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Vaccini e psicologia

Ho scovato per caso questo video di Dario Bressanini in cui si parla di Vaccini. Per la precisione, si affronta il tema di come approcciarsi a chi è contrario al loro uso. È rivolto principalmente ai refrattari al vaccino contro il Sars-CoV-2 ma il discorso vale anche per i refrattari a tutti i tipi di vaccini.


Uno degli aspetti interessanti che spiega Bressanini è che, generalmente, la contrarietà ai vaccini non nasce da ragioni di tipo ideologico ma dalla paura. Nella stragrande maggioranza dei casi chi non si vaccina lo fa per Timore Dei Vaccini, perché teme possibili effetti collaterali, effetti a lungo termine, oppure teme che possano essere causa di infarti, tumori e chi più ne ha più ne metta, e l'errore che generalmente si fa quando si cerca di spiegare le cose a un novax è utilizzare dati e numeri per dimostrare che il timore dei vaccini non ha nessun senso.

La paura, infatti, è un sentimento irrazionale (vabbe', tutti i sentimenti lo sono), mentre dati e numeri afferiscono alla razionalità. Quando si contrappone la razionalità dei dati e dei numeri all'irrazionalità della paura l'effetto che si ottiene è quello dell'acuirsi della contrapposizione, non un suo appianamento. E allora qual è l'approccio da utilizzare? Il dialogo, possibilmente tranquillo, con cui tentare di farsi spiegare quali sono i motivi che generano timore e paura.

Naturalmente il risultato non è garantito (sì, sto pensando ai tanti Red Ronnie che vivono tra noi), ma tentare non nuoce.


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