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Passaggio in Sud Dakota: Rapid City, la cittá dei Presidenti

Ìl passaggio dal Wyoming del sud e il sud Dakota non é stato caratterizzato da una variazione consistente del paesaggio : sono continuate le dolci praterie che attraversano fertili vallate poco profonde …dai primi istanti ho comunque avuto l’impressione di trovarmi in una terra di una bellezza sconfinata. Ho avvertito forte la sensazione di immensitá di queste terre erbose di cui, mentre si procede in auto, non vedi la fine…un mare sconfinato verde e giallo, punteggiato da capi di bestiame color nero carbone liberi a pascolare.

La sua capitale, Rapid City, è invece piuttosto anonima: se si toglie la principale “attrazione” ( che personalmente non ha entusiasmato) e cioé quasi cinquanta statue a grandezza naturale che riproducono i Presidenti Degli Stati Uniti dislocate lungo la zona più centrale, per il resto nulla di particolarmente attraente. I Presidenti sono rappresentati secondo l’operato o le attitudini: ad esempio Thomas Jefferson intento a scrivere la Dichiarazione di Indipendenza, Kennedy per mano al figlioletto, …nel complesso..bocciate!

Il cuore della città è la Main Street Square , una piazza con fontane interattive per divertite i bambini, molti edifici in mattoni rossi ben conservati,ristoranti di cucina internazionale e negozi: tra questi ultimi degno di nota è il Prairie Edge , che vende oggetti prodotti dai nativi, e che è anche un museo carino per chi ne vuole scoprire la cultura.

Devo dire che la tentazione di acquistare tutta la merce del negozio in blocco è stata forte…non c’era un solo oggetto che non mi piacesse! Alcuni articoli erano anche molto costosi, ad esempio una borsa di perline e cuoio sui 2500 euro, oppure uno specchio decorato con perline e cristalli di roccia 3000 euro,… Alla fine, dopo un giro perlustrativi in negozio durato parecchio, ho acquistato soltanto un paio di monili e una scatolina “realizza sogni” che regalerò ( non ho potuto trattenermi oltre perché mio marito stava diventando un fossile a forza di aspettarmi mentre sceglievo gli orecchini).

A questo punto, visto che la perlustrazione della città è durata pochissimo, abbiamo deciso di “buttarci” su alcune “attrazioni”  che abbiamo trovato descritte in un paio di depliant all’ingresso del nostro hotel.

Prima attrazione: l’ ’Alex Johnson hotel ( voto 6)

E’ conosciuto come “l’attrazione turistica del West”, ed è considerato uno dei posti più eccezionali della città …ma personalmente non l’ho trovata poi questa gran cosa. Come molti edifici storici ha la sua buona dose di storie di fantasmi. All’ottavo piano una “Signora in bianco” dicono che si aggiri da anni: pare sia una sposa che trovò la morte nella stanza 812. Si è anche sparsa la voce su un fantasma di una strana ragazzina, forse figlia del proprietario Johnson, che morì di polio in albergo. Oltre ai fantasmi l’Hotel ha dato ospitalità a vari Presidenti Degli Stati Uniti, a Alfred Hitchcock e a Cary Grant durante le riprese del film “Intrigo internazionale”. Sulla parete dell’ ingresso le fotografie di tutte le celebrità che ha ospitato ( nessun italiano).

Seconda attrazione: lo Storybook Island ( come voto io dò un 7, le fiabe mi piacciono, ma per mio marito é stata una penitenza )

Lo Stoybook Island è un salto indietro nel tempo. Un antico libro di fiabe immerso nel verde a poca distanza dal centro di Rapid City: mi sono divertita tra tanti personaggi e le varie ambientazioni di belle storie. Ho voluto “ controllare” se fra i grandi classici della letteratura d’infanzia era stato ricordato anche il nostro Pinocchio…e infatti è così! Devo dire tuttavia che la bottega di Geppetto poteva essere realizzata meglio!! A seguire solo un decimo delle fiabe rappresentate ( ah…nel parco vengono organizzate molte attività gratuite di storytrlling).

Il mago di Oz probabilmente quest’anno a scuola mi farà compagnia così ho pensato di fare conoscenza …ah..trova l’intruso

Terza attrazione: la cittadina storica di Deadwood ( voto: 8)

Siamo arrivati a Deadwood ( che deve il suo nome ad un accumulo di alberi divelti e ammassati che si trovava proprio nel posto in cui la città venne edificata) in mattinata: la prima impressione é quella di una graziosa cittadina del vecchio West. Tutto intorno si vedono le Le Black Hills, la catena montuosa che si estende dal Dakota del Sud fino al Wyoming : il loro nome , colline nere, deriva dalla traduzione del termine Pahá Sápa in lingua Lakota, la tribù che abitava queste zone. Le colline erano chiamate così a causa della fitta vegetazione che le faceva apparire di colore scuro in lontananza. In effetti la vegetazione é fittissima.

Deadwood è una città che venne illegalmente costruita nel 1870; oggi è diventata un sito storico mantenendo l’impronta del suo passato nelle varie architetture ( soprattutto nei saloon sembra di rivivere gli ambienti visti nei film) con casette in stile nell’epoca dei cercatori d’oro, con il suo centro che si snoda in una via centrale con hotel, negozi di vario genere ben conservati…devo dire che ci sono alcuni scorci che valgono il viaggio fin lì ( che poi,da Rapid City, sono solo circa 50 km) .

La città é legata alla figura di Wind Bill Hickok: al pari di Buffalo Bill e Calamity Jane, è stato un personaggio realmente esistito del Far West e fu reso leggendario dalla sua fama di pistolero infallibile, dapprima dai racconti orali e dai resoconti giornalistici delle sue imprese, poi da un libro del 1871 e infine dal cinema e dalla televisione. Visse per un buon periodo a Deadwood e proprio qui, nel 1856, ad un tavolo da poker del saloon Nuttal & Mann’s, Hickok trovò la morte, ucciso da John “Naso Rotto Jack” McCall, un avventore che al processo riferì di aver voluto vendicare la morte del fratello.

Come ultima annotazione su Rapid City, una curiositá: prima di partire per gli USA mi ero imbattuta casualmente in un romanzo, pubblicato in marzo, dal titolo “Il Mustang e la piccola stella del mattino”, ambientato proprio qui a Rapid City.

Il romanzo è la storia di Michael e Lucy. Lui è un Lakota che vive in una riserva e lavora con i cavalli, lei è una ricercatrice italiana che grazie a un progetto di ricerca si trasferisce a Rapid City. Si incontrano in un ranch nelle Black Hills e innamorandosi si imbattono nelle loro profonde diversità derivanti anche dal forte impatto che la cultura europea ebbe sulle sorti dei nativi americani. Sullo sfondo i paesaggi maestosi del South Dakota in cui si scorgono i disagi e le difficoltà socio-economiche delle riserve indiane d’America.

E’ un libro che ho apprezzato per l’idea di fondo di vivere l’altro come occasione di crescita e di confronto, di oltrepassare i confini e immergersi nella positività dello scambio, dell’accoglienza e della reciprocità. Lo consiglio soprattutto come lettura per adolescenti e giovani perchè può aiutare a smuovere il pensiero critico verso fenomeni cruciali e critici della nostra società come la discriminazione, la disuguaglianza sociale, il razzismo, il senso di comunità.



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