Fermarsi è lecito, cambiare strada a volte inevitabile.
Ma, rifletto, non è tempo nè di fermarsi nè di cambiare strada.
Mi rendo conto che Dicembre incalza e come ogni fine anno è tempo di bilanci.
E se mi guardo indietro la fatica fatta molto chiaramente non ha prodotto
risultati accettabili o quanto meno genericamente auspicati.
Persino questo blog si è impoverito.
Quando ci si guarda solo i piedi, allora sì che la finitezza dei passi possibili
è più, diventa più di un un nodo alla gola. Scorsoio.
E se scrivo perchè mi serve mi rendo conto che è meno certo
che quel che scrivo possa servire ad altri; narcisa bocca d'oro
che divora e vomita senza alimentare il corpo.
Che lo dico sempre perchè lo so: in questo mondo
di marzapane abitato da uomini mollica
basta un piccione e un piccione non è poco
perchè la speranza diventi bolo e il bolo un omaggio gratuito
alla statua impotente di turno.
Che io lo so che l'amore è e senza l'amore non esisto
e non esiste alcuno: miracolo dello sguardo limitato
dal non poter fondare se stesso; miracolo dello sguardo
libero di lasciare ogni cosa fluttuare se solo
la mente sceglie, o s'ammala, di non dire.
Come ridurre la complessità degli incastri tra
formiche lamentose e ingiuste, come potrebbe un solo
registro contenere tante banali e simili produzioni
di senso. Eppur si muove. Dato il mortal sospiro
non dovrebbe e non potrebbe essere altrimenti.
Chiudo qui semplicemente per affermare che
non retrocedo anche se non avanzo.
Continuerò a credere che il buon volere ispira
e respira; continuerò a chiedermi perchè guardo solo
i miei piedi e perchè lo faccio spesso.
Intanto conto i minuti che strappo alla stanchezza
perchè siano giusti, se pur minimi alla sostanza.
E mi scopro grato alla notte perchè cura.
A.