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Un formato grezzo dalle enormi potenzialità: scopriamo le fotografie RAW…

Chi ha provato a curiosare tra i menù della propria macchina fotografica digitale, prima o poi è incappato nella possibilità (tra le qualità della foto) di scattare nel Formato Raw. E chi ha provato ad utilizzare questo formato per i propri scatti si è accorto subito di un particolare (o meglio due): i file sono enormi e apparentemente impossibili da visualizzare con la maggior parte dei programmi.

Ma cos’è allora il formato RAW, e per quale motivo un fotografo dovrebbe utilizzarlo? E perchè molti sostengono e scrivono che “il RAW è meglio del JPEG”?

Cos’è il formato RAW?

Facciamo un breve passo indietro e partiamo da cos’è una foto(no, non nel senso folosofico o artistico, ma nel senso meramente tecnico…): una foto digitale è un insieme di pixels, ovvero un insieme di dati che si compongono per formare un immagine. Per amore di semplicità e brevità, trascuriamo tutta una serie di opzioni (obiettivo, impostazioni interne, quantità di luce del soggetto, …), e diciamo che i dispositivi con un elevato numero di megapixel (NB un milione di pixel!) producono fotografie di elevata qualità perché possono catturare maggiori dettagli ed informazioni sul soggetto. Regoletta: ad una maggiore qualità fotografica, quindi scattando con fotocamere dall’elevata quantità di megapixel, corrisponde un peso maggiore nello spazio d’archiviazione, ed è proprio per ovviare a questo problema che nascono i formati di compressione.

Formati di compressione

Per far fronte alle varie esigente degli operatori, i progettisti hanno creato vari formati di compressione, in questo articolo ne vedremo almeno tre, soffermandoci sull’ultimo: TIFF, JPEG e RAW.

Formato TIFF

Partiamo dal primo… Il formato TIFF, acronimo di Tagged Image File Format, è il più usato nell’industria grafica per le immagini digitali. Oltre ad essere facilmente compresso, è possibile visualizzalo e manipolarlo con qualunque programma di foto ritocco, senza mai rovinare la qualità dell’immagine originale. Pro: l’elevata flessibilità cromatica permette di rappresentare immagini con diversi spazi di colore (RGB, CMYK, …); la qualità risulta altissima. Contro: ogni fotocamera interpreta i colori dell’immagine TIFF a seconda degli standard del software, è difficile ottenere lo stesso cromatismo della realtà con due macchina differenti; I file risultano molto pesanti… i progettisti devono fare uno sforzo in più…

Formato JPEG

Un ottimo compromesso, tra qualità dell’immagine e dimensione del file, è svolto dall’algoritmo del formato JPEG : Joint Photographic Experts Groups. È il primo standard internazionale di compressione dell’immagine digitale a tono continuo per qualsiasi spazio di colore. Il formato JPEG è molto utile al fotografo che deve effettuare un grande numero di scatti, poiché questi, date le dimensioni ridotte, vengono meglio elaborati e memorizzati dalla fotocamera sulla memory card. La compressione migliore, nel rapporto qualità dimensione file, è tra il 60-80%. Considerevole rovescio della medaglia, implicato dal livello di compressione dell’immagine, è costituito dalla perdita di dettagli del soggetto, un deficit qualitativo che porta molti professionisti a scattare con il formato RAW.

Formato RAW

Il formato RAW (dall’inglese crudo, grezzo) non possiede un algoritmo regolato universalmente, ma varia a seconda del produttore della fotocamera nella quale è installato: se le Canon producono un file denominato CRF (Canon Raw File) e le Nikon creano il tipo NEF (Nikon Electronic File), Adobe sta tentando da anni di imporre uno standard denominato DNG (Negativo Digitale), ma con risultati variabili…

Ma entriamo nel vivo: in controtendenza a TIFF e JPEG, le fotografie RAW non offrono una sintesi matematica di trattamento dell’immagine, ma conservano in sé tutti i dati che ne permettono una manipolazione di alta qualità con un programma di foto ritocco. Mi spiego meglio… Le fotografie RAW non sono soggette ai parametri impostati dall’utente nella fotocamera (ad esempio spazio colore, bilanciamento del bianco, …) e difatti producono una riproduzione grezza del reale che viene sintetizzata dal fotografo impostando i valori di ogni singola variabile in post produzione.

Per facilitare l’impostazione dei valori, alcune macchine fotografiche di livello medio alto permettono di creare due file per ogni singolo scatto con estensioni RAW e JPEG, in modo da avere un elemento di confronto ideale in fase di post produzione. Logicamente, questa modalità saturerà con maggiore veloictà la memory card della fotocamera, quindi attenzione sempre agli scatti rimanenti!

Oltre a dare tutte le informazioni sullo scatto, come il modello di macchina fotografica, il tipo di obiettivo, il valore di diaframma e il tempo di apertura dell’otturatore, il formato RAW mantiene quindi al suo interno tutti i possibili valori variabili inerenti a quella riproduzione. Per tale motivo il fotografo deve cercare il giusto compromesso per ottenere l’immagine di sintesi che meglio soddisfa il suo gusto. Il software di foto ritocco maggiormente usato è Adobe Photoshop, il quale ha un plug-in chiamato Camera Raw che è in grado di manipolare quasi tutti i formati RAW esistenti. Altrimenti sono comunque sempre disponibili i software sviluppati dalla casa di produzione del nostro modello, ma, detto tra noi, solitamente non sono di elevata qualità!

Confronto tra i vari formati

Un confronto con i precedenti formati può risultare utile: il RAW è circa 1/3 più piccolo del TIFF corrispondente, possono quindi essere immagazzinati più fotografie in una stessa scheda di memoria, ma il nostro non produce scatti così definiti e precisi come lo standard internazionale. Il JPEG è comodo, leggero e possiamo mandarlo in stampa immediatamente dopo averlo scaricato su un PC, viceversa il RAW implica un obbligatorio lavoro di alleggerimento prima della sua diffusione. Se le compatte e gli smartphone prediligono il JPEG è perché questo alimenta, proprio per la sua leggerezza, le piattaforme social e gli archivi personali senza appesantire eccessivamente la normale elaborazione grafica del dispositivo. Processo di elaborazione e di salvataggio che risulta invece macchinoso e pesante per gli scatti in RAW, che nella maggior parte dei casi porta al blocco momentaneo del dispositivo.

Quando utilizzare il formato RAW?

Sicuramente in situazioni tranquille, davanti a un soggetto statico e controllabile. Ad esempio, se siamo indecisi su quale temperature del colore impostare e non ci fidiamo di come la nostra fotocamere calcola automaticamente il bilanciamento del bianco, possiamo scattare in RAW e modificare tranquillamente, in un secondo tempo in post-produzione, tutti i valori che avevamo in mente. Fotografie del tramonto: a quali luci dare maggiore risalto? Modificare le ombre e la gamma cromatica diventa un gioco da ragazzi con il formato RAW e si può fare tranquillamente al caldo di uno studio davanti ad un PC.

Pronti a provare le enormi potenzialità del formato RAW?



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