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Anna se n'è andata aiutata dal SSN

Il 28 novembre Anna (come di fantasia) ha avuto accesso al suicidio assistito senza bisogno di recarsi in Svizzera e col supporto del Servizio Sanitario Nazionale. L'iter legale che le ha permesso di guadagnare il diritto di smettere di soffrire è stato particolarmente lungo, arzigogolato e penoso, e il tribunale di Trieste ha dato il via libera alla somministrazione del farmaco letale basandosi su un noto pronunciamento della Consulta del 2019.


Il penoso iter fra tribunali si è reso necessario dal fatto ormai stranoto e vergognoso che l'Italia è rimasto uno degli ultimi paesi in Europa (se non l'ultimo) a non avere una legge che regoli la materia, nonostante in parlamento si parli di fine vita da almeno quattro decenni.

Il motivo principale per cui nessun governo ha mai affrontato seriamente e in maniera definitiva la questione credo sia palese: timore di perdere il consenso dell'elettorato cattolico, o almeno di quella parte di cattolici meno progressisti e più conservatori. In un periodo storico come il nostro, dove i governi cambiano più o meno ogni anno e le maggioranze che li sostengono sono regolarmente traballanti, rischiare di perdere il consenso cattolico esporrebbe infatti qualsiasi governo a incognite di notevoli dimensioni. 

Quindi si va avanti così: chi se lo può permettere va a smettere di soffrire in Svizzera, gli altri o si imbarcano in lunari procedure legali o si tengono la loro sofferenza senza fare tante storie, ché la sofferenza è una caparra per l'eternità.


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