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Intervista a Stefano de Nicolo di YouReporter

Il citizen journalism si candida per un ruolo sempre più importante ed incisivo: grazie alla tecnologia, che si fa sempre più alla portata di tutti, creare notizie che vadano ad affiancare e migliorare l’informazione giornalistica “tradizionale”, è diventato molto più facile. Si stanno moltiplicando anche i servizi web che permettono a questa realtà che viene “dal basso” di emergere e trovare legittimazione nei palinsesti: uno di questi è sicuramente YouReporter, progetto tutto italiano di piattaforma video e foto sharing, dove chiunque può inviare il proprio materiale e diventare reporter.

Il servizio ha avuto un notevole successo ed ho deciso di fare qualche domanda a Stefano de Nicolo, uno dei creatori di YouReporter, per capire qual’è stato il motivo ispiratore della loro esperienza.

Me – Come nasce il progetto YouReporter? Quali sono state le difficoltà maggiori che avete dovuto affrontare?

Stefano de Nicolo – YouReporter.it nasce dalla consapevolezza delle profonde trasformazioni in atto nel mondo mediatico ed in particolare nel ramo giornalistico. Tutti noi siamo consapevoli di quanto grande sia il potere dei telefonini. Ormai sono nelle tasche della stragrande maggioranza delle persone, anche nella versione abilitata a scattare fotografie e video; possono dunque trasformarsi in un potente strumento per registrare fatti di cronaca e notizie. Da una parte il ruolo del cittadino che si trasforma in reporter perché sono le circostanze a imporlo; dall’altra naturalmente anche il ruolo del cittadino – che al di là di eventi di stretta urgenza – sente la necessità di comunicare qualcosa che poi, auspica, venga preso in considerazione dai media.

Le difficoltà di un progetto sono notevoli. L’idea di creare questa piattaforma mi venne nell’aprile del 2007. E’ stato molto difficile riuscire a realizzare il sito da zero. La programmazione è stata sviluppata interamente da un mio amico esperto di informatica, Alessandro Coscia.

Ora l’impegno maggiore sarà quello di aumentare le funzionalità a disposizioni degli utenti. Ingrandiremo a breve il player, la finestra in cui si vedono le immagini riprodotte e annuncio che sarà più grande di quella di YouTube. Stiamo sviluppando anche una nuova grafica molto accattivante.

M – Come si inserisce la vostra esperienza all’interno del web 2.0? E’ stato una risorsa o una difficoltà in più da superare?

SdN – Si fa un gran parlare del web 2.0 Chiaramente YouReporter è una piattaforma che mira alla condivisione dei contributi da parte di tutti gli utenti. Grazie all’esperienza e al successo di Wikipedia, YouTube e Flickr, YouReporter è stato subito compreso dalla stragrande maggioranza dei visitatori. Un modello simile lanciato 5 anni fa sarebbe stato subito attaccato dai media tradizionali. Oggi tutti sono consapevoli di come il modello di condivisione e di fruibilità di contributi prodotti dagli utenti non sia solo un’utopia.

L’Italia è però ancora molto indietro sul fronte della produzione di contenuti vc2. C’è anche un senso civico minore, forse, rispetto ad altri Paesi. Il progetto YouReporter in Italia è forse ancora troppo all’avanguardia. Ma sono sicuro che il futuro non di tutto il giornalismo (ma senz’altro del ramo breaking news) sia nel giornalismo cittadino. Quindi non demorderemo per nessuna ragione.

M – Citizen journalism: uno scenario da esplorare o un campo minato e poco conosciuto?

SdN – I pericoli del giornalismo cittadino sono grandi. Qualcuno potrebbe approfittarne per inserire contributi non veritieri, ma il vaccino è insito nel virus in questo caso, perché grazie agli altri utenti che navigano lo si può smascherare subito. Credo in ogni caso sia una grandissima ricchezza pensare di poter raccontare un avvenimento da più punti di vista.

In più non lo si dimentichi mai. La grande forza del giornalismo cittadino è appunto la moltiplicazione delle persone che prendono parte al processo di invio delle notizie, grande fattore di democratizzazione.

Pensiamo alla recente alluvione in Piemonte. YouReporter ha potuto contare su numerosissimi contributi da almeno una trentina di persone, ognuna dislocata in un luogo diverso della regione. Persino al Cnn non avrebbe potuto inviare 30 troupes giornalistiche in 30 posti diversi, e addirittura farlo nell’arco di un’ora dai temporali. Con YouReporter.it è stato possibile.

Io stesso sono stato inviato di un telegiornale nazionale in Piemonte. Ho fatto 800 chilometri per raggiungere le 3 zone maggiormente colpite, ma quello che avevo in mano era niente rispetto ai contributi inviati dagli utenti.

M – Qual ‘è il vostro rapporto con i media?

SdN – Sono molto felice di come i media più moderni abbiamo subito apprezzato e inteso positivamente la sfida lanciata da YouReporter. Tutti, lo ricordo, possono usare i contributi da YouReporter purché dichiarino la fonte. C’è fiducia in quello che invia la gente.

M – Come può Youreporter modificare i linguaggi giornalistici tradizionali?

SdN – YouReporter può modificare lo schema tradizionale dell’informazione imponendo molteplici prospettive. Il giornalista dovrà sempre più tener conto di quello che gli utenti hanno inviato in rete. Non potrà ignorare i video e le foto degli utenti. A Chiaiano i principali telegiornali hanno snobbato tutti i video inviati dalla gente duranti gli scontri, che mostravano in modo chiaro la violenza degli scontri. Il giorno dopo le persone che protestavano sono scese in piazza e hanno iniziato a prendere di mira gli stessi giornalisti, accusati di non aver utilizzare i video girati dai cittadini.

E’ stato sorprendente. La gente porrà fiducia solo in quei media che danno valore e credibilità ai video-testimonianza inviati dai cittadini. Lo sa bene la Cnn che ha lanciato Ireport.com

M – Vi sentite del tutto indipendenti da questo mondo?

SdN – Assolutamente no. YouReporter vuole integrare il mondo dei telegiornali, non sostituirlo. Io stesso lavoro in un tg. Non c’è la presunzione di eliminare i giornalisti. Sarebbe una follia, ma di rendere più democratica l’informazione grazie alla moltiplicazione dei punti di vista.

M – Democrazia. Anche per l’agenda setting? Cosa fate in questo senso?

SdN – E’ stupefacente come in varie occasioni sia stato ancora il pur piccolo YouReporter.it a dettare l’agenda. Vari video pubblicati tempestivamente su YouReporter sono stati ripresi poco dopo da tutti i media. Penso al video del pedone investito negli Stati Uniti. Un utente l’ha caricato sul sito vedendolo evidentemente su qualche sito delle tv americane. Il giorno dopo era il primo video su Corriere.it e Repubblica.it

M – Come funziona il sistema di controllo dei materiali che vengono uploadati? Quali sono i criteri di validità? Avete già provveduto a censurare qualcosa?

SdN – Tutti i materiali entrano liberamente. Devo anche dire che c’è un grande senso di responsabilità e autocontrollo da parte degli utenti. Non è mai arrivato un contributo di tipo pornografico. Era un timore che avevamo molto all’inizio. Video censurati no, nessuno, per il momento. Il nostro è e rimarrà uno spazio libero.

M – User Generated Content: sono o non sono la nuova frontiera del giornalismo?

SdN – Sì, ma sempre integrando i telegiornali che però devono evolvere diventando più moderni, dinamici e flessibili.

M – Per avere una nuova e finalmente legittimata conversazione dal basso che attivi un processo di arricchimento reciproco, quanto è importante il rapporto con il territorio, la località?

SdN – E’ fondamentale. Una grande cartina su YouReporter guida attraverso i contributi città per città. Credo molto nella trasformazione dell’informazione locale. Guardate come coprono il territorio le tv locali americane. Quelle sì che sono sulla notizia. Adoperano gli elicotteri per trasmettere in diretta ogni avvenimento. YouReporter è molto più vicino a questo modello.

M – Prosumer (producer/consumer): è finità l’era della fruizione passiva? I mercati sono diventati enormi conversazioni di massa?

SdN – La fruizione passiva, soprattutto in Italia, credo coinvolga la stragrande fetta della popolazione purtroppo. Il senso di stanchezza e delusione verso la politica non sfocia in prese di posizione e iniziative di gruppo. Il Paese sembra quasi addormentato. Ci vorrebbe un grande rinascimento che parta dalla consapevolezza di quanto grandi siano gli strumenti, grazie ad internet, a disposizione di ognuno di noi.

M – Youreporter è un progetto in evoluzione?

SdN – Dal punto di vista tecnico moltissimo. Siamo all’1% dello sviluppo. Dal punto di vista concettuale no. L’idea è questa, credo e spero sia vincente. La porteremo avanti con determinazione.

M – Avete rapporti diretti con i cittadini/reporter?

SdN – Per il momento no. Il modello è quello di YouTube. Non li conosciamo direttamente.

M – Quante persone compongono lo staff? Qual’è la loro età media e come si rapportano con il web?

SdN – Il punto veramente dolente. Sembrerà una follia… Siamo in due. Un mio amico di vent’anni sul fronte programmazione. Io (23 anni) sul fronte contenuti. Allargheremo presto la squadra.




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