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Badlands National Park

Scoperta

Finalmente posso pronunciare
le parole appena scoperte
con il profumo dell’eternità:

Ti vedo
esisti,
mi parli,
l’aria mostra le tue forme

È come se dal fondo dell’oceano
fosse sorta l’inattesa
terraferma o forse
un continente sommerso

La vita diventa un mistero
cosmico del tuo fluire,
e io la sua nascosta
particella.

Krystyna Rodowska

L’avvicinamento in auto al parco Delle Badlands mi ha messo un po’ di inquietudine…sarà il nome ( cattive terre), sarà che a un certo punto sembrava davvero di essere finiti nel nulla, niente case, niente aree di ristoro, niente pompe di benzina, per miglia e miglia …solo distese prima verdi, poi aride, poi sassose …sarà chece a un certo punto pure il cellulare ha perso la ricezione…Insomma, quando alla fine ho visto spuntare da lontano le casette dei rangers che indicavano l’ ingresso ho tirato un sospiro di sollievo!

Anche dopo l’ingresso, però, questo paesaggio desolato all’inizio mi ha lasciato stupita perché non mi aspettavo un ambiente così aspro e arido dopo le colline coperte di prateria attraversate per arrivare qua. In più il parco si è rivelato molto diverso dagli altri parchi rocciosi che ho visitato in questi anni: la sua particolaritá sta nel fatto che non si svela tutto, subito e non ha un punto focale rispetto ad altri, ma piuttosto si distende per uno spazio sconfinato e rivela i suoi tesori un po’ alla volta.

Anche il colore delle rocce è distribuito nelle varie zone con sapiente perizia: si passa da chilometri di pietre bianco latte, per passare ad altre zone isolate più rosate, poi creste rocciose color fango, poi alcune rocce giallo zolfo…insomma un vero tripudio di forme e colori ( la visita è consigliata al tramonto…noi invece abbiamo potuto visitarlo solo al mattino ed effettivamente le tinte erano più pastellate, ma non per questo meno affascinanti).

Questi calanchi si sono formati più di 14 milioni di anni fa da sedimenti di fango depositatisi qui dalle vicine Black Hills; vennero poi scolpiti dal sole e dai venti fino ad assumere questo aspetto frastagliato…e ci sono davvero alcune formazioni rocciose, dei pinnacoli e delle colonne, che sono davvero spettacolari.

Sono decisamente paesaggi surreali , addolciti qua e lá da un fantastico arcobaleno di sfumature: sono un autentico spettacolo composto da un territorio di dirupi rocciosi e guglie che fendono un cielo azzurro chiaro.

E’ facile, osservando questi luoghi, comprendere perché i nativi lo avessero chiamato “mako sica” ( terra cattiva): lasciando spaziare lo sguardo sulle insolite formazioni delle striate pareti tutt’intorno alle Badlands si ha infatti l’impressione di essere a tratti di fronte a un territorio a tratti ostile ( potrebbe assomigliare a un oceano prosciugato e in slcuni punti a un paesaggio lunare).

Il modo migliore per vedere il parco è seguire in auto il Loop Road lungo 48 km: questo percorso panoramico segue il bordo settentrionale della scarpata Badlands Wall, alta 137 metri e porta a punti panoramici che permettono una vista mozzafiato sulle gole sottostanti.

Devo dire che è stato un percorso impegnativo ma che ne è valsa la pena…Purtroppo peró, data la luce intensa del mattino, le fotografie non rendono giustizia all’aspetto drammaticamente romantico del paesaggio ( lo so…sembra una descrizione un po’ forzata ma sono le esatte parole che mi sento di usare per rendere l’idea dell’emozione che ho provato in questi luoghi).

E’ ovvio che un paesaggio così surreale sia stato utilizzato come location per molti film: uno dei più recenti è Nomadland del 2020 che ha vinto il Leone d’oro alla 77a mostra di Venezia e anche tre Premi Oscar.

La storia, raccontata attraverso una struggente fotografia, ricca di tramonti e paesaggi mozzafiato ( fra i quali appunto le Badlands) , narra le vicissitudini della sessantenne Fern, una donna sola e senza figli, che dopo aver perso il marito e il lavoro durante la grande recessione iniziata nel 2007 in seguito alla crisi del mercato immobiliare, decide di attraversare gli Stati Uniti occidentali alla guida di uno sgangherato minivan. Il veicolo, rinominato “Vanguard” e adibito a vera e propria abitazione. Vengono affrontati vari temi: il lutto, la sofferenza, la solitudine, il dolore visto come compagno nel viaggio della vita, come compagno nella solitudine di un viaggio, lungo le strade di quei posti fatti di natura e spazi sterminati, privi di rumore e distrazioni.

Solitudine

Il cielo mi ha affidato il tuo cuore…

quando sarai dolente vieni da me

senza inquietudine,

ti seguirò nel tuo cammino.

Ma non posso toccare la tua mano,

amico, sono la solitudine.

(Alfred de Musset)



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