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Canone Rai, ipotesi di riforma allo studio: “Legarlo all’utenza di cellulari”

Giorgetti (ministro dell’Economia): “Riforma del canone Rai allo studio”. Dall’ipotesi del pagamento per chi possiede un cellulare a quella di togliere una parte dei ricavi alla TV di Stato.

Il governo Meloni vuole cambiare il canone TV. Il canone Rai è l’imposta più odiata dagli italiani che si paga per il possesso di un apparecchio televisivo e che finanzia la TV pubblica. L’esecutivo, secondo le dichiarazioni del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, in audizione alla Commissione di Vigilanza Rai, ha intenzione di modificare il modo di pagare l’imposta, che ora è inserita nelle bollette dell’energia elettrica. Il ministro ha illustrato oggi le possibili ipotesi di riforma.

Una quota degli investimenti a carico della fiscalità generale

Una prima ipotesi è di scorporare dal canone Rai la parte che serve alla TV di Stato per investire nella qualità e nella copertura delle sue reti. Questa parte, di circa 300 milioni di euro, potrebbe essere coperta dalla fiscalità generale, riducendo il canone di abbonamento. Il ministro ha precisato che questa soluzione potrebbe essere adottata nel breve periodo.

Un ampliamento della base dei contribuenti: dal possesso della TV al possesso di smartphone

Una seconda ipotesi è di ampliare la base dei contribuenti che pagano il canone Rai, passando dal possesso di un televisore al possesso di un’utenza telefonica mobile. Questo perché le nuove modalità di fruizione dei contenuti Rai permettono di usare vari dispositivi, come smartphone e tablet. Il ministro ha spiegato che questo cambiamento potrebbe portare a una riduzione del costo pro capite del canone, ma anche a dei problemi di applicazione, come il calcolo delle utenze per nucleo familiare. Il ministro ha indicato che questa soluzione potrebbe essere valutata nel medio periodo.

Nelle risposte durante l’audizione il ministro ha poi sottolineato che nelle ipotesi di revisione del canone Rai «oggettivamente dobbiamo fare una riflessione rispetto ad un universo nuovo» legato alle nuove tecnologie e al «tipo diverso di base imponibile al quale ci riferiamo tenendo conto dell’equità, delle famiglie e degli anziani». «nessuna” ipotesi «è perfetta», ha osservato ancora, aggiungendo con una battuta: «Io non vedo la televisione e affermerei il diritto di non pagare canone, allora».

Quanto alle risorse in arrivo del canone serve il «rigido controllo nell’utilizzo improntato alla parsimonia e diligenza di un padre famiglia». E «ulteriori risorse» di finanziamento della Rai potrebbero arrivare «ricorrendo al mercato dei capitali», ha detto Giorgetti, aggiungendo che il rallentamento del contesto economico comporta la «necessità di rimodulare alcune iniziative» e in questa cornice si valuta anche «un piano immobiliare sull’intero patrimonio» con «interventi in discontinuità» con il passato.

Nessuna pressione da parte della Commissione europea

Il ministro ha smentito che ci sia una pressione da parte della Commissione europea per eliminare il canone TV dalla bolletta elettrica. Ha detto infatti che le interlocuzioni con Bruxelles hanno portato a ritenere che il canone potesse permanere in bolletta e che nella legge di bilancio 2023 è stato previsto un meccanismo di progressiva eliminazione degli altri oneri impropri, come quelli relativi alla denuclearizzazione.

Una riflessione sul servizio pubblico radiotelevisivo

Il ministro ha concluso dicendo che ogni ipotesi di revisione del canone Rai deve tenere conto dei costi e dei benefici del servizio pubblico radiotelevisivo. Ha detto infatti che è necessario definire chiaramente gli oneri del servizio pubblico, garantire la sostenibilità degli investimenti e revisionare le dinamiche di spesa dell’azienda. Ha aggiunto inoltre che si potrebbero individuare altri meccanismi di finanziamento guardando all’esperienza degli altri Paesi e prendendo come orizzonte il rinnovo della concessione, previsto nel 2027.

Fonti: ilsole24.com | adnkronos.com

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