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Protezione (dis)umanitaria

Quando Salvini al tg, col suo ghigno da ignorante tipico del primo della classe, annuncia con soddisfazione che il governo toglierà finalmente la Protezione umanitaria, a me ribolle il sangue. Non mi interessano i tecnicismi, non sto a discutere sul fatto se a livello pratico questa misura è servita o no e cosa succederà quando sarà abolita. A me interessa la semantica, i concetti, il sotteso che si nasconde dietro le azioni e le intenzioni. 

Protezione significa proteggere, e viene dal latino pro (davanti) tegere (coprire), il coprire che difende, una parola che ha un istinto atavico, una forza elementare e colossale. Si protegge chi ha paura, chi è in difficoltà, chi cerca riparo, chi non ce la fa, chi fugge da un pericolo, da una minaccia. L'essere Umano proteggeva i suoi simili prima dell'etica, prima delle religioni, prima di inventare l'educazione sentimentale. I nostri antenati più primitivi, ancora cacciatori e raccoglitori, assistevano come potevano chi non riusciva a stare dietro al gruppo, gli sminuzzavano il cibo, approntavano barelle improvvisate per trasportarlo in caso di infortunio. La difesa e la protezione dei propri simili sono connaturate nell'essere umano (e non solo) da quando ha messo piede sulla terra. 

Togliere la protezione a chi ha bisogno di essere protetto solo per avere come contropartita un pugno di voti in più, è disumano. Chi smette di proteggere chi è più debole, Sia Che si tratti di uno straniero che scappa per sopravvivere, sia che si tratti di un indigente a cui viene tolto il reddito, non è un essere umano. Non ha niente dell'essere umano.



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