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Il dramma di Sei personaggi in cerca di autore diretto da Luca De Fusco

Il dramma di Sei Personaggi in cerca di autore diretto da Luca De Fusco
Fermata Spettacolo

Il teatro è nudo, gli attrezzisti montano la scena, Gli Attori in écru i maschi, con elementi di blu le donne attendono l’inizio delle prove ed eccolo il capocomico anch’egli abito color crema, sciarpa e panama, dalla platea, e si comincia, ma manca la prima attrice, eccola tutta in blu, in ritardo, con il trucco da sistemare, le decolleté da calzare la sua collocazione fuori parte: tipico, ma giusto per la pièce in scena e si da il via allo spettacolo. Dal fondo prima proiettata e poi eccola in carne ed ossa la famiglia.

Sono sei Personaggi descrive il padre perfettamente pirandelliano statico, dall’eloquenza precisa scenica e interpretativa, Eros Pagni, insieme alla madre, il figlio, la figliastra e i suoi fratellini, ragazzo e bambina, di un altro genitore cercano un autore. “…il dramma è in noi…” dice.  I tre figli, gli ultimi citati, di un secondo marito della signora, rimasti orfani e buttati sulla strada della necessità dell’esistenza creano il vero mood nella trama che ricerca un autore. La madre sarta di Madama Pace, carismatica Angela Pagano, figura magnetica e dalla scenicità ipnotica, al suo incedere in scena, viene ripagata da costei grazie alla avvenenze dirompenti della figlia di seconda genitura.

I tre, figliastra, ragazzo e bambina entrati in famiglia, per volontà del primo marito, creano combutta e alterigia con il figlio legittimo sempre sulle sue, sempre presente, ma distaccato, snob, mandato a studiare fuori, con il suo disprezzo per il volgar vivere, donde la dialettica di carica interpretativa, l’uno elegante, distinto, sempre in un angolo e l’altra figlia adulta, la vivace ed eclettica Gaia Aprea, talora invadente, perfetto elemento di movimento in un testo che sviluppa il suo appeal registico a cura di Luca De Fusco, sulla presenza attoriale impeccabile di cotanto primo attore, talora doppiatore spezzino che veste i panni del padre appunto.

La famiglia si distingue per le cromaticità corvine dei costumi nei disegni di Marta Crisolini Malatesta, validi e contestualmente giusti, laddove l’elemento trainante è il dilemma tra personaggi e attori, vuoi sul palco,  vuoi nelle loro peculiarità a detta dell’autore di eccelsa sicilianità. I primi vivono sempre anche fuori scena e gli altri, gli uomini, talora non ci sono proprio. Ma se il dramma della famiglia è insita nei personaggi che la vivono nella realtà sempre e comunque, gli attori in attesa devono interpretarla e farla loro, ma non saranno mai la realtà, ma l’illusione della stessa con evidente rischio di difetto in resa agli occhi del pubblico.

Un bello spettacolo che adiuva un teatro nudo, con proiezioni sulla struttura che fa da fondo allo spazio scenico, laddove una vasca accoglie la bambina morta sul finale con la proiezione di un incantevole specchio d’acqua, e d’alto canto sulle tavole lo sparo con evidente clamore del pubblico colto dalla sorpresa di vedere morto il ragazzo. Questa è la tragedia di una vita che va in scena e aspetta che siano gli attori a dargli quella stessa credibilità che la realtà ha mostrato. Un popoloso parterre di spettatori, studenti, professori e cultori pirandelliani applaude il riuscito intento registico di valorizzare particolarmente le presenze attoriali di maggiore esperienza e notorietà popolare.

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