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Jackie”, una magnifica Natalie Portman in un’insolita biografia storica

Jackie”, una Magnifica Natalie Portman in un’insolita biografia storica
Fermata Spettacolo

Jackie, un insolito “biopic” di un personaggio storico e che ha segnato un pezzo di storia, incentrato sui tre giorni successivi al suo assassinio e raccontato dalla prospettiva femminile della moglie. Stiamo parlando di John Fitzgerald Kennedy e di sua moglie Jacqueline.

All’indomani dell’omicidio, un giornalista va a trovare l’ex-first lady per un’intervista destinata a fare il giro del mondo. Lei racconterà, con toni quasi sempre pacati, a volte più drammatici, quando accaduto prima e nel giorno fatidico. Senza alcuna rigidità dal punto di vista cronologico, il racconto di Jackie è emozionale, segue il ritmo dei suoi sentimenti, dei suoi ricordi. Lei parla per sensazioni, rievoca insieme a noi un passato recente ma doloroso, che le ha cambiato la vita. Quella che condivide con noi più che una storia è qualcosa che avverte come una tragedia, per lei, per i suoi figli, per il popolo.

La Portman è bravissima in questo ruolo, tutto ruota intorno a lei che lo affronta con maestria sulla scena e nelle vesti di Jackie. La vediamo spesso in primo piano, tra l’altro in tutta la sua bellezza, e ci mostra un personaggio fragile, ma dolce e risoluto sul da farsi.

E’ poliedrica Jackie, si da fare su più fronti, privato ed istituzionale, ma è anche una donna molto sola, moglie e madre di famiglia, che fino a qualche giorno prima doveva occuparsi di rendere la Casa Bianca all’altezza della Storia, mentre ora la sua esistenza rischia di rimanere miseramente senza alcuno scopo.

E poi vive un grande conflitto: non ha tempo per rielaborare il lutto in quanto non c’è modo di rinviare l’appuntamento con la Storia, che preme affinché lei si comporti come ci si aspetti da colei che, a partire dal primo giorno del mandato del marito, non apparteneva più a sé stessa, bensì al popolo americano.

Buona le regia di Larrain, la pellicola conferma la sua inclinazione a rileggere e trasporre la Storia. E questa è una narrazione di una storia nella Storia. E’ una verità parziale perché vista da una sola attrice.

Non è chiaro lo scopo del film: da un lato emerge il ritratto di Jacqueline e la volontà di rispolverare la memoria di Kennedy attraverso i suoi occhi, dall’altro si perde il filo, il racconto è un po’ troppo emozionale e perde il rigore che ne sancirebbe la validità da un punto di vista della ricostruzione storica.

Non è certamente un biopic tradizionale, Larrain scardina molte regole del genere per investigare ciò che più gli sta a cuore. In questo caso si tratta della costruzione di un mito, quello di J. F. Kennedy e di sua moglie. Lo vediamo appunto nei salti temporali del montaggio, nella narrazione non lineare.

E cosa ci rimane? Il mito di un’età dell’oro perduta, l’immagine di una donna cui non è rimasto più nulla dopo essere stata in cima al mondo. “Non ho mai desiderato la fama, sono solo diventata una Kennedy”.

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