I primi due aggettivi con cui descriverei questo romanzo, il primo di Elsa Morante, sono monumentale e Inattuale. Monumentale a causa della lunghezza, inattuale a causa del tipo di prosa, già caratterizzata da una certa, voluta arcaicità ai tempi in cui fu pubblicato, il 1948. Ma è inattuale anche perché completamente estraneo ai canoni che definiscono al tempo di oggi un romanzo, e cioè un riuscito concentrato di velocità, ritmo, mordente. Menzogna e sortilegio ha ben poco di tutto ciò e privilegia un tipo di narrazione più "lenta", riflessiva, che indulge quasi con protervia alla descrizione caratteriale dei personaggi e alle interazioni tra gli stessi. Ricorda un po' il Goethe de Le affinità elettive o il Dumas de Il conte di Montecristo, per capirci. Non è un libro facile, specie rapportato alla narrativa di intrattenimento odierna dei Wilbur Smith o dei Ken Follett, ma parte del suo fascino e della sua bellezza sta proprio in questo.