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La vera storia dello zafferano

Lo Zafferano (Crocus Sativus) è una pianta erbacea bulbosa perenne originaria dell'Asia Minore.

Furono proprio gli arabi, guerrieri espansionisti, che fecero conoscere lo zafferano (Za'hafaran) dalla Spagna all'Indonesia.

Lo zafferano è conosciuto da millenni : se ne parla nella Bibbia, nell'Iliade e nei papiri egiziani. Lo citano nelle loro opere Virgilio, Plinio e Ovidio.

Isocrate si faceva profumare i guanciali con lo zafferano prima di andare a dormire e Cleopatra si faceva preparare un bagno allo zafferano prima di ricevere i suoi amanti.

Di zafferano erano tinte le tuniche degli scribi e le bende con cui avvolgevano le mummie per l'ultimo viaggio.

Da sempre è stata considerata una spezia preziosa e proprio a causa dell'altissimo valore fu tra i beni più contraffatti al mondo tanto che nel Medioevo il reato di falsificazione dello zafferano fu tanto diffuso che costrinse i regnanti ad imporre la pena di morte per i venditori di finto zafferano. (la medesima legge non farebbe fatica a mietere vittime ancora oggi !!)

Lo zafferano considerato materia preziosa spinse le nostre "Repubbliche Marinare" a fondare i Banchi dello Zafferano ( una sorta di borsa commercialie) dove venivano contrattate le partite destinate alle grandi corti di Firenze, Venezia, Milano e Genova.

Forse non tutti sanno che fu solo alla fine del 1300 che lo zafferano venne ufficialmente introdotto in Italia come coltivazione da un Padre Domenicano chiamato Domenico Santucci.

Il Padre era nato a Navelli in provincia dell'Aquila, visse a lungo in Spagna al servizio del Tribunale dell'Inquisizione. Tornato in Abruzzo provò a piantare in un suo terreno alcuni bulbi di Croco spagnolo che attecchirono meravigliosamente e da quel momento lo zafferano iniziò a diffondersi in Abruzzo.


Con l'arrivo dei "Borbone"(1734), la coltivazione si estese sempre di più nei dintorni de L'Aquila, raggiungendo il culmine a seguito del Regio Decreto del 26 settembre 1836 che regolava e riconosceva , i fino allora tratturi della transumanza, in" Regi Tratturi" della Transumanza. (Solo i 4 principali tra cui il tratturo Pescasseroli – Candela)

Tra le regole c'era il divieto ai proprietari dei terreni a confine con i "Regi Tratturi" della Transumanza di non coltivare entro una striscia di 30 passi napoletani (circa 50 mt.) a confine con i tratturi stessi, in quanto non sarebbero stati riconosciuti eventuali danni provocati dal passaggio dei greggi durante le varie transumanze.

I "Reggi Tratturi" erano spesso collegati da "tratturelli" che facevano convogliare i greggi da buona parte dell'Appennino Centrale dell'allora Abruzzo, parte della Campania (Antica Terra di Lavoro), Molise e Puglia.

Per non perdere totalmente la produttività dei terreni, i proprietari delle strisce di terreno a confine con i "Regi Tratturi" iniziarono a coltivare zafferano, in quanto la stagione della transumanza (prima settimana di settembre, dai monti al tavoliere, e prima settimana di maggio, dal tavoliere ai monti) coincideva con il periodo in cui lo zafferano era "dormiente" sotto terra per cui le greggi, passandovi sopra, potevano soltanto concimarlo ma non danneggiarlo.

Con queste coltivazioni, nel solo Abruzzo si raggiunsero circa 450 ettari di terreno coltivati a zafferan.

Con lo zafferano prodotto venne avviato un proficuo commercio con grandi città mercantili come Venezia, Milano, Francoforte, Norimberga, Vienna e Marsiglia.

Con la proclamazione dell'Unità d'Italia (1861) per lo zafferano iniziò un periodo di lento declino che lo stava portando verso la totale estinzione che si interruppe, fortunatamente, solo nei primi anni settanta del XX secolo.

Oggi i relativamente grossi centri di produzione dello zafferano italiano sono: Sardegna, Abruzzo, Toscana e Umbria.

La parte che a noi interessa dello zafferano è proprio il fiore ed in particolare i tre "stimmi" che lo stesso contiene.

Gli "stimmi" appaiono come filamenti di colore rosso aranciato ed hanno un odore particolare ed acuto con un sapore tendente all'amaro e fortemente aromatico.

Tre sono le principali sostanze chimiche che formano lo zafferano : "crocina" che ha il potere colorante, "picrocrocina" che da il potere amaricante e il "safranale" che da l'aroma inconfondibile.

Per fare un grammo di zafferano essiccato, e non tostato, occorrono circa 140 fiori e con lo stesso grammo si condiscono pietanze per 30/32 persone.

Per la massima resa dello zafferano gli stimmi vanno messi in infusione in un liquido (acqua, brodo o latte) caldo per alcune ore, e in seguito si deve versare il tutto nella pietanza che si sta cucinando solo negli ultimi minuti (3/5) di cottura della stessa.

Lo zafferano può essere usato a tutto tondo per preparare dall'aperitivo al dolce, passando per i primi piatti e per i secondi a base di carne o di pesce. Ottimo anche come tisana digestiva e rilassante.

La prima coltivazione a carattere produttivo nella provincia di Frosinone è stata impiantata da noi nell'agosto del 2012 nel Comune di Casalvieri località Valloni (Foglio 24 particella 78) in Valcomino.

Nel nostro campo sono stati impiantati 200 Kg di bulbi di Crocus Sativus provenienti da una Azienda Agricola di Trasacco(AQ) e per nostra scelta sono stati predisposti sul terreno per un ciclo colturale triennale.

La nostra produzione di zafferano in stimmi essiccati si è avvicinata a 500 gr. di produzione nel terzo anno (ottobre 2014).

Da tener presente che la produzione annua" Italiana" di zafferano in stimmi non supera i 300 Kg. e che dati a livello mondiale denunciano che il 70% dello zafferano in commercio è adulterato nei migliori dei casi viene sostituito o integrato con la curcuma o lo zafferanone indiano.



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