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Piccolo, medio, grande formato… uno sguardo attorno alle full frame!

Fino a poco tempo fa appannaggio quasi esclusivo di pochi (e facoltosi) fortunati, le fotocamere full frame sono state fino ad oggi il confine che ha diviso il professionista dall’amatore, ma pare che i tempi stiano cambiando…

Cos’è una fotocamera full frame?

Quando scattiamo con una macchina fotografica digitale, che sia una reflex o la lente di uno smartphone, l’immagine viene catturata in una griglia composta da milioni di piccolissime celle fotosensibili, chiamati i photosite. Questi elementi quadrati, come abbiamo già avuto modo di trattare in precedenti articoli, compongono il cuore delle Fotocamere digitali: il sensore. Tale struttura di ricezione della luce può essere di tipo CCD o CMOS ed è collocato in una posizione analoga a quella della pellicola in una macchina analogica.

Quando i photosite entrano in contatto con una fonte luminosa, producono delle cariche elettriche che il software della fotocamera converte in pixel, ovvero nella più piccola componente elementare di tutte le immagini digitali. Regola: più è alto il numero di pixel del sensore (NB Un megapixel equivale ad un milione di pixel), più la fotografia risulterà di alta qualità e quindi ingrandibile. Essendo unità di memorizzazione quadrate, a differenza della grana presente nelle pellicole, i pixel sono disposti in griglie ordinate a scacchiera nel sensore: più quest’ultimo è grande e maggiore capienza offre.

Niente di complicato, ma un esempio può semplificare la cosa: se le nostre immagini dovranno essere solamente visualizzate sullo schermo di un computer allora due megapixel saranno più che sufficienti, ma ci vorrà almeno il doppio per ingrandimenti 25 x 20 cm e una qualità ancora più elevata per formati di stampa maggiori. Più pixel compongono la foto e più questa risulterà definita in un eventuale ingrandimento.

Evoluzione delle fotocamere full frame

Se per i fotoamatori bastano pochi milioni di puntini per le rappresentazioni fotografiche della realtà, per i professionisti la sete di megapixel è insaziabile… Spinti da questa richiesta progettisti e aziende hanno lavorato al fine di offrire al pubblico di alto livello una qualità scatto (quasi) pari alla fotografia su pellicola, sviluppando un sensore full frame.

Contax N Digital

Vincerà la scommessa, nel 2002, la Contax N Digital, la prima reflex full Frame commercializzata. Oltre ad avere un sensore CCD con dimensioni identiche a quelle di un fotogramma 24 x 36 mm, la tedesca permette di montare tutte le ottiche Carl Zeiss del sistema Contax N, senza handicap per quanto riguarda focali ed angoli di campo. Tutto ciò conferisce alla fotocamera una qualità ed un posizionamento sul mercato molto alto, che non lascia scampo alle altre grandi aziende: il pubblico vuole fotocamere digitali con sensori da 35mm!

I nipponici non perdono tempo e dopo pochi mesi ecco pubblicizzare per le vie di Tokyo la nuova Canon EOS-1DS, un trionfo. A differenza dell’europea Contax, la giapponese monta un sensore CMOS in grado da assicurare elevate risoluzioni ad ogni scatto. Il modello presenta un forte legame con la parente analogica EOS-1V, quindi un corpo macchina robusto e tropicalizzato, in grado di lavorare a temperature e climi proibitivi per altre reflex. Dopo due anni di successi, il modello viene pensionato dall’innovativa Mark II, 21,1 megapixel che permettono alla Canon di sbilanciare il mercato delle full frame in suo favore.

Leica M9

Se le reflex digitali si superano a colpi di milioni di pixel, pensionandosi a vicenda, una sottile fetta del mercato full frame è rappresentato dalla categoria delle compatte, modelli agili e adatti al lavoro di fotoreportage. Adottata in passato dai più grandi cacciatori di immagini, il 9 settembre del 2009, in occasione del cinquantennale della serie M, la Leica presenta la M9, la prima full frame digitale a telemetro. Con questo modello l’azienda tedesca ha saputo stabilire un ponte tra passato e futuro: un corpo macchina capace di ospitare tutte le ottiche Leica insieme ad uno stupefacente sensore da 35 mm, il KAF-18500 sviluppato da Kodak, da 18,5 MegaPixel. Il successo di vendite sarà tale da spingere nel 2010 il designer italiano Walter de Silva a ridisegnare in titanio la M9 e a dotarla di ulteriori differenze tecniche.

Anche se i tecnici digitali continuano a posticipare il raggiungimento dello standard qualitativo di uno scatto in pellicola (in termini di colori, contrasto, luminosità, …), risulta chiaro che le fotocamere full frame permettono una definizione altamente elevata in confronto ai modelli dai sensori più piccoli. Ma se la tecnologia ci ha permesso di digitalizzare completamente i piccoli formati, come siamo messi con le fotocamere di medio e grande formato?

Malgrado l’argomento del grande formato possa non interessare il fotoamatore, ma solo il professionista di fascia più elevata, è giusto ragionare intorno alle enormi potenzialità di risoluzione che questi modelli, ponendosi tra analogico e digitale, offrono ai loro utenti. Per superare l’impasse di ricostruire un corpo macchina da zero, i progettisti hanno pensato bene di creare dei potenti sensori, con una risoluzione che va dai 40 agli 80 megapixel, e di inserirli in dei dorsi digitali che si possono applicare al posto del magazzino della pellicola sulle principali fotocamere di grande formato. In questo modo, fotocamere di gran lunga antecedenti al digitale, possono imprimere l’immagine sia sulla pellicola che sul sensore a seconda delle preferenze del fotografo. Il grande formato ha dei prezzi esorbitanti e viene utilizzato perlopiù in pubblicità o in architettura, di certo non per scattare foto di un compleanno!

Soluzione ideale per il fotografo di medio-alto livello che vuole approcciarsi al ritratto e alla sperimentazione del formato quadrato, è costituito invece dalle fotocamere di medio formato. Le Hasselblad sono da sempre sinonimo di qualità, talmente forti da non abbandonare la loro leadership neanche dopo l’avvento del digitale, ma anzi ponendosi come contrappeso nel mercato fotografico mondiale. Nel 2016 l’azienda con sede a Copenhagen ha strizzato l’occhio alla sua affezionata clientela quando ha presentato la nuova ammiraglia: la H6D. Dotata di un generoso sensore CMOS da 100 megapixel (11600 × 8700 pixel, 53.4 × 40.0mm), la H6D è talmente completa da lasciare sbalordito chiunque intenda anche solo approcciarsi alla sua scheda tecnica… Non solo permette di scattare in pellicola, non solo ha il miglior autofocus di sempre, ma il suo dorso digitale può essere adattato a molti banchi ottici di grande formato creando un ibrido interessante per chiunque possa permettersi questa fotocamera di lusso. Un handicap? Il peso: 2130 g!

Le fotocamere full frame oggi

Le fotocamere full frame sono adatte per quei fotoamatori che hanno scoperto il magico mondo della fotografia e non temono di esplorarne i dettagli, le sfumature, le dimensioni… Le fotocamere full frame sono presenti, il mercato le accoglie, ma è ancora presto per loro. Il mercato della massa preferisce quei modelli che sanno bilanciare l’ergonomia del corpo macchina con il numero dei pixel, e non importa se questi sono interpolati, l’importante è che il loro numero sia alto. Avere l’illusione della qualità non è possedere la qualità…



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