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Painted Desert and Petrified Forest

Tenetevi stretti i sogni

Tenetevi stretti ai sogni
perché se i sogni muoiono
la vita è un uccello con le ali spezzate
che non può volare.
Tenetevi stretti ai sogni
perché quando i sogni se ne vanno
la vita è un campo arido
gelato dalla neve.

(Langston Hughes)

Alla visita a questi due parchi tenevo moltissimo! Era uno dei miei sogni nel cassetto e fino alla fine non ho avuto la certezza di poterli vedere perché le previsioni meteo non erano particolarmente favorevoli.

Siamo partiti da Flagstaff la mattina presto e dopo un viaggio di circa 170 km siamo arrivati all’ingresso sud del Petrified Forest National Park. La visita al centro visitatori è d’obbligo per capire meglio cosa si sarebbe potuto vedere nel corso dell’escursione: le premesse mi sono sembrate interessanti in quanto il parco prende il suo nome dall’alta concentrazione di tronchi d’albero fossili, risalenti al Triassico Superiore (tra i 205 e i 225 milioni di anni fa). In quel periodo l’intera pianura fu sommersa dall’acqua dei fiumi che scorrevano dagli altopiani circostanti. Una enorme mole di alberi caduti, trasportati dall’impeto delle acque, si depositarono sul terreno per poi restare sepolti dalle ceneri vulcaniche. La silice contenuta nella cenere, sciolta dalle infiltrazioni sotterranee d’acqua è così penetrata nei tronchi, trasformando la materia organica in meravigliosi cristalli di quarzo dai colori smaglianti.

È anche per questo che a tutti i visitatori viene consegnato un cartoncino che spiega le regole del parco: in sintesi “ giù le mani dai quarzi”!

Iniziamo il percorso che durerá circa 28 miglia e che porterá ad attraversare anche il secondo parco, il Painted Desert. I punti di sosta suggeriti dalla mappa sono molti e non tutti, a mio parere, meritevoli di una sosta. Interessante è Jasper Forest che dà una vista panoramica su un’area con un’altissima concentrazione di tronchi pietrificati.

Alcuni dei cristalli di quarzo ritrovati sono davvero stupendi!

Molto bello il Blue Mesa: una serie di rilievi che mostrano una stratificazione particolare, alternando bianco e azzurro ( ben visibile quando c’è la luce adatta).

Abbiamo proseguito verso la Newspaper Rock: da una piattaforma, usando binocoli appositi, si vedono più di 650 incisioni sulla roccia risalenti a più di 2000 anni fa.

Dopo alcune miglia arriviamo allo scheletro di una vecchia auto ( una Studebaker del 1932) posizionato nel Luogo Dove la Route 66 una volta attraversava il parco. Inutile…in Arizona ovunque ti giri …compare un riferimento alla 66!

E ora… arriva il mio momento: il Painted Desert! Per me questo panorama è stato la punta di diamante del viaggio: desideravo vedere da anni questa distesa desertica, dove la concentrazione di manganese e ferro contenuta nelle rocce ha segnato le colline con profondi solchi colorati, degni solo della mano sapiente di madre natura. Sono senza parole: il deserto dipinto non mi ha deluso!

Il testo di uno dei pannelli esplicativi posti sul più alto punto panoramico esprime perfettamente come si prova davanti a questo spettacolo della natura: “Perditi! A cosa assomiglia il silenzio? Dove puoi andare se non vuoi che le tue impronte vengano seguite? Come ti senti in un luogo dove il tempo del giorno e della notte non hanno importanza? Come ti fa sentire essere completamente immerso nella natura? Le risposte come queste ti aspettano nelle terra che vedi qui sotto di te. Perditi!”

Gli overlooks più spettacolari sono tre, ciascuno con una sua peculiarità: in tutti i casi devo dire che lo sguardo si è perso in queste forme e colori … guardi e riguardi e ogni volta cogli un particolare, una sfumatura, una forma differente. I colori poi…eccezionali! Oltretutto, siamo capitati in una giornata con un tempo molto variabile, sole e nuvole che si alternavano in continuazione e questo ha reso ancora più mutevoli le mille sfumature del rosso del deserto. Indimenticabile. Sono felice.

A volte le parole non bastano.
E allora servono i colori.
E le forme.
E le note.
E le emozioni.
(Alessandro Baricco)



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