Get Even More Visitors To Your Blog, Upgrade To A Business Listing >>

Volevo solo vedere la finale di Champions (parte 2)

A distanza di un anno dall’ultima uscita ritorna la rubrica OltreFiumara in occasione del decennale di Castelbuono.org, torna con un’edizione speciale, chiamata Molto Oltre Fiumara.

Il nome è dovuto al fatto che io, Aneurisma (alias Alessandro Piro), racconterò fatti e curiosità dal Sud America, dove viaggerò per un anno.

Ogni articolo sarà accostato ad un album musicale. Non ci sono relazioni tematiche con quanto raccontato, ma solo affinità emotive e magari sarà tutto molto soggettivo, ma cosa importa… vi assicuro che si tratta in ogni caso di buona musica.

(qui la prima parte)

Sarà forse per la mia provenienza geografica, fatto sta che Tutti sono molto gentili con me. Quando arriviamo in un locale all’angolo di piazza Solis, la buena medida, mi accolgono come un parente che non vedevano da anni. Sembra di entrare in una taverna storica nostrana. A tutti vengo presentato come tano, appellativo amichevole dato agli italiani. Il proprietario Tony mi chiede dell’Italia e gli interessa conoscere la Liguria, luogo di provenienza dei suoi nonni. La sua è una delle poche trattorie storiche della Boca rimaste intatte e tramandate da padre in figlio tali e quali. Entrando sembra di tornare indietro di un secolo, l’arredo è essenziale e genuino e l’ambiente familiare. Tra le foto dei miti del Boca del passato, anche scorci di riprese cinematografiche, sono diversi i film girati all’interno del suo locale e lui ne va fiero.

Quando ordiniamo sono già le due e mezza del pomeriggio e considerate le cinque ore di differenza di fuso orario la partita inizierà alle 15.45 locali. Alla tavolata si aggiungono via via sempre più persone, che poi scopro essere zii paterni di Emiliano con vari amici. È prassi ritrovarsi da Tony tutti i sabati per pranzo. Entrano anche pittori, esperti di arte e di cinema e si conoscono tutti e con ognuno si scambia qualche battuta, tanto più oggi che c’è un’ospite d’onore che viene da molto lontano.

Nella scelta dei piatti mi affido a chi qui ci viene da sempre e allora cominciano ad arrivare calamari fritti, patate, bistecche di vitello, zuppe di carne e lenticchie, ravioli al formaggio con salsa di pomodoro, fagioli all’aglio e vino come se piovesse. Tutto viene messo in mezzo alla tavola e si condivide. Si “picotea” per usare un termine locale.

Non guardo più l’ora, la partita sarà già iniziata. D’altronde ai commensali interessa poco e niente, quando se ne fa cenno a tavola, tutti alludono ad un’altra sfida che si sarebbe giocata il giorno successivo. Il Boca gioca in casa contro l’Indipendiente ed è l’unica partita che conta, nei dintorni della Bombonera frega poco della finale di Champions. Quello al calcio è solo un accenno. Perlopiù si parla di cultura, di viaggi, di medicina, di storia e di politica. Sapevo che l’argentino avesse la fama di voler dare la sua opinione su qualsiasi argomento. Quando poi si parla di politica ognuno sembra saperne più dell’altro e i toni si accendono, l’argomento è molto delicato.

Al tavolo c’è una forte componente di peronisti, ossia i sostenitori della linea politica avviata negli anni ’50 da Juan Peron, supportato dalla moglie Eva Peron, meglio conosciuta come Evita e donna simbolo del paese nel mondo. Il peronismo ha espresso diverse presidenze anche negli anni successivi, fino alla penultima e terz’ultima legislatura con a capo Nestor Kirchner e poi la moglie Cristina. L’attuale presidente, il conservatore Mauricio Macri, non ha molti sostenitori al tavolo e nemmeno in tutto il quartiere da quello che se ne può evincere in pochi giorni trascorsi qui.

Lasciato il ristorante, arriviamo alla Caminita, la strada più caratteristica e famosa della Boca. Siamo in uno dei luoghi presi più d’assalto dai turisti e ogni negozio della zona offre souvenir degli argentini più in voga all’estero: Maradona, Messi e Papa Francesco. Da quelle parti incontriamo altri amici con cui entriamo in un locale. Ordiniamo delle birre e giusto pochi minuti dopo inizia uno spettacolo di tango. Colpevolmente disinteressato, considerandolo una farsa per turisti, mi devo ricredere quando la coppia inizia a ballare e attira il silenzio e l’attenzione di tutti. In particolare la donna ha un abito nero di pizzo e dei tacchi a spillo. Nei movimenti esprime passione e una sensualità uniche. L’abito da tanghera contribuisce a creare l’effetto e disegna delle forme e rotondità perfette. Ogni uomo nella sala è allibito e per tutta l’esibizione nessuno fiata, solo qualcuno fa cenni di asserimento con la testa.

Finito lo show si torna al mondo reale. Qualche minuto dopo si siede al tavolo una donna, è la ballerina di prima. Conosce Emiliano perché una volta le aveva promesso che sarebbe andato a le lezioni del martedì nella scuola dove lei insegna. Senza l’abito e l’atmosfera di pochi minuti prima, il suo fascino è scomparso. Quella che era una dea adesso appare come una donna normale, sui 45 anni e nemmeno troppo attraente. Magie del tango.

La giornata continua girando e incontrando gente del quartiere, chi organizza gite in barca per il fiume, chi insegna in una scuola per ragazzi di strada, chi è disoccupato e non sa come fare adesso che la moglie è di nuovo incinta. Le espressioni, i modi di fare, sono gli stessi che avevo notato i giorni precedenti gironzolando per la città senza una meta. L’argentino tipicamente ha un atteggiamento fiero e sicuro di sé. Cammina deciso per le strade di Buenos Aires convinto che sia l’inizio della giornata in cui conquisterà il mondo. Quello sguardo fiero non si abbassa mai ed ha anche una sfumatura di bontà e generosità che mi ricorda la gente del Mediterraneo. Anche per questo motivo mi sento più vicino a casa. Aver scelto l’Argentina come ultima tappa di questo lungo viaggio fa sì che il riavvicinamento sia più graduale e soffra meno l’impatto.

In serata raggiungiamo il centro per mangiare una pizza assieme ad altri amici. La migliore della città mi dicono. In effetti la coda arriva fuori dal locale. L’ha aperta una famiglia di italiani 85 anni fa e mi accorgo siano genovesi dal fatto che offrono la hainada, cioè la farinata, prima ancora di notare il grifone nel logo del ristoranteSeguendo le abitudini locali anche noi ordiniamo delle porzioni singoli. Provo un paio di gusti diversi ma non mi piace. Sembra più una pizza in teglia e il formaggio strabordante non è la nostra mozzarella e si nota, ma il mio parere sincero i miei compagni di tavola non lo sapranno mai.

La partita a quanto pare non è andata benissimo per la squadra italiana. Mi è arrivata voce. Anzi è andata proprio che peggio di così non si può. Quindi meglio non averla vista. Però è già domenica e tutti pensano al Boca che si gioca l’opportunità di allungare sul River Plate e consolidare il primo posto del campionato di clausura argentino.

Consiglio musicale:



This post first appeared on Castelbuono .Org – Fatti E Opinioni Del Tutto Castelbuonesi., please read the originial post: here

Share the post

Volevo solo vedere la finale di Champions (parte 2)

×

Subscribe to Castelbuono .org – Fatti E Opinioni Del Tutto Castelbuonesi.

Get updates delivered right to your inbox!

Thank you for your subscription

×