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Chiara, tutte hanno il latte tranne me

Oggi prende il via la rubrica “Io non ho allattato, storie di Mamme perbene”. La protagonista di questa settimana è Chiara. Ho conosciuto Chiara grazie alla rete, ha risposto ad uno dei miei numerosi inviti riguardo il mancato allattamento. Ciò che mi ha colpito fin da subito di Chiara è stato il carico emotivo che ancora porta con sé per questa sua esperienza. Chiara, infatti, esordisce con: – Ciao! Ma è una specie di intervista? Che vuoi che faccia? Io sono disponibile, ho taciuto troppo la mia storia e ancora non ne parlo troppo.

Alle sue parole, mi rendo conto che la voglia di raccontare il suo Dolore è tanta e quindi iniziamo, benvenuti nel mondo di Chiara.

Chiara ha una bambina di sei anni, ha allattato per un mese scarso e poi ha abbandonato, perché il dolore era molto.  La stessa Chiara afferma:

Mi sembrava di impazzire dal dolore.

Chiedo a Chiara di parlarmi del suo stato d’animo rispetto a questa decisione, perché sento che ha bisogno di raccontarsi e lei mi dice:-“Per questa scelta mi sentivo sollevata in parte, per non dover più soffrire, ma per la parte restante (quella più importante ed ingombrante) inadeguata e meno mamma di altre, quasi di serie B.

Mi sentivo in colpa per non essere in grado di allattare mia figlia.

Ecco questa è la sensazione che provano le mamme che non sono riuscite ad allattare, si sentono inferiori e la causa siamo noi. Si, proprio così, siamo noi mamme che ci sentiamo sempre il diritto di parlare, di discriminare e soprattutto di giudicare! Le chiedo se ha confidato questi suoi sentimenti e questo suo malessere a qualcuno, magari al marito. Mi dice che più o meno ha parlato con il marito e che questi era presente e vedeva la sua sofferenza.

Il marito di Chiara l’ha sostenuta  nella scelta di passare al latte artificiale,  l’ ha aiutata e l’ha compresa. Chiediamoci allora perché nonostante una scelta difficile e sofferta e nonostante l’appoggio del marito, Chiara si senta mamma di serie B.

Chiedo a Chiara chi l’abbia fatta sentire in colpa. La sua risposta è disarmante. Mi risponde che oltre alle  altre mamme, lei si è sentita accusata anche dalle consulenti della “leche league” a cui si è  rivolta come consulenza per cercare di venir fuori dalla situazione.

Diciamo che sin dal primo attacco in ospedale ho avuto le ragadi e mia figlia beveva latte e sangue. Sono andata avanti con le medicazioni e tutta la trafila da fare, metti la garza, lava, allatta, rimetti la garza senza peraltro grossi risultati in termini di guarigione. Questo fino a dopo Natale (mia figlia è nata il 14 dicembre) quando ho smesso di allattare da una parte per far guarire le ragadi e ho allattato per più di una settimana da una parte solo. Dopo Natale decido di chiamare una consulente leche leauge di zona che mi ascolta e mi da qualche consiglio,  verifica l’attacco al seno che era giusto. Però io continuavo a sentire dolore,  appena si attaccava un dolore atroce ed acuto che partiva dal retro del capezzolo fino alla punta dei piedi e si attenuava un po’ solo dopo che la bimba si era ben attaccata.Tra l’altro mia figlia aveva difficoltà ad attaccarsi (ho scoperto solo da poco la causa che era una bocca e un palato molto piccolo)quindi a volte si attaccava e staccava diverse volte e io ero tesissima e irrigidita. E più ero tesa e più dolore sentivo e meno si attaccava, perché percepiva la mia tensione. Tutto questo lo racconto con il senno di poi, ovviamente, in quella situazione di ormoni sottosopra e inadeguatezza del ruolo di mamma al primo figlio non è che razionalizzavo molto. Stavo malissimo, vivevo in perenne stato di agitazione e ansia al solo pensiero che ogni 2/3 ore avrei dovuto di nuovo affrontare quel dolore.

Mi sono rivolta tra Natale e Capodanno alle consulenti che mi hanno un po’ aiutata, rassicurata, guidata nell’attacco, ma non mi hanno saputo spiegare l’origine di quel dolore che provavo anche perché anche loro hanno constato che l’attacco era giusto.

Io avevo pure letto tanto  durante la gravidanza, mi ero documentata, avevo il libro del leche leauge, ero nei forum per i confronti con altre mamme e neo mamme, ma non ho trovato da nessuna parte scritto che l’allattamento era doloroso. Anzi si diceva sempre il contrario e che passati i primi 30/45 giorni andava tutto a posto, ma io non ce l’ho fatta ad arrivare ai 30 giorni. Ho ceduto all’improvviso una mattina.

Ho lasciato parlare Chiara per farvi rendere conto di quanto possa fare male il sentirsi a disagio, il sentirsi una madre che non sa crescere il proprio bambino.

Mi sono sentita  molto inadeguata, diversa dalla altre che non hanno avuto alcuna difficoltà, o che hanno resistito al dolore e sono andate avanti, sicuramente inferiore.

Chiedo a Chiara se avesse raccontato questo suo dolore alle consulenti e lei mi risponde:- Sì, sì, glielo ho detto, ma loro mi hanno incoraggiato a non smettere, a stringere i denti e continuare, che si sarebbe risolto senza però darmi una spiegazione di quel dolore, o trovare una soluzione che mi avrebbe consentito di soffrire di meno. Con una spiegazione io mi sarei sentita meno incapace.

Ciò che Chiara avrebbe voluto sentirsi dire era semplicemente:- Sei una buona madre. Cerco allora seppur in ritardo di dirle che lei non era un incapace e che ogni donna ha la sua soglia del dolore. Le dico:-Hai mai pensato che se una cosa ti crea dolore sia giusto smettere? E soprattutto che essere madre non significa essere martire?

Questa frase la dico spesso alle mamme che vengono in studio con le lacrime agli occhi perchè si sentono incapaci. Mamme ogni una di voi fa quel che può, non usate le altre mamme come termine di paragone. Non pensate che perchè una mamma ha sopportato il dolore dobbiate farlo anche voi e soprattutto ricordatevi che spesso le mamme mentono perché temono di essere giudicate. Sarebbe bello invece che ogni mamma raccontasse delle sue difficoltà. Chiara, tuttavia, ha incontrato nel suo cammino una gran donna, la sua pediatra, Chiara mi dice:- E’ solo grazie ad una frase della pediatra che mi sono sentita sollevata veramente. La mattina in cui ho deciso drasticamente di smettere, sono andata dalla pediatra per un controllo e le ho detto che volevo smettere perché avevo troppo dolore che non passava. Lei mi ha detto:- Meglio una madre serena che non allatta che una esaurita che allatta. Frase per me miliare che mi ha aiutato tantissimo.

Quando l’ho riferito alle consulenti della leche league mi hanno riso in faccia, sconvolte dalla frase della pediatra.

A questo punto una digressione è dovuta, per quanto sia importante il latte materno, la stabilità emotiva ed affettiva di una madre dovrebbe spingere tutti noi a comprendere quando sia il momento di smettere. A volte si ha la sensazione che essere mamme significhi immolarsi per una giusta causa. Non è così, perché, i bambini risentono fortemente dell’umore, delle ansie e di tutto ciò che una madre ha nel cuore e nella mente. Sarebbe il momento di dire che ci sono difficoltà nell’allattamento, che non per tutte è uguale e soprattutto che soffrire non significa volere più bene al proprio figlio. L’allattamento al seno sta prendendo una brutta piega, da momento intimo sta diventando ostentazione, quasi come se chi allattasse fosse migliore. Sta passando un messaggio molto pericoloso, quello secondo cui le mamme sono nate per allattare, che se allattare significa soffrire sia giusto e soprattutto che se non sopporti il dolore sei tu ad essere sbagliata.

Voglio dire a Chiara e a tutte le mamme che qualsiasi sia la vostra scelta siate serene, perché la vostra serenità e il vostro amore renderà i vostri figli sicuri, non la sofferenza.

Come la stessa Chiara mi dice:- Tutte le donne hanno allattato felici come in un quadro del Rinascimento, perché io non dovrei farcela?

Come potete vedere, care mamme, questa ondata sull’allattamento a tutti i costi sta facendo molti danni. Allattare è importante e nessuno lo nega, ma comprendere chi non ce la fa è altrettanto importante. Come la stessa Chiara dice:- Sono proprio le donne che mi hanno fatto sentire di serie B, o incapace, o poco mamma. Io non ho parlato del mio non allattamento per anni, solo da poco, dopo più di 5 anni ne sto parlando in varie sedi.

Le chiedo a chi lo stia raccontando e lei mi dice:- Non è stato facile, l’ho raccontato alla mia terapista da cui sto andando da novembre circa e poi commento ed intervengo nei gruppi in rete che scrivono di allattamento.

Chiedo a Chiara se vuole dire qualcosa alle mamme che si trovano in questo momento nella situazione in cui si è trovata lei, le parole di Chiara sono dure ma vere. Mamme imprimete le parole di Chiara nel vostro cuore, perché è importante che la vostra serenità sia tutelata.

Io la sosterrei a seguire il suo istinto, senza sentirsi diversa o inferiore. Non è obbligatorio allattare e l’amore, la vicinanza, la prossimità e la cura per tuo figlio neonato passano anche verso altri canali e altre forme non solo ed esclusivamente con l’allattamento. Ma il punto è che nel post partum la lucidità manca, non si riesce ad essere lucide, distaccate e razionali. Si vive ogni secondo sotto pressione, dall’esterno e da noi stessi. Sotto pressione nel senso che tutto quello che facciamo o che ci dicono di dover fare è per il bene del neonato. Noi come persone non veniamo considerate, la nostra serenità viene messa in secondo piano rispetto al neonato. Noi lo facciamo inconsciamente e in più anche dall’esterno. Perché in nessun libro, in nessun incontro, mi è stato detto che allattare è difficile, può essere faticoso,  può essere frustrante e stressante. Questo nessuno te lo dice, almeno a me non lo hanno detto. Passa solo l’immagine idilliaca che allattare è bello, facile, economico, un dono d’amore.

Io solo adesso mi sto liberando da questo fardello con cui convivevo da un po’ di anni. 

Chiara si scusa per essersi dilungata e dice che la colpa non è tutta delle consulenti per l’allattamento. Però ci tiene a sottolineare che lei nonostante avesse studiato, non ha trovato in nessun luogo, libro o consulente qualcuno che le dicesse che allattare non è il mondo fatato che tutti dicono. Questo forse è il limite di molti, il non ammettere che allattare per quanto bello, per alcune mamme possa essere dannatamente sofferente. Come dice la stessa Chiara:- Io non ero in grado di capire, sapevo Solo che dovevo allattare e che il latte artificiale era il male assoluto da evitare. Nonostante tutto lo studio e le letture, sono arrivata al dunque totalmente impreparata. La bellezza di Chiara sta nella sua voglia di aiutare le altre mamme, lei nonostante questo grande dolore, anzi oserei dire forse proprio grazie a questo grande dolore, cerca di informare e sostenere le mamme che allattano o che fanno questa scelta durante la gravidanza.

Sarebbe, inoltre, opportuno che una consulente dell’allattamento fosse preparata anche a comprendere quando il bene di una mamma  in alcuni casi dovrebbe precedere la bontà dell’allattamento al seno. Certo non conosciamo tutte le consulenti del mondo, ma quello che sta passando è questo rischioso messaggio che se non allatti è colpa tua.

La stessa Chiara dice: –  In effetti le consulenti posso dire che mi hanno sostenuto, ma solo in un senso, perché per loro non è consentito non allattare. 

Non è così cara mamma, la colpa non è da nessuna parte, ci sono solo delle individualità da accettare, delle sensibilità da conoscere e una comprensione da attuare. Viviamo in un mondo che alimenta i sensi di colpa e le inadeguatezze. Ed io care mamme con questi racconti voglio permettere a voi di sentirvi serene, perché:

Il punto non è allattare o non allattare, il punto è lasciare la libertà di parola. Alla prossima! 

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