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I Volti di Faust: il viaggio sperimentale di una figura classica dalle mille sfaccettature

I Volti di Faust: il viaggio sperimentale di una figura Classica Dalle Mille sfaccettature
Fermata Spettacolo

Faust vuole scalare la vetta dell’Olimpo ed essere come Giove in cielo/
Margherita cerca le stelle promesse nel libro del firmamento/
Coro e tu? / Che vuoi?
Avrò finalmente il mio posto di Drago/
Con avidità assaggerò pelle e voci dei personaggi…

In anteprima nazionale, lo scorso 29 luglio, all’interno della rassegna Tutti i colori dell’arte, al Marconi Teatro Festival di Roma, I Volti di Faust, progetto scenico originale tratto dalle opere di Spies, Marlowe e Goethe. Drammaturgia, testo e regia a cura di Emilio Genazzini.

Al centro della rappresentazione, la lotta eterna tra Bene e Male, tra Faust e Mefistofele, che attraversa tutta la scena e che è sottoposta a tensioni ambivalenti. Da un lato Faust, nella sua spinta verso l’ignoto, nella sua urgenza di ampliare la propria conoscenza e il proprio potere, è il motore degli eventi, sempre insoddisfatto dei risultati acquisiti, nonostante gli infiniti doni di Mefistofele. Dall’altro, il diavolo, che persegue un suo fine specifico: la conquista di un’anima e la vittoria sull’ordine divino. Tenta in tutti i modi il suo fedele servitore, il medico e teologo Faust. E si insidia in ogni angolo della sua vita, persino nella sua passione per Margherita, che avrà un tragico epilogo.

Tutta la prima parte dello spettacolo vive di immagini, azioni più che di vera e propria interazione tra gli attori e il pubblico. E’ un teatro sperimentale, a tutti gli effetti. La compagnia Abraxa ha utilizzato come scenografia l’ambiente urbano che circonda il Teatro Marconi: palazzi, piazzali, scale antincendio eliminando i posti a sedere e coinvolgendo il pubblico per renderlo parte integrante dell’opera. Gli spettatori assistono alle scene iniziali stando in piedi, forse un po’ troppo tempo per un pubblico eterogeneo dal punto di vista dell’età ed “estivo”. Numerosi cambi di scena e di costume, accompagnati da musiche e battute, mantengono il ritmo sostenuto e guidano lo spettatore attraverso le epoche, mostrando i distinti volti di Faust.

La seconda parte dello spettacolo è più tradizionale, su un palcoscenico, all’interno del teatro, anche qui con diverse scene che si succedono. Il primo tratto originale della produzione è sicuramente il personaggio di Faust: noi ascoltiamo i suoi pensieri da una voce narrante esterna, ma lui non parla mai. Sembra quasi che il pubblico sia un confidente e che nessun altro debba sapere cosa gli passa per la mente. Poi viene rispolverata l’importanza del Coro, che non è scenografico, è parte integrante della narrazione. E’ un coro mobile, attivo e partecipe, forse anche un po’ insidioso.

Faust, Margherita e Mefistofele sono naturalmente i personaggi principali. Faust appare un po’ debole, forse proprio perché non parla mai. Il mutismo accentua un’inettitudine di sottofondo e non capiamo mai se stia sul punto di pentirsi veramente oppure abbia solo timore di essersi condannato all’infelicità. E’ quasi un mimo. A noi la sua fame di vita, intellettuale e sensuale ci viene raccontata, ma il protagonista non ce la trasmette come dovrebbe. Il suo profondo amore per Margherita, invece, traspare in tutta la durata dell’opera. E’ autentico, forte, sincero. Margherita è una figura romantica – tra l’altro abilmente interpretata da un’attrice sul palco ormai da svariati anni, Francesca Tranfo –  una fanciulla semplice, devota, delicata, ma ferma nella sua integrità morale. E’ la donna che ha reso madre, abbandonata e portata quasi alla follia, che in carcere ‒ sul punto di essere condannata a morte per infanticidio, ha la forza di rifiutare l’aiuto del diavolo e salva la sua anima.
Mefistofele è un personaggio complementare, necessario che sicuramente ai nostri tempi non fa più paura. E’ astuto ed è un profondo conoscitore dell’animo umano. E’ sempre dietro ad ogni situazione, pronto a catturare la preda più debole con sottigliezza ed avidità estrema.

Bravi anche gli altri ragazzi, tutti under 35 ma con una buona attitudine all’uso del corpo e della voce, perfino divertenti nella scena dei sette Vizi capitali.

L’intento di questa messinscena era quello di coniugare e mettere a confronto lo spessore classico dell’opera letteraria con l’innovazione e la sperimentazione per “coniare una nuova unità stilistica che non sia più appartenente alle epoche degli scrittori sopra menzionati, ma si trasfiguri in un linguaggio unitario, antico ma efficacemente contemporaneo”.

Lo spettacolo sarà replicato venerdì 1 settembre 2017, alle 22 al Giardino degli Aranci (Aventino), all’interno di Improvvisi Urbani 23°Festival Internazionale del Teatro Urbano.

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