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L'era della suscettibilità

Ho appena terminato Questo gustosissimo saggio di Guia Soncini, uscito per i tipi di Marsilio. Il libro è sostanzialmente un atto di accusa e di ribellione contro gli eccessi del cosiddetto politically correct e la dittatura degli offesi in modalità permanente. 

Parallelamente alla nascita e al proliferare dei social network si è diffusa quella che viene definita "cancel culture", ossia la rimozione di pensieri e scritti, vergati appunto sui social anche da personaggi pubblici (politici, artisti, uomini di cultura ecc.), perché tali scritti hanno urtato la sensibilità di qualcuno. Il qualcuno in questione, poi, col suo bel cancelletto (#) seguito dal motivo dell'indignazione ha radunato masse di ugualmente indignati che hanno portato il malcapitato autore dell'avventato pensiero a profondersi in tentativi di spiegazione oppure - azione molto più veloce e meno dispendiosa in termini di energie - a rimuovere direttamente lo scritto in questione.

Nel libro, Guia Soncini elenca numerosissimi esempi: Cesare Cremonini che impone alla sua governante moldava il nome Emilia in omaggio alla sua terra, provocando le reazioni indignate dell'internet tutta; Antonella Clerici che nel suo Portobello tiene legato il povero pappagallo al trespolo invece di lasciarlo libero di scorrazzare per lo studio, provocando le reazioni degli animalisti e via di questo passo.

Ma la "cancel culture" non agisce solo nell'ambito della contemporaneità, si sposta anche nel passato, ad esempio obbligando la Disney a ripubblicare alcuni suoi film cartoni animati degli anni Settanta o Ottanta mondati di certe scene o certi dialoghi che oggi, nell'era del Politically Correct, potrebbero risultare offensivi per qualcuno; oppure obbligando HBO a rimuovere Via col vento dalla sua piattaforma perché troppo pieno di pregiudizi etnici e razziali e via di questo passo.

Ha controindicazioni questo eccesso indiscriminato di politically correct? Sì, perfettamente evidenziate nella domanda cardine che si pone la giornalista: "Quante cose ci stiamo perdendo? Quanti romanzi, quante canzoni, quanti film vengono lasciati tra le idee incompiute perché l’autore poi non vuole passare le giornate a chiarire equivoci?"

Domanda a cui sarebbe interessante avere risposta dagli offesi in modalità permanente.



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