nostri corpi avvinti
sì uguali a serpenti, a diavoli
che riposo mai conosceranno
se non quando morte li sorprenderà
nel guizzo d’un attimo, ma insieme
sempre l’un all’altro legati

Oh vecchia vecchia madre,
che il mio letto più non conosci
se tosco dovrà alfine colpirci,
se la mano tua è già dai Borgia,
lascia almeno che per un’ora,
per un’ora sola io e Isabella
insieme ancora

Tu vecchia, vecchia gioia,
or ti vedo, ti riconosco,
ora che il belletto a sera
s’è disfatto sotto il dolore
delle larme tue antiche
sol più giovani di gelosia
Tu, proprio tu, vecchia madre,
oggi gelosa amante, sol più dai
cieco destino a me, al mio amore
…al mio amore Isabella

IL GIOCATORE

Tu l’innocenza la perdesti
tanto ma tanto tempo fa
Non era ancora la mezzanotte
e al tavolo verde già stavi,
col viso grave,
preso dentro a reconditi pensieri,
ignorando del core i battiti insistenti
Donna Fortuna – le sue lunghe dita
fra i tuoi capelli – ti pettinava
e all’orecchio ti sussurrava
che le nuvole non coprivano la Luna
E in quel momento capisti,
e piano piano nelle spalle affogasti,
e alla fine le carte sul verde le gettasti,
fra gli sguardi degli altri attoniti

Un uomo fatto ormai

LA MORTE DEL POETA

Quel giorno
il poeta raccolse il libro
che leggeva
in uno stordimento tutto suo;
e si disse
che troppe eran le stelle
perché potesse contarle
e poi cantarle ‘poesia’.

In bocca un dente gli ballava,
nel petto il vento faceva muta eco,
e il viso le lagrime gli rigavano.

IL PASSO

Attraversò
la strada:
e trovò
un’altra via
tutta da percorrere.

IL SALUTO

Buttando la carta
s’accorse d’aver perso:
raschiò via la polvere
dal viso e dal cappello.
A tutti fece un inchino,
poi bevve un ultimo sorso
dalla stanca bottiglia.
E sorrise in un saluto
per darsi alla notte.

OMBRA

Nella luce del riflettore
disegnò un’ombra
che gli pizzicava la voce:
e cantò,
ancora.

CAMMINARE

Camminare!
Ci tocca di camminare
per bruciare una favola,
affogando la gola
nei passi
che ci guidano.

UOMINI

Non sapeva,
ma gli bastava
lo sguardo del padre.

IN PIEDI

La sedia cadde
e l’uomo l’accompagnò.

VITA

L’inchiostro e l’infinito.
O una puttana.

PIAGHE

Raccolse un fiore
in un cimitero di croci.

Raccolse una stella
in un cielo di nuvole.

Raccolse un chiodo solamente.

FRAGILITÀ

Camminare
lenti passi
sulle pietre,
a piedi nudi,
scoprendo
che
una
goccia
di pioggia
ha scavato
la profondità
antica
della durezza.

QUESTA DONNA BAMBINA

Questa donna bambina
l’ho persa
Aveva occhi belli lucenti
e bolle di sapone in testa,
sempre a sognare
questo e quest’altro
quasi che l’azzurro del cielo
fosse la sua esclusiva
dimensione

Lunghi i capelli li portava
perché scendessero
in cascata
lungo l’agile schiena
fino a toccarle il sedere a cuore
La ricordo
che recitava tenerezze
con la puzza sotto il naso,
sempre sul chi va là
Era chiaro
che aveva ricevuto offesa
Ma non ne parlava
con chicchessia
Solo una lacrima
a metà piangeva
quando la si accompagnava
a vedere
un film di Kubrick
Null’altro la commuoveva

Null’altro
le dava la spinta
per una pacata carezza
al vento, o a nessuno
in particolare

Null’altro la commuoveva
Null’altro

Questa donna bambina
l’ho persa io,
cercando indarno
di trovare il centro
del suo universo

COME BUDDHA

La tua nudità
non potrà turbare
la raggiunta serenità
anche se ho bisogno
di te,
ancora,
celeste bagnante
che nuda rimani
sotto i freschi scrosci
della mia sorgente

L’AMORE DI BUDDHA

Hai bisogno di fare sesso
col primo viandante
che busserà alla tua porta

Ma puoi anche andare
a dormire tutta nuda
in un prato di ombre

Prima o poi
l’alba ti schiuderà
le acerbe gambe
e in esse
il suo oro ti lascerà

FRAMMENTO

Frammento,
scontento
l’esistenza
con l’abbondanza
o no
Sempre vittoriosa
la vecchiaia
più della gioia
d’aver nutrito figli
e nel letto sbadigli

Ogni giorno si sta,
senza speranza

POLVERE & VERSI

Polvere & Versi
Che motivo c’è
per r-esistere qui?

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IN DUE

In due andiamo
tra cessi e rottami
di seconda mano
Uno avanti,
l’altro dietro

Di niente ci lamentiamo
Ma quando una cipolla
o un callo, bestemmiamo

PIOGGIA, POETI-CORSARI E FANTASMI

Pioggia su questa spiaggia
dove profondo orizzonte
sprofonda fra cielo e mare
Si cerca una via per la vita,
con occhi umidi e bocca arida
Per egoismo innamorati

Gragnola di lettere
senza indirizzo o mittente,
vuote pagine scritte
col bianco della presunzione

Piove questa pioggia
sulla spiaggia e spumeggiano
le onde sulla sabbia
Un senso d’impotente rabbia
raschia la strozza
La voce non sa uscire,
ma sono gli occhi
lucidi specchi

Sulla via di questa vita
non trovata,
Asilo o Esilio domandiamo,
e l’orizzonte lo guardiamo
e immaginiamo di scorgere
il fantasma del sole
a bruciare acque annegate,
annegate nei Setti Mari!

Rimane vivo il dubbio:
forse il cattivo buono,
dubbio costante
nella pioggia che porta via
lungo la via delle onde procellose
l’immagine dell’intorno
con noi dentro affogati
E nel mentre
che l’ultima goccia
ancor batte la spiaggia,
avanza sulla sabbia la rabbia
sino a un orizzonte
morto e sognato da poeti-corsari

Si cammina, sì
Per non arrivare mai…

ANGELI DI DESOLAZIONE

Angeli di Desolazione,
ali spezzate e nel cuore pistole
Uno, Lei, l’Altro
Quante possibilità!
Lei tradisce l’Altro
L’Altro tradisce Lei
Uno tradisce Lei
Lei tradisce Uno
Uno tradisce l’Altro
L’Altro tradisce Uno
Si tradisce
Uno
Lei
L’Altro

Nel cuore pistole,
Angeli di Desolazione

Inquilini di alberi
e di rami vestiti d’Autunno
propagandando foglie morte,
& il prossimo ritorno di Primavera

Angeli di Desolazione
aspettano Primavera,
& un’altra puttana, una nuova

Ridono le scimmie,
ma non gli Angeli di Desolazione,
non gli Angeli di Desolazione

QUESTIONE DI POSSIBILITÀ

E l’amico di sempre
è andato
e con lui il tesoro
Una vita spesa a cercarlo
E un’altra per perdere
risate e speranze in comune

Alla fine dei conti
tutto torna
Nessuno dà niente
E’ la regola:
cappio al collo

L’Ignoranza una questione di possibilità
per chi troppo ha viaggiato e mai letto una poesia;
per chi troppo ha letto ma sempre in ascensore

Una questione di possibilità l’Ignoranza
Lei, Padrona del Caso e del Destino
Lei, Nostra Ipocrisia

Tutto torna, tutto torna
per essere cappio al collo

SILENZIO

Non uno Che Sappia Suonare il silenzio
Il latte-sacro-dell’Infinito prigione dell’Incertezza

Giorno dopo giorno,
frammenti di delicata certezza
nell’immagine del sopravvissuto

Notte dopo notte,
un sorso di vino nuovo
nel tentativo di scacciare i fantasmi:
bicchiere mezzo pieno mezzo vuoto

Non uno che sappia suonare il rumore
facendo silenzio

L’ebbrezza: non è
Sintomo pessimista?
Sopravvalutata la realtà,
la forza del silenzio



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