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Auguri. Burp.

Rieccomi qui.

Tornata dal mio Natale di famiglia in Abruzzo. Innanzitutto esorto le compagnie aeree a creare un benedetto diretto Catania-Pescara. Sono certa che il mio appello in questo blog farà la differenza :.). Non potete credere a cosa significhi raggiungere l’Abruzzo dalla Sicilia. E’ pazzesco. Anche volendo sorvolare sull’annosa questione della strada che collega la provincia di Ragusa a Catania aeroporto e sulla favola dell’aereoporto di Comiso che probabilmente i miei nipoti (qualora davvero decidessi di non porre fine al mio carosello di geni) un giorno useranno, tocca arrivare a Roma o Milano per poi prendere un altro aereo che ti porta ad Ancona o Pescara. Nel mio caso poi si sono aggiunte altre 2 ore di strada in macchina per raggiungere l’agognata destinazione.

Ovviamente il mio stato d’animo all’arrivo era un pò quello dell’emigrante: a metà fra lo sconvolto e l’eccitato per aver raggiunto la terra promessa.
Una volta a destinazione però l’accoglienza è stata assolutamente impareggiabile: affettuosi abbracci, camino acceso e tavolo imbandito di dolci e torte fatti in casa.
Dalle quantità e varietà di questi ultimi avrei anche potuto intuire il seguito, ma avevo già la bocca piena e, si sa, il cibo per me è come morfina.

Da quel gustoso incipit sono seguite 48 ore di maratona alimentare! Fra un boccone e l’altro abbiamo avuto il fugace sospetto che la famiglia della fidanzata di mio fratello, la quale gentilmente ci ha ospitati e che erano già stati nostri ospiti in Sicilia un pò di mesi fa, volesse in qualche modo vendicarsi di qualcosa attraverso il cibo. Ma il sospetto non ha avuto ovviamente il tempo di radicarsi nelle nostre menti per via della pressione dei nostri stomaci sul cervello.

Noi siculi, si sa, abbiamo un modo malsano di nutrire i forestieri: lo facciamo come se dessimo per scontato che la loro vita prima di conoscerci fosse fatta di fame e stenti. Ma dovete sapere che questo è nulla in confronto a ciò che fanno gli abruzzesi agli avventori :)

Loro si organizzano almeno una settimana prima, e forse più, che gli stomaci-ospiti arrivino. Intere famiglie si rimboccano le maniche e si infilano in cucina a produrre. I loro pranzi o cene nei giorni di festa viaggiano nell’ordine di: antipasto a base di salumi e formaggi, quattro tipi di primo, quattro tipi di secondo, ovviamente accompagnati da svariati contorni, e dolci senza alcun limite di numero.

Ovviamente anche in Abruzzo, come in gran parte dell’Italia, la cucina è ottima. Una cosa salata che vi consiglio di non perdere è il ciauscolo, saporito salame spalmabile tipico delle Marche. Quella dolce, i cillapieni (che tradotto in italiano significa letteralmente “uccelli pieni” per via della forma che ricorda un uccello), paste dolci a base di farina e vino bianco ripieni di marmellata d’uva e ricoperte di granelli di zucchero. Questi dolcetti mi hanno dato il benvenuto all’arrivo e l’arrivederci alla partenza. Fantastici.

Con la salivazione accelerata e con almeno 3 chili di tessuto adiposo in più addosso, vi faccio i miei migliori auguri di buon anno :)



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Auguri. Burp.

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