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Fotocamere senza obiettivo? Proviamo la fotografia stenopeica!

Le fotocamere stenopeiche, ovvero le pinhole, in questi anni stanno avendo un grande successo nell’ambiente underground soprattutto perché possono essere costruite artigianalmente in modo low cost. Se lo scopo di questa serie è di entrare in contatto con il mondo della fotografia, in questo articolo il fotoamatore più attento troverà particolari spunti per scattare la sua prima fotografia stenopeica.

La fotografia stenopeica: genitore dei media visuali.

I media contemporanei sono dei dispositivi in grado di (ri)produrre tecnicamente e concretamente i contenuti della realtà, dando vita a delle pratiche social(i) alternative che, a differenza di quelle del passato, permettono un variegato utilizzo del tempo e la nascita di nuove professioni. Il grande successo del mezzo fotografico ha permesso, a differenza di altri media, di porsi come crocevia tra pratiche legate all’informazione e alla cultura, alla scienza e al lavoro, senza dimenticare l’utilità nel campo del divertimento e dell’intrattenimento. Eppure, per quanto possa sembrare strano, tutti i media atti alla riproduzione visiva della realtà hanno come genitori l’ancestrale camera oscura stenopeica, ovvero la più semplice ed antica forma di cattura dell’immagine.

Come funziona la fotografia stenopeica.

Grazie agli altri articoli pubblicati su questo sito dovreste già aver capito come una fotocamera cattura l’immagine di un soggetto, non sarà quindi difficile comprendere anche il funzionamento dello fotografia stenopeica. Come anticipato: ogni punto del soggetto da ritrarre, quando illuminato da una fonte luminosa, riflette la propria immagine disordinatamente in ogni direzione. Ed è proprio sfruttando le proprietà fisiche della luce, che viaggia in linea retta, è possibile porre un filtro tra il soggetto è il supporto fotosensibile: un pannello di materiale opaco al centro del quale praticheremo il celeberrimo Foro stenopeico.

Calcolare le dimensioni del foro.

Poiché le camere stenopeiche non hanno obiettivo, diaframma, né otturatore, non c’è controllo dei tempi, il fotografo capisce che i tre valori variabili sono allora la distanza focale, la sensibilità del materiale (ISO) e il diametro del foro. Calcolare queste tre dimensioni è quindi essenziale per avere una buona fotocamera stenopeica. Su internet sono presenti molto programmini che calcolano, a seconda delle dimensioni della camera e della luminosità del soggetto, che comunque dobbiamo calcolare con un esposimetro, gli esatti valori di costruzione. Altrimenti, per i più avventurosi, è sempre possibile mettere in pratica la formula del premio nobel Lord Rayleigh:

d=1,9*√f* λ

La quale tiene conto nella sua equazione di tutti e tre i valori per realizzare una fotocamera perfettamente funzionante.

Realizzare il foro.

Per realizzare, artigianalmente, fori precisi con diametri molto piccoli consiglio l’utilizzo di un micrometro da meccanici. Solitamente questo attrezzo viene utilizzato in ambito tecnico per controllare la precisione dei fori degli iniettori nei motori a combustione, ma è ottimo per realizzare fori stenopeici. Molti praticano anche, rinunciando del tutto alla sua funzione iniziale, un forellino sul copri obiettivo che poi installano sulla camera stenopeica con dello scotch. Sempre il nastro adesivo di cellulosa fungerà poi da otturatore per aprire e chiudere il foro durante lo scatto.

Il sottile fascio di raggi luminosi che penetra attraverso il forellino, forma un cono di luce che gradualmente si va ad imprimere sul supporto fotosensibile. La luce che penetra nella parte alta del foro finirà nella parte inferiore dell’immagine, il contrario farà quella che penetra nella parte bassa; lo stesso accade anche da destra e sinistra, formando, come risultato, un’immagine del soggetto capovolta ed invertita in confronto a quella reale.

Un altro esercizio per mettere in pratica il pin hole, ma che potrebbe apparire approssimativo nel risultato, può essere quello di rimuovere l’obiettivo di una reflex e di mettere al suo posto un foglio d’alluminio forato al centro. Nel caso di una 35 mm il foro deve essere di 0,3 mm, ma deve essere ancora più piccolo se il supporto da emulsionare, pellicola o sensore, hanno dimensioni inferiori. A questo punto conviene scegliere un soggetto molto luminoso, in modo da apprezzarlo attraverso il mirino e misurarlo con l’esposimetro interno impostato sullo spot singolo centrale. Se l’immagine è troppo fioca per ottenere una lettura decente, possiamo integrare la scala della luminosità aumentando la sensibilità, ovvero le ISO.

Sia comunque chiaro: il modo migliore per formare un’immagine di qualità accettabile non è tanto quella di rimpicciolire il foro, ma di allargarlo in modo che i dischi luminosi si stringano, convergendo, anziché allargarsi, divergendo.

Sulla nitidezza

Il fotografo che (ri)cerca l’iperdefinizione tenga a mente questo concetto: un’immagine formata con il foro stenopeico lascerà sempre molto a desiderare! Oltre agli ovvi problemi deficitari di contrasto e luminosità, l’immagine stenopeica non offre un’eccellente nitidezza, ma molte sfocature dovute alla diffrazione della luce. È vero, tecnicamente avremo un immagine completamente a fuoco perché il ridotto diametro del foro simula un’elevata chiusura del diaframma, ma sarà comunque evidente una sfocatura di fondo. Questo perché l’immagine, anziché formarsi con dei punti luminosi distinti come avviene con i normali obiettivi, è composta da dei cerchietti sovrapposti di dimensioni pari al foro.

Oggi sul mercato.

Il mercato delle pin hole è oggi riservato ad un pubblico di nicchia che fa riferimento alla lomografia, un approccio artistico alla fotografia che si può riassumere con il motto : «non pensare, scatta!». Nato in Austria negli anni ’90 grazie alla (ri)scoperta dei modelli LOMO sovietici, il movimento consiste in un utilizzo libero, quasi inconsapevole, del dispositivo fotografico. Gli aderenti si dotano di fotocamere che sostituiscono l’obiettivo con il foro stenopeico.

Molti sono i siti internet che vendono modelli, in plastica o in metallo, già dotate di foro e pronte all’utilizzo. oppure kit da montare per realizzare la propria fotocamera. Alcuni vendono anche degli adattatori stenoepeici per reflex analogiche e digitali, ma attenzione a tenere in considerazione le dimensioni del sensore al momento dell’acquisto,

Provar non nuoce…

La stenoscopia è, in sostanza, un modo alternativo di scattare immagini, un approfondimento alla nostra materia e un continuo misurarsi con la nostra passione… la fotografia!

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