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Moonage Daydream recensione film documentario di Brett Morgen con David Bowie [Anteprima]

Moonage Daydream recensione film documentario scritto e diretto da Brett Morgen su e con David Bowie presentato al Festival di Cannes

Quando si parla di David Bowie non si pensa immediatamente alla classica rockstar, o almeno non al concetto classico che abbiamo di questa figura. Il Duca Bianco era un personaggio controverso, particolare (per questo spesso criticato ed attaccato), vera e propria essenza di arte. Una figura poliedrica che ha saputo dedicarsi anima e corpo alla scoperta dei più disparate connotazioni di arte utilizzando se stesso come una tela bianca su cui dipingere diversi personaggi che hanno cambiato la storia della musica.

Perciò rappresentare questa icona leggendaria in un film non poteva essere un’impresa facile: realizzare un biopic più classico (come accaduto nel caso di Rocketman o di Bohemian Rhapsody) o realizzare un più descrittivo documentario per veicolare in maniera più dettagliata il pensiero e la poetica dell’artista?

David Bowie (Credits: Universal Pictures)
Moonage Daydream film documentario di Brett Morgen con David Bowie (Credits: Universal Pictures)

L’operazione è stata affidata al regista documentaristico Brett Morgen, già autore di un documentario incentrato su di un’altra figura iconica della musica contemporanea (Kurt Cobain: Montage of Heck) e candidato all’Oscar per il bellissimo On The Ropes. Nasce così Moonage Daydream, nome derivante dall’omonima canzone del Duca Bianco, un film visivamente eccelso che tralascia il canonico racconto della vita dell’autore inglese per focalizzarsi sulla sua poetica e filosofia. Attraverso inserti di frasi riguardanti il suo rapporto con le persone e con l’arte il regista cerca di dispiegare la mente dell’artista sul grande schermo. Le più classiche sequenze tratte da concerti e interviste sono presente, ma quello che fa Morgen è utilizzarli per sviscerare la mente del protagonista e accompagnarci nella sua straordinari testa. La pellicola è sostanzialmente un delicato racconto sulla natura dell’uomo e del reciproco rapporto di questa con l’arte, un rapporto indissolubile essendo l’arte espressione più pura della natura umana.

Un documentario visivamente spettacolare orchestralmente diretto da un ispiratissimo Brett Morgen che utilizza montaggio e luci per riproporre l’istrionismo e l’ecletticità dell’uomo raccontato nella pellicola. Bowie era autore a tutto tondo, una figura in continua ricerca di qualcosa, un qualcosa che sapeva ritrovare nelle forme più disparate di arte. Durante il corso del documentario lo vedremo scolpire, dipingere e perfino recitare a teatro.  Morgen è abile ad utilizzare questa particolare connotazione del Duca bianco per riproporre inserti che citano e ripresentano le più grande opere della storia dell’uomo, tramutando, a tratti, l’intento conoscitivo dell’autore in una e vera propria riscoperta delle più grandi opere nella storia dell’uomo. E quindi scorreranno su schermo gli scritti di Nietzsche, la musica di John Coltrane, le intuizioni visive di Méliès fino ad arrivare alla regia di Kubrick e alle sculture di Michelangelo.

Moonage Daydream film documentario di Brett Morgen con David Bowie (Credits: Universal Pictures)
David Bowie (Credits: Universal Pictures)

Nonostante l’interessantissimo impianto narrativo, chiaramente retto da un soggetto ancora più interessante, e lo spettacolare impianto visivo, non si può non notare la prolissità del progetto. Il documentario dura circa 140 minuti, all’interno dei quali se la prima metà del prodotto sa intrattenere, oltre che istruire, in maniera impeccabile, nei minuti finali si può intravedere un certo pattern ricorrente nella rappresentazione scenica che può indurre lo spettatore a sentire la stanchezza. La durata, quindi, risulta leggermente superiore rispetto alla reale necessità del racconto divenendo quindi punto a sfavore di un’opera che sarebbe potuta essere perfetta. Ma considerando il soggetto, e quindi l’uomo, che vuole dipingere, l’imperfezione in questione risulta addirittura migliore rispetto alla perfezione, perché quest’ultima è sinonimo di scoperta, di fine della ricerca, ed è la ricerca in sé che muove l’arte: la perfezione è avvilente.

Tirando le somme Moonage Daydream è un’opera meravigliosa che accompagna lo spettatore in una delle menti più geniali ed eclettiche del ventesimo secolo. La messa in scena ricalca perfettamente l’istrionismo del personaggio e le considerazioni che vengono mosse dallo stesso Bowie nel corso di alcune interviste di repertorio sono interessanti disquisizioni sulla natura dell’uomo e dell’arte.

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