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La pensilina di Toraldo di Francia: un’epopea da Italia ’90 alla demolizione

Chi non ricorda la “pensilina di Toraldo di Francia”? Sicuramente molti la ricordano, soprattutto per averla sentita decine di volte in bocca all’allora sindaco Renzi, che inveiva contro quello che riteneva evidentemente uno “sfregio architettonico” alla bella Fiorenza, che doveva fungere in quegli anni da palcoscenico tirato a lustro per la sua folgorante ascesa politica. Si tratta della pensilina costruita sul marciapiede antistante il “fabbricato Viaggiatori” della stazione S.M.N. che fungeva fino ad anni recenti da Terminal per la maggior parte dei bus cittadini gestiti dall’A.T.A.F..

Per chi non la ricordasse, o non sapesse proprio di che si tratta, ecco come si presentava questa pensilina che in Via Valfonda, proprio all’uscita dalla stazione Santa maria Novella, fungeva da “diaframma” rispetto agli edifici sul marciapiede dove di trovava il McDonald (oggi c’è anche il Burger King all’altro capo, dove prima c’era la Stazione della Lazzi):

Ve la ricordate ora? Sono sicuro di sì…e probabilmente ricordate anche le file di motorini innumeri e di biciclette sciancate che l’assiepavano, le sue striscie di marmo bicolore sbiadite, i materassi che che la mattina testimoniavano come la notte si trasformasse in dormitorio per molti senza-tetto e i cumuletti di spazzatura nascosti alla meglio negli angoletti più riposti (ma neanche troppo).

E poi l’edicola dei giornali (quella c’è ancora assieme ai pini giganteschi) e il gabbiotto dell’Ataf dove i biglietti non li faceva nessuno perchè si faceva prima a pigliarli all’edicola adiacente…

E, ancora, i numerosi quanto immancabili graffiti ma soprattutto, infine, il doppio filare di pilastri scuri che sorreggevano la duplice pensilina.

Ora ve la ricordate, sì? Però non c’è più, perchè è la Pensilina stata demolita, a partire dal 9 agosto 2010, con un intervento arrivato dopo anni e anni di polemiche dovute sia al degrado che si era formato sotto le sue generose tettoie, sia per la supposta incongruenza architettonica che caratterizzava il modernissimo artefatto in rapporto ai “capolavori” prospicienti: da un lato le linee razionaliste della Stazione progettata dal Michelucci e dal suo “Gruppo Toscano”, dall’altro il gotico reverendissimo della basilica di Santa Maria Novella.

Eppure, non è durata molto: fu progettata in vista (e coi soldi) dei Mondiali di calcio “Italia ’90”, in occasione dei quali Firenze col suo stadio rappresentava una delle città in cui disputare le gare. La progettazione, affidata ad un architetto di un certo rilievo (Cristiano Toraldo di Francia, in collaborazione con Andrea Noferi) viene infatti principiata nel 1987 e terminata per l’appunto nel 1990.

L’opera veniva descritta come “un doppio portico [che] si divarica lungo le due direzioni – una parallela alla via Valfonda, l’altra al Fabbricato viaggiatori della Stazione – concluso alle estremità da testate che intendono riferirsi al contesto. Il lato porticato è riservato alle fermate, mentre sul lato opposto e nelle testate si trovano servizi commerciali e turistici. La struttura del portico è metallica, la copertura reticolare rivestita in alluminio; le colonne portanti sono rivestite da fasce marmoree bicolori analogamente alle architetture di testata, coperte da lucernari in vetro e rame”.

Tanto vituperata, bisogna rammentare a sua discolpa che il degrado e la fatiscenza in cui versava non erano certo colpa della struttura in sè, quanto piuttosto della mancanza di manutenzione, pulizia e controllo da parte delle autorità preposte anche se, per poterla più facilmente rimuovere, è stato facile convincere l’opinione pubblica che la pensilina di per sè “favoriva” l’annidarsi di situazioni di sporcizia e degrado: in pratica, si tratta di un caso unico al mondo: la pensilina trasformata in “untore” di manzoniana memoria.

E così, panacea di tutti i mali, è stata rimossa, liberando i grandiosi pini dall’abbraccio delle lamiere da cui spuntavano fino al 2010, ripavimentando tutta l’area e adottando il “pugno duro” contro ogni forma di sosta da parte biciclette e motorini. Di riconoscibile rispetto al “prima” c’è rimasta soltanto l’edicola (come già osservato), ed oggi l’area antistante l’uscita dalla Stazione lato via Valfonda appare così:

 

Curiosità nella curiosità, l’edicola che ancora oggi si vede là dove prima stava la Pensilina di Toraldo di Francia è diventata “abusiva” a seguito (e per effetto) dei lavori di risistemazione dell’area. Come riportato infatti nell’articolo di sitodifirenze.it, da cui è tratta l’immagine, il titolare dal 3 luglio 2011 non è in più possesso della Cosap (la Concessione di occupazione del suolo pubblico).

In pratica, una volta rimossa la Pensilina, anche l’edicola (che sta lì addirittura dal lontano 1966) è stata ritenuta “incompatibile” con il progetto di lavori programmati e di conseguenza ed è stato quindi proposto al sig. Lorenzo Ciampi (così si chiama il titolare) di spostarsi davanti al numero civico 2. Nelle more della concessione del permesso però, il Comune si è mosso per la demolizione dello storico chiosco, nonostante la proroga della Cosap promessa in data 7 luglio 2011.

Così, senza ancora l’autorizzazione per spostarsi, l’edicola si è trovata di fatto “sfrattata”, tant’è che la Polizia Municipale ha provveduto all’epoca a staccare la fornitura della corrente elettrica per “sollecitare” i titolari a sloggiare. Sicchè, l’edicola è rimasta lì, a resistere nonostante tutto, ma con l’improba difficoltà di dover chiudere all’imbrunire per mancanza di luce.

Della tanto vituperata pensilina ricordiamo almeno, mi sembra doveroso, due cose positive: il fatto che, quando pioveva a dirotto, chi usciva dalla Stazione aveva piacere di ripararcisi sotto, in attesa dei bus che all’epoca facevano “terminal” su quel marciapiede (e non era poca cosa, a pensarci bene); e poi quel nome ambiguo, ma straordinariamente evocativo che, finchè non ho approfondito la questione, mi faceva (e “Vi” faceva, ammettetelo…) pensare ad un monumento riferito ad un qualche re o nobiluomo gallico, con quel “Toraldo di Francia” altisonante ed epico, che sembrava assonare l’Orlando ariostesco.

 

 

 




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