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Farmaci da banco: tutto quello che c’è da sapere

Cosa sono i farmaci da banco

I Farmaci da banco si dividono in 2 categorie distinte che spesso non sono note. Si tratta dei farmaci Otc (acronimo di Over the Counter cioè “sul banco”) che sono oggetto di pubblicità sui mass media, sono esposti e sono sotto il diretto patrocinio del Ministero della Salute.
Gli altri farmaci da banco sono quelli con la sigla SOP (acronimo che sta per “senza obbligo di prescrizione”) da parte del medico curante. Questi, a differenza dei precedenti, non possono essere pubblicizzati ma solo consigliati dal farmacista per sintomi di lieve entità ed episodici.
Servono infatti per l’automedicazione, quindi non fanno capo al medico curante o una visita specifica ma sono usati nei casi d’infiammazioni, febbre, mal di testa, reflusso gastroesofageo, antidolorifici, ecc.

La detrazione dei farmaci da banco

Secondo due circolari dell’Agenzia delle Entrate (Risoluzione 396/2008) chi cerca il farmaco da banco non avrà la possibilità di detrarlo, in quanto non è da considerarsi un medicinale curativo, perché non provoca modificazioni sostanziali nell’organismo. Oltretutto tali farmaci non recano sulla confezione la sigla “Ao= medicinale” ma “A9=parafarmaco”.
L’art.15, comma 1 del Tuir tuttavia sostiene che alla presenza del codice fiscale del paziente, della denominazione e di quantità e qualità può essere considerato farmaco a tutti gli effetti e soggetto quindi a detrazione.

Le leggi sui farmaci da banco dirette alle farmacie

Le farmacie hanno precise disposizioni da parte del Ministero della Salute riguardo alle modalità di esposizione e ai prezzi di vendita dei farmaci da banco. Tra le leggi più importanti c’è quella di esporre un cartello con almeno 15 dei farmaci da banco disponibili tra i 50 suggeriti dallo stesso ministero, i quali devono avere il prezzo ben visibile sulla confezioni.
I farmaci da banco infatti nella loro funzione originaria dovevano essere alternativi a quelli prescritti dal medico di famiglia in quanto aventi lo stesso principio attivo ma meno costosi.
Un esempio è l’aspirina, che corrisponde al principio attivo dell’acido aceltisalicilico (antinfiammatorio e antinfluenzale), oppure la Tachipirina con il paracetamolo che è un antipiretico e serve quindi per far abbassare la febbre.

Gli acquisti dei farmaci da banco

Fin dal 2012 c’è una contrazione di questo mercato che ha visto scendere fino al -5,3 il fatturato che si è protratto per tutto il 2013. I dati sono stati comunicati dall’Associazione nazionale dell’industria farmaceutica dell’automedicazione (ANICA, oggi ASSOSALUTE), che ritiene la crisi economica attuale responsabile del mancato decollo di questo settore, che pure porterebbe a risparmiare. La vendita complessiva dei OTC è ferma al 17% in Italia mentre, se si guarda agli USA le percentuali sono di gran lunga diverse, in quanto sono considerati prodotti vendibili anche nei supermercati, negli autogrill e in altri esercizi commerciali e perché, in quanto a contenuto per ogni confezione, i prezzi sono più bassi almeno del 226% fino a un massimo del 2712%.
Il sito abcsalute offre un servizio utile per individuare quali sono i farmaci da banco in base al sintomo in modo da conoscere quale possa essere il corrispondente del farmaco “a marchio”.

Pro e contro dei farmaci da banco

L’automedicazione esclude quindi il consiglio del medico ma non del farmacista e, in presenza di una patologia seria, ritarda e in taluni casi nasconde, i sintomi che il medico non riuscirebbe a individuare.
E’ tuttavia un buon modo per alleviare fastidi che interferiscono con la vita di tutti i giorni come un terribile mal di testa non dovuto a cause più gravi o a un attacco di esofagite da reflusso.
La liberalizzazione dei farmaci da banco permetterebbe al contribuente di avere maggiore disponibilità permettendo la libera concorrenza che abbasserebbe ulteriormente i prezzi.

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