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Sul Briatore pensiero

Ieri sera, in macchina, ho ascoltato su Radio Capital Vittorio Zucconi che intervistava Flavio Briatore per telefono. Ora, per fare in modo che ascoltiate l'intervista per intero, in caso vi interessi, dovrei andare a cercare il relativo podcast e linkarvelo, ma non ne ho voglia. In ogni caso, tra le tante cose dette dal noto imprenditore, alcune giuste e altre a mio giudizio emerite corbellerie, ce n'è stata una che mi ha lasciato perplesso. In realtà non è un concetto nuovo, anzi negli ultimi anni se ne parla parecchio, purtroppo. La faccio breve. 
Briatore, su domanda di Zucconi relativa a come abbia iniziato la sua carriera di imprenditore, ha detto di aver iniziato da giovanissimo a lavorare. Non subito come imprenditore, ovviamente; da ragazzino andava infatti a raccogliere le mele nei campi per guadagnare qualche soldino, il resto è venuto dopo, piano piano. Di qui, lo spunto per tornare sul vecchio ritornello che lavori come quello, e altri simili, i giovani d'oggi non hanno più voglia di farli, perché studiano, vanno all'università e quando escono di lì non è che si mettono a raccogliere mele o fragole. E non è vero - ha continuato sempre Briatore - che il lavoro non c'è: c'è, ma di questi tempi occorre anche adattarsi, e pure se laureati, Piuttosto Che Stare a casa senza fare niente sarà pur meglio andare a raccogliere fragole, o no? Zucconi gli ha replicato che è un po' difficile pensare che un architetto o un medico o un ingegnere o un letterato freschi di laurea si adattino a raccogliere mele o a fare i carpentieri. Allora non studino, ha ribattuto il primo: facciano la scuola dell'obbligo e poi s'imparino un mestiere. E al diavolo l'istruzione.
Ora, a me questa cosa qui ha fatto venire in mente un vecchio articolo che Camillo Langone pubblicò qualche anno fa su Il Foglio di Ferrara, dove diceva che la denatalità progressiva e inarrestabile, nel nostro paese, è da addebitare alla sempre maggiore quota di donne che preferisce andare all'università e prolungare gli studi piuttosto che stare in casa e cominciare a fare figli. Con due figlie all'università, potete capire quale potrebbe essere stata la mia reazione a una anacronistica e maschilista stronzata come questa. Ecco, mi pare che questo concetto possa essere appaiato a quello espresso ieri sera da Briatore: Langone incolpava l'università della denatalità, Briatore incolpa l'università della disoccupazione. Insomma, chi studia è la causa di tutti i mali che affliggono la società moderna. La soluzione, quindi, qual è? Semplice: smettiamo tutti di studiare. Diventeremo così un popolo di ignoranti più di quanto non siamo già - e si sa che gli ignoranti sono più facilmente manipolabili degli acculturati - però risollerevermo l'Italia.


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