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I mercenari 4 recensione film di Scott Waugh con Sylvester Stallone

I Mercenari 4 recensione film di Scott Waugh con Sylvester StalloneJason Statham, Randy Couture, Megan Fox e Dolph Lundgren

I Mercenari 4 di Scott Waugh (Credit: Yana Blajeva)

Prevedibile, stanco, delirante e anacronistico. Potremmo concludere con questi aggettivi l’analisi di questo quarto capitolo de I Mercenari, ma è utile avanzare un ragionamento per comprendere – se ne ha – il senso di questa operazione e il futuro di questo filone cinematografico.

La trama del film è talmente scontata che sprecare qualche parola per raccontarla ci sembra persino superfluo. È importante notare che, se siete qui a leggere la recensione senza aver visto il film e se avete in mente la più classica delle parabole narrative di un banale action muscoloso anni 80, siete andati molto vicini al risultato finale.

È evidente che sperare di trovare un’opera simile a quelle di Guy Ritchie sarebbe una sterile utopia, ma augurarsi di poter vedere qualcosa di diverso rispetto ad una sequela di cliché stantii era quantomeno legittimo.

Con questa quarta reiterazione del franchise siamo di fronte a quello che può essere considerato, paradossalmente, il capitolo più penosamente nostalgico della saga. Una nostalgia che non si è concretizzata in frequenti riferimenti ai capitoli precedenti, ma nelle vere e proprie fondamenta del film.

Mercenari 4 scimmiotta forzatamente lo stile del più classico action movie anni 80, in ogni componente, in ogni inquadratura, in tutte le linee di dialogo.

La recitazione (tra cui Sylvester Stallone e Jason Statham), la regia di Scott Waugh, lo sviluppo narrativo e la caratterizzazione dei personaggi è rimasta tragicamente allo scorso secolo, con una piccola ma significativa differenza. Se nel secondo novecento la massa accettava di buon grado le caratteristiche di una proposta cinematografica platealmente concepita per saziare il bisogno di icone mascoline, con esplosioni e finali lieti, adesso, persino in un prodotto smaccatamente commerciale, si esige qualcosa in più o, quantomeno, l’assenza del medesimo panorama estetico, delle stesse polverose storie e dei soliti maschi alfa palestrati.

L’operazione, dunque, seppur apparentemente simile, non assomiglia neanche lontanamente a quella confezionata da Tom Cruise e colleghi con Mission Impossible 7 che riesce con efficacia a svilupparsi in una saga, modificando le istanze cinematografiche delle proprie origini.

I Mercenari 4 di Scott Waugh (Credit: Yana Blajeva)

Con I Mercenari 4 ci troviamo di fronte ad una operazione nostalgia di un prodotto invecchiato particolarmente male. Sarebbe un po’ come utilizzare un computer di dieci anni fa per riassaporare le emozioni di quell’epoca, ritrovandosi a inveire ripetutamente a causa della lentezza del sistema operativo.

Il film si rivela essere un’esperienza prevedibile, con una trama che segue schemi del tutto privi di originalità. Inoltre, la narrazione si perde in una serie di eventi improbabili e fuori contesto. L’intero lavoro sembra anacronistico, come se fosse stato realizzato in un’epoca diversa, incapace di connettersi con il pubblico contemporaneo

I Mercenari 4 rappresenta un tentativo inefficace di affrontare la nostalgia legata a un prodotto invecchiato male imitando forzatamente lo stile del più classico action movie anni 80 con una sequela di cliché e scene esagerate.

Imitazione forzata nell’intento di ravvivare la magia del passato, che lascia però solo un amaro retrogusto del tempo che fu.

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