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Undici minuti

Undici Minuti

Ho scoperto casualmente che Francesco De Gregori, qualche anno fa, ha pubblicato e scritto una canzone che dura Undici Minuti. La cosa è abbastanza sorprendente, anche per il fatto che le radio non passano canzoni con una durata del genere, a parte forse nelle ore notturne. 

Vedo in questa operazione il fascino di andare oltre gli schemi, di rompere le consuetudini obbligate. Nessun cantante, oggi, specie se all'affacciarsi della carriera, farebbe una canzone più lunga di tre o quattro minuti, perché nessuno gliela passerebbe e morirebbe sul nascere. Ci sono delle regole a cui si deve sottostare, regole imposte dal mercato, dalla pubblicità, dai tempi delle radio, e anche dalla ormai generalizzata refrattarietà a tutto ciò che non è veloce, non è usa e getta.

De Gregori può permettersi il lusso, visto che non deve più dimostrate niente a nessuno, di scrivere un pezzo di undici minuti. E se le radio non lo passano, chi se ne frega? Intanto lui ha dato alla sua creatività carta bianca. E lo ha fatto come solo lui sa fare, costruendo su tre soli accordi e una melodia orecchiabilissima un testo che più "degregoriano" non potrebbe essere. Un testo a tratti ermetico, ricco di metafore, allegorie, richiami letterari, un testo dove Cenerentola, Bette Davis, Casanova, Einstein, Ezra Pound, Caino e Abele, il buon samaritano e altri possono andare tranquillamente a braccetto.

Un brano che ognuno può interpretare come vuole e dare ad esso il significato che crede di intuire. In fondo musica e testi sono arte, esattamente come i quadri, che sono opere in cui ognuno vede e interpreta ciò che è più vicino e simile alla propria anima. 




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