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Siamo tanto intimi e tanto lontani

Siamo tanto intimi e tanto lontani

ANTOLOGIA VOL. 55

Iannozzi Giuseppe

Non è il mio cuore
(Pensando a te)

E dove sono io?
dove lo spazio infinito
che m’ebbe in sua gloria?
Ero una stella e in cielo brillavo, alto,
ma solo m’illudevo che così fosse
Ero uno sbadiglio
e dentro al petto soffocavo
Ero una risata
e fra le labbra della notte morivo

Dicesti un giorno: “Basta!”
La tua mano sulla mia bocca posasti
perché finalmente tacesse
e con essa anche l’alma mia disfatta
Delle mie false verità eri stanca;
più non sopportavi che mi dessi via
nelle fauci d’un cielo senza stelle
Per me eri triste perché
troppo spesso nell’Infinito mi perdevo
a contar mille finte stelle
che non splendevano se non di vanità,
e di tosse – eco lanciata
nel siderale freddo degli affetti
Per me eri triste
perché da tempo ero già morto
e non me n’ero accorto io:
sol facevo conto di tornare a brillare
nella luce dei tuoi occhi
La speranza però già tutta s’era sepolta
dentro al petto mio stanco
come delfino di Atlantide arenato
e nella polvere della storia raccolto;
e questa realtà – in verità – la sapevo
anche se non la contemplavo

Gridasti un giorno:
“Non è il mio cuore!”
E soffocai finalmente io,
infinitamente
perché ero sbadiglio ammutinato
e solo ero capace di soffocarmi;
perché ero una risata strozzata
e solo fra le labbra della notte
capace ero di morire

E tu dove sei?
dov’è quello spazio infinito
che ti ha in sua eterna gloria?
Lì ti vorrei raggiungere
per sempre,
lì ti vorrei incontrare per ammirare
un’ultima volta la luce dei tuoi occhi belli,
dei tuoi occhi
che son mille stelle di verità
– pensando a te, pensando a te solamente

Padre e Figlia

per Viola Corallo (Vany),
dolcissima bambina

Il sorriso
non lo perdere oggi,
ché quando lo perdi lo perdi
e più non torna indietro.

Se un raggio di sole
– che non credevi –
di sguincio
le tue labbra le sfiora,
non rifiutare il dono
che Natura ti fa
perché sia tua la possibilità
di mettere in luce
la bellezza, quella forza
che nell’anima tua,
in un cantuccio,
riposa.

Se vero è
che sol siam qui
e di passaggio,
non ci manchi
però il coraggio
col sorriso di stordir
gl’idioti a piede libero
che, con sguardo truce,
nella rassegnazione
sconfitti e rassegnati
ci vedrebbero bene.

Le lacrime
dal virginal faccino
presto asciuga;
da lassù qualcuno spia,
spia la bella figlia sua
che in dolori e affanni
or la tenerezza macera;
spia il Padre la figlia bella
che ieri, da mane a sera,
sempre per lui era
l’òpra sua più sincera,
di benedizione degna.

Bella allegria

La vostra bella allegria
sempre mi commuove
Cosa non fareste
per un bel paio di tacchi!
Per questo non è possibile
non amarvi:
i vostri sorrisi,
le lacrime capricciose
– qualche volta di dolore -,
e la malizia dei seni
Non è possibile fare a meno
del Paradiso che siete,
Donne, nei secoli sempre adorate,
e poi schiacciate
dall’inquieta tirannia
di chi ebbe a credersi superiore,
senza mai accorgersi
che Dio ha il vostro volto
che perdona,
che soffre
non sempre dandolo a vedere

La vostra bella allegria
sempre mi stordisce a ogni età
che percorro inconsapevole quasi
del mio cammino;
ma ogni cammino è
sfiorare le labbra vostre muliebri,
un congiungersi ai vostri caldi aliti,
a quelle labbra di rose,
di fragole e ciliegie

La vostra bella allegria
sempre mi dice
che l’Eternità è nel vostro Bacio,
in quel figlio che al mondo
un giorno darete piangendo
felicità per amore,
per amore dell’umanità

In silenzio il tuo sorriso

C’è la carezza del tuo sorriso
sul mio volto stanco
“E’ l’anima d’un cuore spezzato”,
ripetono gli angeli dal paradiso
“La stanchezza gioca brutti scherzi”,
fa eco la tua risata frenata a metà

Non senti anche tu
che stiamo andando alla deriva?

Mia madre sorride
per invitarmi a stare tranquillo
Qui, però, a ogni momento
l’aria si fa più pesante
La tavola apparecchiata
e i soldi del Monopoli non bastano mai
Papà ha un cancro all’anima,
ma non intende tentare una cura
Dice che passerà come la vita,
perché prima o poi capita a tutti
Poi tace e sparecchia
e si fa di nuovo silenzio intorno a me

Non senti anche tu
che stiamo sbagliando?
Non ti rendi conto
che non serve sbadigliare?

Il tuo sorriso mi spezza l’anima in due
Fra le gambe, nel tuo dolore, la raccogli tu,
anche se è solo l’anima d’un cuore spezzato
Anche se è solo la stanchezza a farmi male

Non senti anche tu
che stiamo andando alla deriva?

Mia madre è morta all’improvviso
E non me l’aspettavo proprio così presto
Mio padre è sopravvissuto
E non immaginavo proprio
che un uomo potesse tirare a campare
Ma c’è che adesso tacciono entrambi
E’ solo che prima o poi capita a tutti il paradiso
E’ solo che prima o poi capita a tutti l’inferno

Non senti anche tu
che stiamo morendo?
Non senti,
non senti quante carezze sciupate?

Oh, allora è vero!
Non posso far a meno d’averti intorno
E’ vero quello che si dice in giro
sul nostro conto

Papà aveva ragione a dire
che prima o poi capita a tutti
d’essere nel torto
e non poterne fare a meno
Ma in silenzio,
in silenzio ancora la carezza del tuo sorriso

Mamma aveva ragione
a suggerirmi di stare tranquillo:
è solo un gioco aver ragione
e non poterne fare a meno
Ma in silenzio,
in silenzio ancora la carezza del tuo sorriso

Intimi e lontani

Ho messo su la Tosca e mi sono subito arreso alla noia:
c’è che preferivo quel tuo modo particolare di sculettare
e di farti vedere in giro con me, fasciata in un vestito da bambina.

C’è che ancora ti amo per il tuo sorriso di malizia;
c’è che non ho dimenticato i tuoi capelli sconvolti sul cuscino,
anche se è solo l’impronta del tuo corpo a riposarmi accanto.

Ora sì, ora siamo tanto intimi e tanto lontani.

Il sorriso di Dio

Sono tornato per ricordarti
che ho sfidato Dio e il suo sorriso
per farmi bello agli occhi tuoi.

Ho affrontato le onde del Destino,
ho messo sul piatto mille uomini sconfitti
per dimostrarti il mio valore.

Sono tornato per amarti.
Ma tu non lo sai. E solo questo conta
quando la fine d’un amore.

Come in Cielo così in Terra

Come in un cielo di nuvole squarciato da una lama di Luce,
c’era il tuo sorriso a illuminare il Buio delle mie solitudini;
come in una terra devastata dalla Morte che piange sangue,
c’era il tuo sorriso a dar Vita alle mie mani sul tuo corpo.

Come in Cielo così in Terra: sempre il tuo amore,
sempre il tuo amore, corpo e anima.

Sulle tue labbra mute

Non l’ho detto a nessuno:
oggi ti amo così, in silenzio,
perché è tuo desiderio.

Ma ieri ti ho sorriso davanti a tutti,
come un fiocco di neve precipitato
dal cielo sulle tue labbra mute.

Con Te

E grazie per tutti i problemi che m’hai dato.
E grazie per tutto l’amore che m’hai donato.

Ogni battito di cuore è stato nostro:
ho pianto con te, ho sorriso con te.

Sorriso di Luna

La mia gelosia è sorriso di Luna,
affascinante come una donna
che a tutti sorride
e a nessuno si concede.

Apri al cielo

Apri la finestra
Regina, apri al cielo
C’è il fringuello
che picchia forte
il becco sul vetro,
e il sole incurante feconda
le tue labbra di miele e séte

Apri la finestra
L’erba tutta si commuove
sotto la carezza del vento,
e tu non senti
che nell’aria c’è musica
che si spande
oltre il campanile
e ti sussurra l’avvenire

Apri al cielo,
sotto l’ombra del platano
Apri al cielo,
sotto la poesia del vólo
Apri al cielo, apri al cielo, apri il cielo
prima che ti cada in lacrime

Romantica Vergine

Non dovresti cercarmi
solo perché sono l’uomo
più bello che tua abbia
mai conosciuto
Non dovresti cercarmi
tutte le notti, nuda di collo,
a piedi scalzi, come bimba
affamata in cerca
d’uno specchio di sangue

Non dovresti amarmi
solo perché ti faccio paura
e ogni volta con me
muori un po’ più in fondo
Non dovresti pensarmi
quando l’alba piange
i suoi raggi dorati
sulla tua immagine nuda
ma di petali di rosa adornata

Non dovresti venire
con la bocca sporca
di latte fresco,
con il seno turgido
a muover sua ombra
sul duro mio petto

Non dovresti cercarmi
solo perché sono l’uomo
più crudele che tu abbia
mai amato

Mi canti una ninna nanna?

Mi canti una ninna nanna?
Non riesco a far silenzio
Non ho sonno, ho stanchezza
Ho bisogno d’una voce calda
che mi culli il cuore là dove
sta il tuo a riposare – a sognare
mondi sconosciuti, di favole
ai più precluse

Sculacciate divine

Tu suonerai note
divine ma anch’io
Ti darò tante
di quelle sculacciate
che anche gli dèi
dell’Olimpo dovranno
alfine tapparsi gli orecchi
e chiuder gli occhi
Il tuo culetto
– te lo assicuro –
te lo farò diventare
così rosso che Apollo
non potrà
che provar invidia
per il suo pallido sole;
e la lira spezzata
più non suonerà
una nota, non una
destinata
a chi mortale o no!

Sulla neve l’amore

E ti seguo,
ti seguo
di nascosto,
pensando che,
che ho anima
da consumare
e censurare
nelle deboli tracce
che sulla neve
abbandoni.
Per me. Per te.

Amore,
l’amore così è:
soffre con noi.
Cercandoci.

Affogare

In cascata
rovesciata
in tumulto,
io scivolo
portando meco
il ricordo
della risata tua
cristallina.

In cascata
sconvolta
in singulto,
io ti annacquo
nel tacito affogare
che è mio.

Passerotto in prigione

Oh, Amore, Amore, quante e quante
le volte che t’ho cantato stonando!

Quel passerotto che ti sognava tanto,
ora non fa più male alle tue lacrime:
sol più asciuga le pallide tue gote
con una becchettata o due, posando
sulla tua stanchezza la sua piumata
morbidezza. E t’ascolta quando invochi
degli Dèi l’ira perché spazzi via
ogni umana vanità! E t’ama pei giochi
che fai alla sua gabbia con ombre cinesi,
inventandogli impossibili voli di libertà.

Oh, Amore, Amore, più non le conto
le volte che, col cuore mio piumato,
t’ho cantato a ogni secondo stonando!

Ma per te che, piangendo,
sogni un amore più grande
del mio ridicolo pigolare,
per te soltanto, di nascosto,
la pioggia silente del mio pianto.

Muto in attesa

Dissero di me, “poeta!”
Stavo muto io in attesa,
con tanti altri in fila,
per pisciare l’anima via
dalla vescica,
in un giallo vespasiano



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