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Black Phone recensione film di Scott Derrickson con Ethan Hawke [Anteprima]

Black Phone recensione film di Scott Derrickson con Ethan Hawke, Mason Thames, Madeleine McGraw, Jeremy Davies, James Ransone e E. Roger Mitchell

Prima regia cinematografica di Scott Derrickson dai tempi di Doctor Strange del 2016 – iato dovuto anche al suo iniziale coinvolgimento come regista nel recente sequel del film, alla fine diretto da Sam RaimiBlack Phone è liberamente ispirato a un racconto di Joe Hill, figlio di Stephen King che ha seguito sotto pseudonimo le orme del padre.
Per Derrickson Black Phone segna una sorta di ritorno dalle radici: la sua opera prima da regista era stata il quinto capitolo della saga di Hellraiser, e negli anni aveva continuato a realizzare, alternandoli a blockbuster più impegnativi come il remake di Ultimatum alla Terra, film horror diventati bene o male cult contemporanei, come The Exorcism of Emily Rose e il primo capitolo della saga di Sinister. Prodotto dalla Blumhouse di Jason Blum, ormai un brand più che una società di produzione, relativa garanzia della qualità media dei suoi horror, Black Phone si segnala anche per la presenza nei panni del villain di un attore del calibro di Ethan Hawke, già protagonista di Sinister dieci anni fa.
Mason Thames e Madeleine McGraw (Credits: Universal Pictures)
Ethan Hawke in Black Phone (Credits: Universal Pictures)

La trama di Black Phone non può sfuggire a una certa sensazione di già visto: nella provincia americana degli anni 70 un uomo misterioso rapisce adolescenti, e viene soprannominato dai media e dai locali come il Rapace. Quando il giovane Finney viene rapito, qualcosa nella dinamica tra vittima e preda cambia e i tempi della prigionia si dilungano, mentre sua sorella minore impiega tutte le sue forze – inclusi insospettabili poteri da veggente onirica – per salvarlo prima che il Rapace si decida a ucciderlo.

Il personaggio di Ethan Hawke, che è appunto il Rapace, indossa per quasi tutta la durata del film una maschera in due pezzi che si vede anche nella locandina, la resa caricaturale di una crassa risata con orecchie taurine, e quando in una colluttazione Finney riesce a toglierla l’uomo ha quello che a tutti gli effetti si potrebbe definire un attacco di panico. Una maschera così disegnata rivela immediatamente un ruvido sottotesto apotropaico e, benché ben calibrata sul volto dell’attore e sinistra al punto giusto per dargli credibilità come rapitore psicopatico di bambini, al tempo stesso non può che limitare i confini della sua performance attoriale. Nel complesso, e questo più per mancato approfondimento in scrittura che per un effettivo deficit recitativo, il personaggio del Rapace appare fin troppo derivativo, con suggestioni sospese tra l’ultimo Joker e l’IT alla Stephen King, anche omaggiato col solito cappottino giallo sotto la pioggia in una delle scene chiave del climax del film.
Black Phone di Scott Derrickson con Ethan Hawke e Mason Thames (Credits: Universal Pictures)
Mason Thames (Credits: Universal Pictures)

A ben vedere, lo stesso limite narrativo che inficia l’originalità del suo villain rappresenta anche il principale limite del film. Black Phone è composto essenzialmente da variegati elementi tipici del canone narrativo horror, messi insieme in un modo tutto sommato non ancora visto, se non altro per l’ampiezza del numero di diversi canovacci adottati. Senza indulgere in spoiler, abbiamo da un lato il topos del mostro mangia-teenager, poi quello del cattivo psicotico e latentemente pedofilo, c’è il motivo della maschera con tutto ciò che di antropologico e di metanarrativo si porta dietro, c’è una bambina con poteri paranormali e c’è un ulteriore saliente elemento “metafisico” nel colpo di scena collegato al telefono nero che dà il titolo al film.

Una simile composizione strutturale che mescola narrative diverse in un’unica trama fa sì che Black Phone né abbia l’allure di un classico né possa essere definito un esercizio di stile sul genere. Il risultato resta comunque piacevole, un valido film di intrattenimento, ma la combinazione Scott Derrickson più Ethan Hawke dava adito a speranze più alte.

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