Mentre una squadra texana (gli Spurs) si è contesa quest'anno la finale, sempre in Texas c’è una nuova realtà che sta emergendo, cercando di costruire una squadra al fine di emulare i risultati che la “cugina” macina in continuazione. I presupposti per riuscirci ci sono a Houston ed ora che è stata rinsaldata la base, bisogna prendere i primi compensi.
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E’ stato l’aver puntato su James Harden che come pronosticato dai più è esploso, è stato l’aver avuto una dirigenza con un disegno, un progetto ben congegnato, è stato l’essersi presi l’onere di rischiare con contratti importanti, è stato tutto questo e molto altro ancora il passo decisivo che ha portato Houston, ad oggi, ad aver attirato Dwight Howard tra le sue fila.
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Per i Rockets questa è sicuramente stata l’estate decisiva per completare il salto di qualità, ed ora è il momento di riuscire a superare quella linea che divide un progetto ben avviato, ma sempre incompiuto, da quello ben avviato ma finito ancora meglio. Tra alcuni mesi si potrà constatare se “i Razzi” spiccheranno il volo come pronosticato ormai sulla carta, o devono rimanere piantati a terra perché c’è qualcosa da limare nell’ingranaggio. Per il momento sembrano da grande Regular Season ma resta da vedere come si comporteranno ai playoff.
Arrivasse un 4 che sa tirare e giocare anche fronte a canestro, il team sembrerebbe completo in ogni reparto, fermo restando che permangono forti le incognite su Lin e come si gestirà alla guida di un team con così tante bocche da fuoco. Più che altro se riuscirà a farlo o verrà schiacciato dal forte peso che da questo momento ha sulle spalle.
Arrivasse un 4 che sa tirare e giocare anche fronte a canestro, il team sembrerebbe completo in ogni reparto, fermo restando che permangono forti le incognite su Lin e come si gestirà alla guida di un team con così tante bocche da fuoco. Più che altro se riuscirà a farlo o verrà schiacciato dal forte peso che da questo momento ha sulle spalle.
Tutto è iniziato due stagioni fa. La squadra non era da buttare via, ma non poteva premere sull’acceleratore, frenata com’era dalla mediocrità di un roster che stentava a decollare. La scelta di stravolgere tutto, cambiare il cambiabile, ripartire con diverse fondamenta, è stata la svolta. Sono arrivati Asik e Lin, con tutte le perplessità del caso, con Lin acquisito senza indugi dopo la fulminea esplosione a New York. Ma ad accompagnare soprattutto il secondo c’era il dubbio se fosse stato in grado di ripetersi nel nuovo contesto o se fosse stato solo un fuoco di paglia pagabile per anni con un contratto oneroso. Per Asik invece, nonostante avesse fatto vedere buone cose non poteva scrollarsi di dosso i sospetti che potesse non arrivare mai ai livelli di eccellenza richiamati dal suo bel contratto. Accompagnati da queste esitazioni (che in parte sono state risposte oggi ed in parte ancora devono essere scoperte), la certezza che qualcosa si stava smuovendo nel progetto Rockets era lapalissiana. L’amnistia ad un giocatore della caratura di Scola è stato poi un altro segnale di un cambiamento forte che si stava imprimendo alla squadra. L’arrivo di James Harden infine, è stato il vero punto fermo del cambiamento, il momento in cui è partito l’olio su tela di un quadretto bucolico che quest’anno potrebbe vedersi completato.
Certo i due contratti di Lin e Asik fanno paura solo a guardarli nel loro anno conclusivo, ma resta il fatto che sono due buonissimi giocatori con il centro che ha mercato anche a prescindere di quel "contrattino" che si ritrova. Difatti Asik sarà scambiato, possibilmente per quell’ala grande che si sta cercando di reperire. L’arrivo di Howard tappa le ali alle ambizioni del giovane centro che nell’ultimo anno ha dato anche in termini statistici, prova della sua crescita e delle sue ottime capacità.
“Sistemato” Asik, i Rockets potranno tirare un attimo il fiato e fermarsi a guardare il loro operato, soprattutto con uno sguardo al duo Harden-Howard come un’accoppiata per il presente e per il futuro visto che Howard ha firmato per $88 milioni di dollari per quattro anni, potenzialmente diminuibili a 3 a discrezione del giocatore o aumentabili a 5 su scelta della franchigia. Un duetto accompagnato da un Chandler Parsons “sottopagato”, dal già citato Lin, e da una manica di giocatori che stanno crescendo in casa come Motiejunas e Terrence Jones, o che sono appena arrivati come il ritornante Garcia e il nuovo volto Casspi. Altri ne arriveranno per sostenere lo zoccolo duro principale, oramai ben delineato. Resta da vedere la situazione Thomas Robinson in bilico tra la già finita avventura texana per liberare un po’ di spazio salariale, o possibile ricambio del quattro che arriverà.
Ma se Robinson comunque è una questione secondaria, non essendo un problema vero ma un scelta societaria, il dubbio come accennato già prima, resta nel settore play. Lin già nella passata stagione non ha inciso come si sperava, quindi l’interrogativo è d’obbligo. Avere un altro tipo di play potrebbe essere la giusta soluzione forse per far quadrare il cerchio, ma la risposta a chi si potrebbe prendere, non trova un' acclamazione unanime e soprattutto la domanda sul come piazzare Lin non trova risposta.
Quindi meglio riprovarlo e vedere se le sue buone qualità riescano ad emergere in toto. Difficile da pronosticare non essendo Lin propriamente un macinatore di assist, ma magari lo può diventare, creandosi una nuova carriera da grande guida di un team vincente.
Se i Rockets troveranno risposte positive ai propri interrogativi, con il lavoro fatto in queste ultime due estati principalmente, sicuramente saranno pronti a volare verso la loro rotta, ovvero l’Olimpo dove albergano le grandi.
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